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Impaginato 5.p65 - Universitat Rovira i Virgili

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PER UNA FONETICA STORICA DELLE VARIETÀ SARDO-CORSE<br />

sulle varietà alloglotte ed eteroglotte. In questa sede l’esame in prospettiva<br />

diacronica di alcuni importanti fenomeni del vocalismo e del consonantismo consente<br />

finalmente di incanalare la discussione su parametri e dati oggettivi.<br />

L’altra questione è relativa al periodo in cui il sassarese e il gallurese si<br />

sarebbero formati. Anche qui, il Bottiglioni e il Wagner furono sostenitori di<br />

due tesi contrapposte. Mentre il primo si schierava a favore dell’antichità di<br />

queste varietà, il secondo si faceva assertore di un radicamento che sarebbe<br />

avvenuto a partire dalla fine del Cinquecento e che si sarebbe affermato soltanto<br />

nel Settecento. Quest’ultima posizione può dirsi superata da una serie di dati storici<br />

e linguistici pubblicati in quest’ultimo decennio. Al lato opposto si colloca il<br />

Petkanov che nel gallurese vedeva una fase più antica dell’oltremontano, precedente<br />

al periodo pre-toscano. Ora le posizioni di M. Alinei relative alle origini del<br />

corso paiono alimentare la tesi, cara ad alcuni cultori militanti, che vede il gallurese<br />

procedere addirittura dall’idioma parlato dagli antichi Corsi, già stanziati nella<br />

parte più settentrionale della Sardegna prima della conquista romana.<br />

Si deve ammettere che sul piano storico il gallurese è testimone, per più aspetti,<br />

della fase più remota del sistema corso, ma anche che i suoi rapporti diretti col<br />

toscano durante il basso Medioevo sono evidenti. Vi sono, viceversa, dei problemi<br />

che non consentono, soprattutto per l’assenza di fonti scritte, di accostarsi con sufficiente<br />

sicurezza al lungo periodo che separa l’età tardo-antica dai secoli XI-XII.<br />

Se intorno alla nascita del sassarese su un preesistente fondo sardo logudorese<br />

non sussistono particolari dubbi, 12 una continuità tra gli antichi Corsi attestati<br />

nell’odierna Gallura e la popolazione del regno o giudicato di Gallura non può<br />

essere negata a priori. Il problema, semmai, riguarda la lingua che la popolazione<br />

protocorsa di Sardegna, ormai romanizzata, parlava nell’alto Medioevo. Se,<br />

cioè, la loro lingua potesse essere la stessa in uso nelle restanti aree sardofone<br />

dell’isola e, in particolare, il logudorese, oppure se, a partire da un’idioma originario<br />

diverso da quello delle popolazioni circostanti (Balari, Iliesi), possa<br />

esservi una continuità storica con la varietà che oggi conosciamo col nome di<br />

gallurese. A questo riguardo le attestazioni del sostrato e la documentazione<br />

medioevale presentano un quadro abbastanza uniforme nel quale i toponimi e le<br />

12 Molti toponimi dei territori di Sassari, Porto Torres, Stintino, dell’Asinara, di Castelsardo e<br />

Sedini conservano ancora oggi una veste logudorese; per esempio: (Sassari) Abba Currente,<br />

Abba Méiga, Abeàlzu, S’Abbàdiga, Sa Pedra Bianca, Tottubella; (Porto Torres) Babbànghelu,<br />

Badde Fenuju, Biùnis; (Sorso) Badde Pira, Muros de Maria, Pedras de Fogu, Silis, Tres Montes;<br />

(Castelsardo) Monte Òschiri, Piana Muddéggiu, Salàggiu (ant. Salàjos); (Sedini) Badu de<br />

Sùes, Giannas, Li Algas, Saraghinu, Su Furraghe.<br />

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