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G. GRECO, Lezioni <strong>di</strong> <strong>Storia</strong> della Chiesa. 2 11. La Controriforma cattolica. “Partiti” e strategie della Chiesa cattolica <strong>di</strong> fronte alla riforma. La reazione della gerarchia cattolica nei confronti dei successi della Riforma protestante fu agli inizi lenta, impacciata, incoerente. La causa <strong>di</strong> tanta <strong>di</strong>fficoltà non va ricercata soltanto nell'incomprensione papale verso la rilevanza tedesca e più in generale europea del fenomeno Lutero, ma soprattutto in una profonda frattura che lacerava all'interno la Chiesa cattolica. Da una parte stavano i chierici interessati alla <strong>di</strong>fesa del vecchio or<strong>di</strong>ne ecclesiastico rinascimentale, cioè del gran mercato curiale <strong>di</strong> benefici, pensioni, esenzioni, <strong>di</strong>spense e penitenze; dall'altra non pochi chierici - alla base come ai vertici - avvertivano l’esigenza <strong>di</strong> riformare la <strong>di</strong>sciplina sempre più secolarizzata e <strong>di</strong> ritornare ad un contatto <strong>di</strong>retto con le scritture sacre. Ma gli esponenti della Curia Romana si opponevano tenacemente a qualsiasi riforma: questi «curiali» erano ben consapevoli <strong>di</strong> ciò che avrebbero perso, in ricchezze ed in prestigio, nel caso che fossero state eliminate o ri<strong>di</strong>mensionate le competenze dei loro uffici sulle istituzioni e sugli uomini della Chiesa universale. Lo schieramento dei riformatori cattolici, tuttavia, non era affatto compatto: anzi, già negli anni Trenta si cominciarono a delineare al suo interno due partiti assai <strong>di</strong>fferenti. Da una parte vi erano i cosiddetti "spirituali" (come i car<strong>di</strong>nali Contarini, Pole e Morone, già ricordati). Nella lotta per la riforma dei costumi e l'innalzamento del livello culturale dei chierici e per l'estirpazione degli abusi curiali, questi uomini portavano una concezione irenica ed ecumenica del Cristianesimo, sentito come fede universale al <strong>di</strong> là delle particolari <strong>di</strong>vergenze sulle specifiche questioni dottrinali. Per questo motivo gli esponenti <strong>di</strong> questa corrente cercarono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare in campo teologico delle posizioni sulle quali fosse possibile trovare un accordo fra cattolici e riformati, a partire proprio dal punto più delicato: la dottrina della giustificazione per fede. Opposta era la strategia dell'altro partito, del quale era esponente <strong>di</strong> punta il car<strong>di</strong>nale Gian Pietro Carafa: per questi intransigenti la riforma morale e <strong>di</strong>sciplinare della Chiesa cattolica doveva essere la premessa della lotta contro l'eresia dottrinale dei luterani, dei calvinisti e <strong>di</strong> tutte le altre correnti eterodosse. In un primo tempo sembrò che i due partiti riformatori fossero uniti contro i curiali, ma intorno al 1540 si verificò un rovesciamento delle alleanze: gli intransigenti si affiancarono ai curiali in nome della <strong>di</strong>fesa ad oltranza dell'ortodossia cattolica. Così gli spirituali rimasero isolati, anzi <strong>di</strong>ventarono il bersaglio interno della Controriforma proprio per le loro aspirazioni conciliatrici. Il tribunale dell’Inquisizione e l’In<strong>di</strong>ce dei libri proibiti. Il simbolo più appariscente dell'accordo raggiunto fra intransigenti e curiali è costituito dalla nascita della Congregazione del Sant'Uffizio, meglio nota con il nome <strong>di</strong> Inquisizione Cattolica: creato dal papa Paolo III (Alessandro Farnese, 1534-1549) nel 1542 con la bolla Licet ab initio e <strong>di</strong>retto per lungo tempo dal car<strong>di</strong>nale Gian Paolo Carafa, questo tribunale centralizzato era subor<strong>di</strong>nato al pontefice e ramificato in tutta l'Italia (con l'eccezione della Sicilia e della Sardegna, dove già esisteva un tribunale dell'Inquisizione <strong>di</strong>rettamente <strong>di</strong>pendente dalla corona spagnola). A livello locale questo strumento repressivo era gestito dai due gran<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ni men<strong>di</strong>canti specializzati sin dal Me<strong>di</strong>o Evo nella lotta contro l'eresia, ovvero i domenicani e i francescani conventuali: il suo compito iniziale doveva essere quello <strong>di</strong> combattere la nuova eresia protestante, ma progressivamente allargò le sue competenze a scapito dei tribunali vescovili <strong>di</strong>ocesani. Infatti, nella categoria <strong>di</strong> «eresia» venne inclusa una gamma sempre più ampia <strong>di</strong> comportamenti e <strong>di</strong> opinioni: il ritorno al giudaismo da parte degli ebrei convertiti al cristianesimo, la stregoneria, le superstizioni popolari, l'omosessualità, e più tar<strong>di</strong> persino la 39
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