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Gaetano Greco - Dipartimento di Storia

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G. GRECO, Lezioni <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> della Chiesa. 2<br />

12. Il Concilio <strong>di</strong> Trento e la «Riforma Cattolica»<br />

Il problema del concilio. Fra gli strumenti più adatti per pervenire ad una pacificazione fra<br />

cattolici e luterani, gli elementi più <strong>di</strong>sponibili al <strong>di</strong>alogo <strong>di</strong> entrambe le parti avevano<br />

in<strong>di</strong>cato sin dagli anni Venti un concilio ecumenico. Benché i luterani non si pronunciassero<br />

mai con chiarezza sulla loro effettiva intenzione <strong>di</strong> sottomettersi al concilio qualunque fossero<br />

state le sue decisioni, non c’è dubbio che la responsabilità principale della mancata<br />

convocazione toccò al papa Clemente VII Me<strong>di</strong>ci (1523-34), che venne meno più volte alle<br />

sue esplicite promesse. Entrato a far parte dei programmi <strong>di</strong> Paolo III (1534-1549) già dal<br />

momento della sua elezione, il concilio fu infine convocato nel 1542 e poté aprirsi solo il 13<br />

<strong>di</strong>cembre 1545, nella città <strong>di</strong> Trento. I suoi lavori durarono - fra alterne vicende ed il tentativo<br />

pontificio <strong>di</strong> trasferirlo a Bologna (1547-49) - ben <strong>di</strong>ciotto anni, fino al <strong>di</strong>cembre del 1563,<br />

non senza lunghe interruzioni e pause dovute sia a motivi <strong>di</strong> carattere sanitario (come le<br />

ricorrenti epidemie) sia a ragioni più schiettamente politiche (lo stato <strong>di</strong> guerra tra Francia e<br />

Spagna negli anni 1552-1559). Gli atti conciliari furono poi ratificati dal papa Pio IV nel<br />

gennaio del 1564 con la bolla Bene<strong>di</strong>ctus Deus, ma non vennero pubblicati prontamente in<br />

tutti gli stati cattolici .<br />

Già la scelta della sede era nata come il frutto <strong>di</strong> un compromesso fra il papa e l’imperatore<br />

Carlo V: Trento era una città italiana (come voleva il pontefice), ma era anche la capitale <strong>di</strong><br />

un principato vescovile membro dell’Impero (e l'imperatore desiderava che l’assise si<br />

svolgesse dentro i confini della sua alta giuris<strong>di</strong>zione, anche a garanzia dei riformatori). Del<br />

resto, chi veramente aveva voluto il Concilio era stato proprio Carlo V, pur essendo sempre<br />

stato avversario delle dottrine <strong>di</strong> Lutero: secondo le aspettative dell’imperatore, una riforma<br />

generale delle istituzioni e degli uomini della Chiesa avrebbe eliminato gran parte delle cause<br />

che erano state all'origine della scissione protestante ed avrebbe costituito la premessa per una<br />

ritrovata unità della cristianità.<br />

Le decisioni del concilio. Nella «lotta per il Concilio» vi era stata anche la speranza che in<br />

questo consesso sarebbe stato possibile raggiungere un'intesa <strong>di</strong> massima fra i cristiani anche<br />

sulle laceranti questione teologiche. Ma sin dall’inizio questo desiderio si rivelò nient'altro<br />

che una pia illusione. I rappresentanti dei protestanti fecero una fugace apparizione soltanto<br />

nel 1551-52 (e solo perché costretti da Carlo V), quando già sin dal 1547, respingendo anche<br />

le proposte <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione avanzate dal car<strong>di</strong>nale Contarini, i padri conciliari avevano riba<strong>di</strong>to<br />

nel decreto sulla giustificazione la dottrina tra<strong>di</strong>zionale cattolica, che vedeva nelle buone<br />

opere - e non solo nella fede - lo strumento in<strong>di</strong>spensabile per la salvezza eterna. Svanì subito<br />

ogni possibilità d'accordo sulle dottrine teologiche, perché in campo sacramentale fu respinta<br />

ogni novità e ci si attenne alla dottrina cattolica sull'esistenza <strong>di</strong> sette sacramenti: il battesimo,<br />

la confermazione o cresima, l’eucarestia, la confessione (che si avviò a <strong>di</strong>ventare un vero e<br />

proprio foro giu<strong>di</strong>ziario: il «tribunale della coscienza»), il matrimonio, l’or<strong>di</strong>ne sacro (cioè il<br />

sacerdozio) e l’estrema unzione (impartito in occasione <strong>di</strong> gravi malattie). Fu inoltre<br />

confermato il valore <strong>di</strong> verità della tra<strong>di</strong>zione orale (purché «custo<strong>di</strong>ta» e riconosciuta dalla<br />

Chiesa), che veniva ad aggiungersi alle Sacre Scritture: per queste l’unica versione ammessa<br />

restava la cosiddetta Vulgata, cioè quella traduzione latina compiuta da san Gerolamo alla<br />

fine del IV secolo e che notoriamente era inficiata da non pochi errori.<br />

Dei propositi iniziali dei fautori del concilio rimaneva solo la speranza <strong>di</strong> intraprendere una<br />

grande riforma della <strong>di</strong>sciplina ecclesiastica, ma anche qui il cammino fu tutt’altro che facile.<br />

Come nei conclavi per l'elezione dei pontefici, anche nel concilio i prelati presenti (assai<br />

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