counseling per gli operatori della salute - Api Formazione
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2. Il ricovero in casa di riposo<br />
2.1. Premessa<br />
Tra l’o<strong>per</strong>atore ed un anziano inserito in casa di riposo o la relativa fami<strong>gli</strong>a, si possono<br />
presentare problemi di natura emotiva piuttosto intensi ed intricati. L’inserimento di un<br />
congiunto in casa di riposo può generare nella fami<strong>gli</strong>a sensi di colpa, rabbia e<br />
risentimento. Dal canto suo l’anziano può <strong>per</strong>cepire una forte sensazione di impotenza, di<br />
abbandono e di rifiuto. Le emozioni che <strong>per</strong>tanto possono innescarsi nell’o<strong>per</strong>atore sono<br />
caratterizzate da una marcata connotazione di controtransfert: purtroppo anche se tale<br />
aspetto tende ad essere sottovalutato, è invece spesso all’origine di interventi<br />
professionali poco efficaci ed attenti ai bisogni sia delle fami<strong>gli</strong>e sia de<strong>gli</strong> anziani ricoverati.<br />
Non si devono infatti sottovalutare i meccanismi di controtransfert provati da<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori e<br />
legati all’invecchiamento, alla disabilità, all’abbandono e al senso di colpa e che<br />
impediscono a<strong>gli</strong> utenti di godere <strong>della</strong> socializzazione e delle cure fisiche di cui avrebbero<br />
bisogno e alle fami<strong>gli</strong>e di ottenere un po’ di sollievo dal loro carico assistenziale. Non è<br />
infrequente assistere a dinamiche dove l’o<strong>per</strong>atore viene vissuto dall’anziano o si<br />
<strong>per</strong>cepisce e<strong>gli</strong> stesso come un “sostituto” di un familiare; talvolta addirittura si cala o<br />
viene calato nei panni del cosiddetto “fi<strong>gli</strong>o buono”, che si oppone al ricovero definitivo<br />
dell’utente in casa di riposo e che insiste coi familiari affinché questi continuino a prendersi<br />
cura dell’anziano congiunto.<br />
Non è raro dunque a fronte di simili dinamiche che si verifichino ne<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori<br />
meccanismi di burn-out, spesso causa dell’incapacità da parte de<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori di erogare<br />
una consulenza efficace: da qui la decisione presso molte strutture assistenziali di stabilire<br />
momenti di “ritiro” <strong>per</strong> l’équipe dove potersi momentaneamente staccare dal lavoro e<br />
riconoscere i successi ottenuti a favore de<strong>gli</strong> utenti. Ciò mitiga <strong>gli</strong> effetti su<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori del<br />
senso di compressione a fronte, da una parte, delle illusorie aspettative de<strong>gli</strong> utenti e <strong>della</strong><br />
limitatezza di fondi e di <strong>per</strong>sonale presenti nelle case di riposo e, dall’altra, del desiderio<br />
de<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori medesimi di poter fare “tutto <strong>per</strong> tutti in ogni momento”. Il lavoro di presa di<br />
coscienza si di sé consente a<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori di limitare <strong>gli</strong> effetti delle eccessive<br />
responsabilità che <strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori si pongono rispetto ad obiettivi troppo ambiziosi,<br />
riscoprendo la qualità del loro lavoro ed il livello di soddisfazione <strong>per</strong>sonale ad esso<br />
associato.<br />
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