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108 C. Citterio<br />
F<strong>il</strong>e riservato ad esclusivo fine di studio<br />
Prima parte.<br />
Mi è stato affidato <strong>il</strong> compito di proporre degli spunti di riflessione sul tema, così<br />
oggi attuale, di carcere e pena oggi, con ovvio riferimento all’esperienza professionale<br />
giudiziaria.<br />
Ho ripreso in mano la copia del manuale di diritto penale del prof. Bettiol (si tratta<br />
della decima edizione, del 1978), che ebbi l’onore di vedere autografata dall’autore<br />
al termine della conferenza su Problemi e aspetti della colpevolezza che tenne all’Università<br />
della Sapienza, in Roma (quella dove ho studiato), <strong>il</strong> 23.2.1980.<br />
Alla pagina 783 così si legge: “Si afferma giustamente che la pena è nella sua esecuzione<br />
(corsivo nel testo originario). A nulla vale invero assegnare alla pena un compito<br />
determinato o concepirla in un determinato modo di essere se poi, nel momento<br />
dell’esecuzione, si compie a suo danno un vero e proprio tradimento. A nulla vale<br />
stab<strong>il</strong>ire in teoria dei criteri di individualizzazione della pena, vedere nelle sentenze<br />
dei giudici penali attuati tali criteri, se poi attraverso l’esecuzione della pena tutto<br />
ciò che si era normativamente stab<strong>il</strong>ito e giurisdizionalmente comandato non viene<br />
affatto osservato. Ed è per questa ragione che <strong>il</strong> legislatore penale ha voluto sottrarre<br />
all’arbitrio dell’amministrazione <strong>il</strong> compito dell’esecuzione della pena, determinando<br />
delle regole di diritto le quali devono essere osservate”.<br />
Ancora, nella prefazione alla nona edizione si legge: “Il mio sistema, invece, intende<br />
rimanere – secondo l’insegnamento antico di von Liszt – la magna charta libertatum<br />
civium, tanto di quei cittadini onesti la cui libertà non può essere toccata,<br />
quanto di quelli che meno lo sono ma che possono veder limitata la loro libertà solo<br />
nei limiti di una interpretazione, applicazione ed esecuzione della norma penale giusta<br />
perche ‘umana’”.<br />
Bettiol indica così <strong>il</strong> cuore, e la ragione intensa, del dramma con cui l’operatore<br />
del diritto si confronta quotidianamente: la concretizzazione dei principi ai casi concreti,<br />
alle persone fisiche concretamente coinvolte, nell’effettività – quale essa è – del<br />
sistema.<br />
Ecco allora <strong>il</strong> primo spunto.<br />
Immaginiamo una rivoluzione della prospettiva sistematica, nel sistema penale<br />
e specialmente nel sistema del processo, del rito: <strong>il</strong> sistema si costruisce muovendo<br />
da ciò che apparentemente viene per ultimo, la sanzione, la pena: sanzione e pena<br />
‘giusta’.<br />
Pena e sanzione, e la loro concreta effettività, diventano quindi la fonte che guida<br />
<strong>il</strong> confronto per dare sistematicità all’intero sistema, in particolare al processo – come<br />
accertamento, secondo le regole, di responsab<strong>il</strong>ità e determinazione eventuale del-