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Edizione del 02/06/2013 - Corriere

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CORRI R<br />

Domenica 2 giugno <strong>2013</strong><br />

Avellino 1912: il sindaco e la stampa amica<br />

Nel 1911 nacque “Il nuovo giornale”, organo di stampa <strong>del</strong>l’Unione Liberale che allora amministrava il capoluogo<br />

irpino, che elogiava e sosteneva il ministro <strong>del</strong> tesoro, Francesco Tedesco, illustre irpino e grande uomo di Stato<br />

I<br />

Alfonso Rubilli<br />

FIORENZO IANNINO<br />

Il primo gennaio<br />

1911, ad<br />

Avellino, uscì il<br />

primo numero<br />

de “Il nuovo<br />

giornale”, organo<br />

<strong>del</strong>l’Unione Liberale<br />

che allora amministrava<br />

la città, dall’ex<br />

sindaco socialista<br />

Remigio Pagnotta definito<br />

con sprezzo la voce <strong>del</strong>la “coppia<br />

Tedesco-Aster Vetroni”, rispettivamente<br />

ministro <strong>del</strong> tesoro e sindaco <strong>del</strong> capoluogo<br />

(oltre che nipote <strong>del</strong>l’ex deputato<br />

e già primo cittadino Achille Vetroni,<br />

a lungo dominatore <strong>del</strong>la scena politica<br />

<strong>del</strong>la città): “ora- affermò con la consueta<br />

ironia il leader <strong>del</strong>la sinistra cittadinail<br />

capo <strong>del</strong> vetronismo è Sua Eccellenza il<br />

Ministro”. Nei suoi circa tre anni di vita,<br />

il giornale sostenne ed esaltò progetti ed<br />

azioni <strong>del</strong>l’amministrazione comunale,<br />

sostenuta da Tedesco.<br />

L’acquedotto cittadino<br />

e la “fenomenale attività”<br />

di sindaco e ministro<br />

Per “Il nuovo giornale”, Tedesco era ormai<br />

“l’augusto benefattore” di Avellino<br />

e <strong>del</strong>la sua provincia. Non a caso, i suoi<br />

articoli erano pieni di elogi sperticati<br />

“all’illustre Irpino e grande Uomo di Stato”,<br />

che per sua “esclusiva intercessione”<br />

concedeva al capoluogo utili opere pubbliche<br />

(come la pavimentazione <strong>del</strong>la<br />

strada che ancora oggi porta il suo nome)<br />

oppure avviava rapidamente le procedure<br />

per la costruzione <strong>del</strong>l’acquedotto cittadino,<br />

atteso da anni. Su quest’ultima<br />

vicenda il giornale si soffermò più volte<br />

con toni trionfali, soprattutto nei primi<br />

mesi <strong>del</strong> 1912, quando l’operazione sembrò<br />

effettivamente concretizzarsi, facendo<br />

notare “l’eccezionalità” <strong>del</strong>lo stanziamento<br />

di ottocentomila lire disposto<br />

dal ministro: “Concessione <strong>del</strong> tutto<br />

straordinaria, ove si considerino le gravi<br />

odierne cure <strong>del</strong> Governo per la guerra<br />

con la Turchia”.<br />

Esemplare fu il numero <strong>del</strong> 15 febbraio,<br />

aperto da un vistoso titolo a nove colonne,<br />

corredato da un’immagine <strong>del</strong>lo<br />

stesso Tedesco, al quale il sindaco Vetroni<br />

inviò un encomiastico telegramma:<br />

“I più lontani nipoti, come noi vostri ammiratori,<br />

plaudiranno a Francesco Tedesco,<br />

che primo fra gli Irpini, sostenne, difese<br />

e fece trionfare in tempi difficili il diritto<br />

<strong>del</strong> capoluogo”.<br />

Il ministro, insomma, era diventato l’uomo<br />

dei miracoli politici: “Ad un figlio<br />

<strong>del</strong>l’Irpinia Avellino deve essere pur riconoscente,<br />

a S.E. il Ministro <strong>del</strong> Tesoro,<br />

Francesco Tedesco, che attraverso tutte le<br />

gravi cure <strong>del</strong> potere, attraverso i difficili<br />

ed oscuri meandri burocratici volle che si<br />

cedesse il passo al desiderio espresso dal<br />

capoluogo <strong>del</strong>l’Irpinia. E dalla sua fenomenale<br />

attività, dalla sua ferrea volontà<br />

fu accompagnato il progetto per il pubblico<br />

acquedotto avellinese; e nel volger di<br />

quattro mesi si ebbe dal Governo <strong>del</strong> Re,<br />

quello che non si ebbe mai nel volger di<br />

25 anni. Ecco perché anche per noi è giusto<br />

si scriva per l’acquedotto avellinese:<br />

unicuique suum”.<br />

Naturalmente, il foglio non trascurò quelli<br />

che riteneva i meriti <strong>del</strong>l’amministrazione<br />

comunale, che aveva saputo agire<br />

in sinergia con il governo: “la mancata<br />

soluzione di tale arduo problema trovava<br />

Francesco Tedesco<br />

Piazza Libertà<br />

barriere insormontabili nelle misere beghe<br />

partigiane, <strong>del</strong>le quali non intese mai<br />

occuparsi l’ultima amministrazione civica,<br />

che non cura le vacue intimidazioni<br />

comprendendo il primo dovere di onesti<br />

amministratori.<br />

E’ doveroso non transigere colla propria<br />

coscienza per rimanere attaccati alla greppia<br />

<strong>del</strong> potere, applicare in tutto il suo rigore<br />

la legge, ed essere liberi e mai asserviti<br />

a qualunque specie di ordini, da<br />

qualunque autorità essi pervengano”.<br />

Colpi di spillo a Capozzi e le accuse<br />

<strong>del</strong>l’Araldo<br />

Il nuovo corso amministrativo fece riemergere<br />

la polemica mai sopita con i<br />

sostenitori <strong>del</strong> vecchio “re” Michele Capozzi,<br />

defenestrato cinque anni prima<br />

dalla presidenza <strong>del</strong> consiglio provinciale,<br />

proprio per far posto al ministro:<br />

“Francesco Tedesco - annotò il giornaleha<br />

ridotta bella e trafficabile l’ampia, la<br />

larga e lunga strada cha da Avellino porta<br />

alla stazione ferroviaria non di Avellino,<br />

ma di Atripalda, ragion per cui con<br />

affetto si ricorda l’opera mortalmente indefessa<br />

spiegata dall’ex presidente <strong>del</strong><br />

LA DOMENICA DEL CORRIERE<br />

Consiglio Provinciale contro Avellino.<br />

Francesco Tedesco ha fatto risorgere le finanze<br />

<strong>del</strong>la Provincia, da altri impunemente<br />

dilapidate”.<br />

Intanto, gli antagonisti <strong>del</strong>l’amministrazione<br />

cittadina (definiti “piccolo gruppo<br />

di incoscienti”) insinuarono che “la Cassa<br />

Depositi e Prestiti non ha i fondi necessari<br />

per rispettare la firma apposta ad<br />

un Decreto reale, o per fare onore alla firma<br />

<strong>del</strong> Ministro <strong>del</strong> tesoro”: insomma, secondo<br />

loro i fondi per avviare i lavori<br />

non erano così sicuri come si voleva far<br />

apparire. Di più, “L’Araldo” osservò che<br />

proprio le incerte prospettive finanziarie<br />

<strong>del</strong>l’operazione e vari ritardi di natura<br />

tecnica avevano reso quasi deserta la<br />

gara di appalto per l’aggiudicazione dei<br />

lavori <strong>del</strong>l’acquedotto. “Il nuovo giornale”<br />

ribadì che si era trattato di semplici<br />

disguidi tecnici, ai quali si sarebbe posto<br />

subito rimedio: “diciamo subito – osservò-<br />

che sarebbe stata imperdonabile<br />

leggerezza quella di precipitare ed assegnare<br />

ad uno dei due concorrenti un’opera<br />

di tale importanza, senza usare ogni<br />

mezzo e concedere ogni agevolezza agli<br />

STORIA POLITICA<br />

altri, che per ritardi giustificati,<br />

non ebbero la possibilità di concorrere<br />

ai lavori per l’acquedotto<br />

avellinese”. E poi, l’amministrazione<br />

comunale non poteva certo<br />

“distruggere con avventatezze<br />

l’opera benefica portata a termine<br />

sotto la tutela di un uomo come<br />

Francesco Tedesco”. Pertanto, concluse<br />

il foglio, “se la puntata <strong>del</strong>l’Araldo<br />

fu scritta al semplice scopo<br />

di creare discredito o grattacapi<br />

all’Amministrazione di cui fan<br />

parte persone che veramente intendono<br />

fare il bene di Avellino,<br />

crediamo che siano parole ed inchiostro<br />

sprecato, perché più che<br />

polemiche, la cittadinanza ha bisogno<br />

di vedere fatti completi e<br />

non vane chiacchiere, <strong>del</strong>le quali<br />

se ne son fatte troppe con grave<br />

danno <strong>del</strong> nostro bel paese”.<br />

Non solo acquedotto<br />

Per il periodico <strong>del</strong>l’Unione liberale,<br />

nel 1912 Avellino stava vivendo<br />

un processo di profonda<br />

rigenerazione: “un’aura novella<br />

di trasformazione rigeneratrice<br />

spira, vivifica in ogni angolo <strong>del</strong>la<br />

città, ed all’apatia ed inerzie morbose<br />

ed opprimenti <strong>del</strong> passato, si<br />

fa strada l’azione redentrice e feconda<br />

<strong>del</strong> presente, incoraggiata e<br />

sospinta dall’opera incessantemente<br />

benefica e patrocinio sempre<br />

felice di eminenti protettori, al<br />

cui soffio vitale, irresistibile, tolgono<br />

forza ed ispirazioni le attuali<br />

amministrazioni locali, per rendere<br />

ad Avellino quel lustro e quel<br />

decoro, cui ha tanto dritto, comunque<br />

da tanto tempo dimenticata<br />

da un cumulo di misere circostanze.<br />

La città dunque va rinascendo,<br />

si rinnova e si trasforma ogni<br />

giorno sotto l’impulso rigeneratore e potente<br />

<strong>del</strong>la giovane amministrazione che,<br />

appena libera da ogni pastoia di tutela legale<br />

e rivendicata la sua piena emancipazione<br />

amministrativa, ha subito spiegata<br />

la sua forza sapientemente produttiva<br />

ed innovatrice nello interesse pubblico<br />

con una serie di utili provvedimenti, in<br />

cui non si sa se più ammirare l’ardimento<br />

<strong>del</strong> genio creatore, ovvero l’intelligenza<br />

positiva e feconda <strong>del</strong>l’amministratore<br />

“Giunto in Prefettura, l’on. Tedesco si affacciò più volte al balcone<br />

centrale insieme coll’on. Di Marzo, per ringraziare il<br />

pubblico il quale entusiasticamente li acclamava. E la spontanea<br />

dimostrazione di ossequio si protrasse fin quando l’on.<br />

Tedesco non si ritirò nel suo appartamento....”<br />

competente ed integerrimo, i cui provvidi<br />

atti si traducono in un costante sensibilissimo<br />

miglioramento <strong>del</strong> paese in ogni<br />

ramo di pubblico servizio, sia che riguardi<br />

l’interesse industriale e commerciale,<br />

che di quanto altro occorra alla prosperità<br />

e vita di una città civile e progredita”.<br />

Tra le altre opere realizzate o da realizzare<br />

in breve tempo, il giornale ricordò<br />

il ripristino <strong>del</strong> verde in Piazza Libertà, il<br />

rifacimento <strong>del</strong>la strada di via Seminario,<br />

l’azione in materia edilizia (che aveva favorito<br />

“restauri e decorazioni” a vari edifici),<br />

la “concessione <strong>del</strong> massimo sussidio<br />

per l’elettrovia”. Tutto, naturalmente,<br />

16<br />

era favorito dal “concorso onnipotente<br />

<strong>del</strong>l’opera vitale <strong>del</strong> sommo fra i sommi<br />

degli uomini generosi e benefici, di quel<br />

genio soprannaturale e benefico che risponde<br />

al nome di S.E. Tedesco, nome<br />

caro e sacro agli irpini in particolare, ed<br />

al mondo civile in generale”.<br />

Anche Di Marzo è amico<br />

<strong>del</strong> ministro<br />

Il rafforzamento <strong>del</strong> blocco politico-amministrativo<br />

cementatosi attorno all’<br />

Unione liberale mise gradualmente in<br />

ombra la figura <strong>del</strong> deputato Alberto Di<br />

Marzo, a sua volta sostenuto dall’Unione<br />

democratico-liberale, che pure<br />

aveva goduto <strong>del</strong> determinante appoggio<br />

dei vetroniani per affermarsi alle politiche<br />

<strong>del</strong> 1909. Un primo segnale di frattura<br />

nel variegato blocco giolittiano <strong>del</strong>la<br />

città lo si era intravisto già nel 1911, in<br />

occasione <strong>del</strong>l’elezione dei consiglieri<br />

provinciali <strong>del</strong>la città. La rottura definitiva<br />

si consumò nel 1913, quando il più<br />

popolare Rubilli, svestito gradualmente<br />

l’abito <strong>del</strong>l’oppositore radicale per incontrarsi<br />

con i suoi primi avversari, lo<br />

sconfisse nel collegio <strong>del</strong> capoluogo con<br />

un risultato al cardiopalmo. Fino all’ultimo,<br />

comunque, Di Marzo aveva sperato<br />

nella benevolenza di Tedesco, ormai consolidato<br />

luogotenente di Giolitti e quindi<br />

arbitro indiscusso <strong>del</strong>la vita politica irpina,<br />

che però, come abbiamo visto, aveva<br />

rivolto lo sguardo altrove. Ed amico di<br />

Tedesco Di Marzo volle apparire sempre.<br />

Esemplare, in proposito, è un articolo apparso<br />

su “Il corriere irpino” agli inizi <strong>del</strong><br />

1911, allorché il ministro venne in città<br />

per presiedere ai lavori <strong>del</strong> consiglio provinciale.<br />

L’autore <strong>del</strong>la cronaca cercò in tutti i modi<br />

di sottolineare la vicinanza <strong>del</strong> deputato<br />

al ministro, che doveva sembrare<br />

politica più che fisica: “ [...] Giunto in<br />

Prefettura, l’on. Tedesco si affacciò più<br />

volte al balcone centrale insieme coll’on.<br />

Di Marzo, per ringraziare il pubblico il<br />

quale entusiasticamente li acclamava. E<br />

la spontanea dimostrazione di ossequio<br />

si protrasse fin quando l’on. Tedesco non<br />

si ritirò nel suo appartamento, ospite <strong>del</strong><br />

prefetto comm. Sansone e l’on. Di Marzo<br />

non fece ritorno alla sua villa Giulia […].<br />

Nel giorno 18 corrente vi fu poi una colazione<br />

di addio offerta dai consiglieri provinciali<br />

al loro illustre presidente nelle sale<br />

<strong>del</strong>l’Albergo Centrale. Significantissimo<br />

il brindisi pronunciato dall’on. Di Marzo,<br />

il quale, al semplice accenno da lui fatto,<br />

di sentirsi estraneo ai commensali, fu<br />

fatto segno ad unanime manifestazione<br />

di simpatia. L’on Di Marzo rilevò di essere<br />

con piacere intervenuto al banchetto<br />

per porgere il saluto cordiale e affettuoso<br />

<strong>del</strong> capoluogo a S.E. Tedesco, ministro <strong>del</strong><br />

Tesoro, a dispetto di coloro che si sforzarono<br />

a voler far credere la gentile Avellino<br />

inospitale ed incivile. Le parole sue,<br />

improntate alla maggiore sincerità, furono<br />

vivamente applaudite […] Dopo colazione,<br />

nell’automobile <strong>del</strong>l’on. Alberto DI<br />

Marzo, in compagnia di questi fino a villa<br />

Giulia, S.E. Tedesco partì alla volta di<br />

Napoli per far ritorno a Roma”.<br />

Alle successive elezioni, Di Marzo diede<br />

ampia pubblicità ad una cortese ma formale<br />

lettera scrittagli dal ministro, cercando<br />

di trarne vantaggio in termini di<br />

voti. I vetroniani risposero: “Tutto sommato<br />

Alberto Di Marzo è un docile servitore<br />

di ogni Gabinetto e non dargli neppure<br />

la soddisfazione di una letterina di<br />

consolazione sarebbe stato troppo cru<strong>del</strong>e”.

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