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Impaginato 5.p65 - Universitat Rovira i Virgili

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68<br />

Mauro Maxia<br />

dell’Usai che, diversamente da altri casi, rinunciò a individuarne l’etimologia.<br />

A Tempio si sente dire, a volte con tono burbero ma più spesso come finta<br />

minaccia, la frase Mi’ chi ti sciagu!, che ha più o meno lo stesso significato<br />

dell’altra frase Mi’ chi ti battu! ‘guarda che ti picchio!’. Altre volte si sente dire<br />

Ghjà l’ani sciagatu be’ ‘lo hanno ridotto a mal partito’. Da queste citazioni si<br />

comprende come questo verbo viga con tutte le forme flesse e non si riduca al<br />

solo deverbale sciagàta registrato da Usai. Ebbene, si tratta di un ligurismo che<br />

va col genovese ant. xacar, documentato dal 1425-26 col participio passato<br />

xachao, 114 che corrisponde all’odierno genovese sciaccà ‘schiacciare, rompere,<br />

infrangere, pigiare, calcare’. 115 Il corso cismontano presenta questo ligurismo<br />

con la stessa forma sciaccà ‘schiacciare, percuotere’, che nella parlata del Capo<br />

Corso assume anche il significato di ‘suonarle a qualcuno’. 116 Anche il corso,<br />

come il gen. sciaccadda, ha la forma sciaccata ‘colpo, percossa’, che sul piano<br />

semantico collima con la forma gallurese sciagà. La particolarità della variante<br />

tempiese è data dal fatto che l’occlusiva velare sorda in contesto intervocalico,<br />

contrariamente alla norma che ne vuole il mantenimento, 117 si è sonorizzata<br />

passando a fricativa del corrispondente grado di articolazione.<br />

Questo fenomeno sembra essersi realizzato per evitare la confusione o l’opposizione<br />

fonologica con la voce sciaccà ‘sciacquare’. 118 Per rendere il significato<br />

di ‘schiacciare, premere, pigiare, calpestare’ il gallurese, quindi, ha preferito<br />

la voce sciaccià, che va col toscano schiacciare, al genovese sciaccà che,<br />

tuttavia, si è conservato con la variante sciagà operante in un più limitato spettro<br />

semantico. I dati che emergono dalla discussione intorno a questo verbo<br />

sembrano escludere, per ragioni di ordine semantico, che si sia potuto introdurre<br />

a Tempio direttamente dal genovese. Però le fonti documentarie di Tempio<br />

attestano la presenza di parecchie persone provenienti dal Capo Corso e specialmente<br />

dalla pieve di Brando, 119 dove la voce sciaccàta ha lo stesso significato<br />

del tempiese sciagàta. Orbene, poiché la nutrita presenza di brandinchi è<br />

documentata soprattutto all’interno della prima metà del Settecento, si può rite-<br />

114 F. TOSO, La letteratura in genovese cit., I, p. 234 lo cor xachao.<br />

115 G. CASACCIA, Vocabolario genovese-italiano, Genova, Tipografia Fratelli Pagano, 1851, p. 493.<br />

116 F.D. FALCUCCI, Vocabolario dei dialetti cit., p. 317.<br />

117 Tuttavia non mancano altri casi di sonorizzazione che sono citati nel paragrafo relativo alle<br />

occlusive intervocaliche, per le quali si rimanda al volume di prossima edizione.<br />

118 G. BOTTIGLIONI, Leggende e tradizioni di Sardegna, Biblioteca dell’Archivum Romanicum,<br />

serie II, vol. 5, Ginevra, 1922, p. 44.<br />

119 M. MAXIA, I Corsi in Sardegna cit., p. 175.

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