Gaetano Greco - Dipartimento di Storia
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G. GRECO, Lezioni <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> della Chiesa. 2<br />
La riforma <strong>di</strong> Ginevra. Distinguendo fra la «chiesa invisibile» (formata da tutti gli eletti) e<br />
la «chiesa visibile» (con la quale gli eletti testimoniano la vera dottrina), con le sue Or<strong>di</strong>nanze<br />
ecclesiastiche del 1541 Calvino <strong>di</strong>segnò un nuovo modello <strong>di</strong> Chiesa. La chiesa calvinista è<br />
una comunità dei credenti e, secondo il modello ideale delle prime chiese cristiane, le funzioni<br />
propriamente ecclesiastiche sono attribuite a quattro istituzioni: i «pastori» (per la pre<strong>di</strong>ca e<br />
l’amministrazione dei sacramenti), i «<strong>di</strong>aconi» (per l’assistenza dei poveri e degli ammalati), i<br />
«dottori» (per l’istruzione) e gli «anziani» o «presbiteri» (per il controllo <strong>di</strong>sciplinare in<br />
campo etico e dottrinale). Il governo della chiesa è attribuito ad un Concistoro: un organo<br />
misto, politico-religioso, composto da <strong>di</strong>eci pastori e do<strong>di</strong>ci anziani. Il modello ecclesiastico<br />
calvinista <strong>di</strong>ventò alternativo non solo a quello della Chiesa cattolica (teoricamente «papista»,<br />
nonostante l'esistenza <strong>di</strong> fatto <strong>di</strong> chiese nazionali, come quella francese o quella spagnola), ma<br />
anche a quello luterano, <strong>di</strong> tipo statale-episcopale. Infatti, la Chiesa calvinista rifiuta ogni<br />
forma <strong>di</strong> gerarchia piramidale e si basa sul binomio costituito dalla comunità locale dei fedeli<br />
e dal suo «pastore»: questi è un ecclesiastico solo in parte simile al «curato» cattolico o<br />
luterano, perché ha soprattutto la funzione <strong>di</strong> guida spirituale dei suoi fedeli e le sue funzioni<br />
sacramentali sono assai ridotte. Questo modello eclesiologico, caratterizzato dall’assenza dei<br />
vescovi (e, quin<strong>di</strong>, privo <strong>di</strong> quella continuità nella trasmissione della funzione apostolica, che<br />
pure caratterizzava tutte le chiese cristiane episcopali, in Occidente come in Oriente), sarà<br />
destinato a grande fortuna, <strong>di</strong>ffondendosi anche nei paesi in cui il calvinismo non <strong>di</strong>venterà la<br />
confessione dominante.<br />
Questo nuovo assetto politico-religioso fu applicato a Ginevra. Questa città svizzera,<br />
passata al protestantesimo dopo essersi liberata dal dominio dei duchi <strong>di</strong> Savoia grazie<br />
all’aiuto dei cantoni riformati, doveva dare il buon esempio, non solo cancellando i segni<br />
della tra<strong>di</strong>zione «papista» ma anche eliminando con rigore ogni lusso e vanità (questa lotta ai<br />
«vizi» recuperava tendenze moraliste presenti già nel Me<strong>di</strong>o Evo) e combattendo gli errori<br />
contro la fede. Qui il potere civile avrebbe collaborato con il concistoro (l’organo <strong>di</strong> governo<br />
ecclesiastico, composto dai pastori evangelici e da rappresentanti del laicato) nel mantenere<br />
l’integrità della fede e la moralità pubblica e privata, combattendo le superstizioni, le<br />
deviazioni dottrinali ed i comportamenti scandalosi. Se la città <strong>di</strong>venne ben presto la meta<br />
sicura dei profughi francesi ed italiani costretti all’esilio dalla persecuzione cattolica, a fare le<br />
spese dell’intolleranza calvinista nei confronti degli «eretici» furono soprattutto i riformatori<br />
«ra<strong>di</strong>cali» ed i «libertini», contrari al rigorismo dottrinale ed etico <strong>di</strong> Calvino. Così, nel 1553 a<br />
Ginevra venne bruciato vivo il me<strong>di</strong>co spagnolo Michele Serveto, esponente degli<br />
«antitrinitari», cioè dei negatori del dogma della Trinità <strong>di</strong> Dio. La sua morte suscitò non<br />
poche proteste fra i riformatori più legati alle tendenze umanistiche, come il savoiardo<br />
Sebastiano Castellion, che in quell’occasione scrisse il libello De haereticis, an sint<br />
persequen<strong>di</strong>s (1554).<br />
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