G. GRECO, Lezioni <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> della Chiesa. 2 20
G. GRECO, Lezioni <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> della Chiesa. 2 2. Movimenti <strong>di</strong> riforma religiosa fra Quattrocento e Cinquecento Il fallimento della riforma dall’alto. La grave crisi delle istituzioni ecclesiastiche era nota ai contemporanei e molte voci si erano levate contro la corruzione e la decadenza. Quando nel 1513 Giovanni dei Me<strong>di</strong>ci (figlio <strong>di</strong> Lorenzo il Magnifico) fu eletto papa e prese il nome <strong>di</strong> Leone X (1513-1521), i patrizi veneziani Vincenzo Quirini e Tommaso Giustiniani gli avevano in<strong>di</strong>rizzato un opuscolo (il Libellum ad Leonem X), che conteneva un articolato progetto <strong>di</strong> austere e rigorose riforme ecclesiastiche. Anche durante il V Concilio Lateranense (convocato dal suo predecessore, papa Giulio II, nel 1512 e concluso dallo stesso Leone X nel 1517) la gerarchia cattolica si era proposta una serie <strong>di</strong> riforme interne, come l'eliminazione <strong>di</strong> alcuni degli abusi più vistosi compiuti dagli uffici della Curia Romana o come l'abrogazione <strong>di</strong> quei privilegi ed immunità che, goduti dai membri del clero «regolare» (vincolato al rispetto <strong>di</strong> una regola particolare: i monaci ed i frati), maggiormente limitavano i poteri vescovili nelle <strong>di</strong>ocesi. Ma alle parole ed agli impegni non seguirono fatti concreti. Inoltre le risposte date dalla Chiesa alle richieste espresse dalla religione popolare non sod<strong>di</strong>sfacevano tutti i fedeli. La stessa idea <strong>di</strong> Purgatorio, per esempio, rientrava perfettamente in una concezione sociale imperniata sulle categorie del <strong>di</strong>ritto comune, con tutto il suo complesso sistema <strong>di</strong> contabilità delle pene, ma suscitava perplessità in chi, estraneo alla cultura giuri<strong>di</strong>ca, basava le sue riflessioni religiose sulla constatazione dell'enorme, incommensurabile <strong>di</strong>vario esistente fra l'onnipotenza e la perfezione <strong>di</strong> Dio, da una parte, e la debolezza ed i <strong>di</strong>fetti dell'uomo, dall'altra. In costoro già cominciava a serpeggiare l’idea, che soltanto la fede in Dio - e non già il merito umano, e tanto meno il denaro offerto alla Chiesa - poteva costituire l'unica via per la salvezza eterna. La devotio moderna. In questo quadro, un movimento che cercò <strong>di</strong> rispondere alle ansie spirituali <strong>di</strong> molti fedeli fu la cosiddetta «devotio moderna»: questa forma <strong>di</strong> spiritualità trovò un terreno particolarmente fertile in quelle associazioni laicali de<strong>di</strong>te all'istruzione dei giovani, che sono note con il nome <strong>di</strong> “Fratelli della vita comune”. La «devotio moderna» era fondata sull'imitazione personale delle virtù <strong>di</strong> Cristo, sulla preghiera e sulla me<strong>di</strong>tazione condotte secondo meto<strong>di</strong> sperimentati e co<strong>di</strong>ficati, sul rapporto <strong>di</strong>retto con le sacre scritture e sulla passione per la lettura in generale, sull'ascetismo e sulla ricerca dell'interiorità come via alla perfezione (cioè all'unione intima con la <strong>di</strong>vinità) e su un netto rifiuto nei confronti della speculazione teologica. Diffuso inizialmente soprattutto nei paesi renani, questo movimento aveva raggiunto anche il mondo me<strong>di</strong>terraneo (l’esperienza italiana dell’«Oratorio del Divino Amore» presentò tratti simili a quelli dei “Fratelli”), esercitando un'influenza imme<strong>di</strong>ata su molti umanisti e su non pochi riformatori. Dopo la ra<strong>di</strong>calizzazione della <strong>di</strong>visione fra le confessioni cristiane è sopravvissuto nelle pieghe delle <strong>di</strong>verse chiese, per riemergere in particolari contingenze come un richiamo all'unità dei cristiani ed all'auto-riforma in<strong>di</strong>viduale. 21
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