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il libro - Silvio Riondato

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46 D. Pulitanò<br />

F<strong>il</strong>e riservato ad esclusivo fine di studio<br />

sentate nel quadro di concezioni comprensive anche molto diverse, ma che possano<br />

avere qualcosa da dire su punti che interessano specificamente la politica del diritto.<br />

2. Secondo la concezione che gli scritti di Bettiol presentano con ricchezza di<br />

articolazioni (e che qui richiamo in estrema sintesi, quanto basta per le riflessioni<br />

che vado a svolgere) <strong>il</strong> diritto penale è una f<strong>il</strong>osofia, è nato come f<strong>il</strong>osofia 12 . La pena<br />

è giusta retribuzione, sciolta (absoluta) da scopi. L’idea retributiva è fondata in un<br />

universo morale imperniato sul valore della persona e sulla libertà del volere quale<br />

fondamento della responsab<strong>il</strong>ità, e inserita nell’universo politico dello stato di diritto<br />

liberaldemocratico. Alla tendenza espansiva insita nelle concezioni del diritto penale<br />

come strumento finalizzato alla prevenzione, la concezione retributiva oppone (ritiene<br />

di opporre in modo effettivo) argini di giustizia.<br />

La legge giuridica è vista da Bettiol in un continuum con la morale; specificazione<br />

della legge etica, se non lo fosse sarebbe non lex sed corruptio legis. Ciò si riflette sulla<br />

concezione della colpevolezza: <strong>il</strong> principio di riprovevolezza giuridica si identifica<br />

con quello di riprovevolezza morale, «l’unità morale dell’uomo si risolve in una unicità<br />

di valutazione anche se in relazione ai rispettivi oggetti le attività umane si possono diversamente<br />

classificare». Bettiol prende le distanze dall’idea del penale come minimo<br />

etico (la morale, dice, non è passib<strong>il</strong>e di graduazione) e asserisce non rintracciab<strong>il</strong>e<br />

«alcun criterio che possa essere invocato come criterio discretivo tra la morale e <strong>il</strong> diritto».<br />

«Nulla è più estraneo al pensiero tradizionale che volere a tutti i costi dividere la vita<br />

pratica in tanti compartimenti stagni: morale, giuridico, economico, politico» 13 .<br />

Nell’orizzonte del positivismo giuridico, diritto e morale sono separati (concettualmente)<br />

per definizione, nel senso che l’identificazione delle norme dell’ordinamento<br />

positivo poggia su criteri che non hanno riguardo alla qualità morale dei contenuti<br />

delle norme. Invece <strong>il</strong> discorso di Bettiol, partendo dall’idea della unità morale<br />

dell’uomo, conduce all’esigenza di una sostanziale unità di valutazione, relativa sia al<br />

piano obiettivo dell’<strong>il</strong>lecito sia a quello soggettivo della colpevolezza.<br />

Può raccordarsi, questa esigenza di unità morale, con la distinzione concettuale<br />

fra diritto e morale? Sì, è possib<strong>il</strong>e. La distinzione di principio, nei termini postulati<br />

dalla f<strong>il</strong>osofia liberale 14 , fonda la possib<strong>il</strong>ità logica di instaurare una relazione tra diritto<br />

e morale 15 . Separati concettualmente, diritto e morale sono, entrambi, criteri di valutazione<br />

dell’agire dell’uomo secondo le categorie di lecito e <strong>il</strong>lecito, giusto e ingiusto,<br />

12 G. Bettiol, Il problema penale, Pr<strong>il</strong>la, Palermo 1948, ripubblicato in Scritti giuridici, II, Padova<br />

1966, p. 620s.<br />

13 G. Bettiol, cit., p. 626.<br />

14 H.L.A. Hart, Il positivismo e la separazione tra diritto e morale, in Contributi all’analisi del diritto,<br />

Giuffrè, M<strong>il</strong>ano 1964, p. 107s.<br />

15 A. Baratta, Positivismo giuridico e scienza del diritto penale, Giuffrè, M<strong>il</strong>ano 1966, p. 102.

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