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Impaginato 5.p65 - Universitat Rovira i Virgili

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62<br />

Mauro Maxia<br />

interdentale /è/ oppure i nessi /kl/, /gl/ porta a concludere che sia le due<br />

macrovarietà (sassarese e gallurese) sia le varietà intermedie (castellanese e<br />

sedinese) dovevano essere in uso durante gli ultimi due secoli del Medioevo<br />

contestualmente al sardo logudorese.<br />

12. Un altro tipo di verifica si può condurre grazie alla particolarità per cui il<br />

sassarese tende a conservare le antiche /b/ e /v/ intervocaliche. Il confronto tra<br />

sardismi che presentano questi fonemi e altri sardismi in cui si è avuto il dileguo<br />

costituisce una vera e propria metodica per risalire alla fase storica in cui<br />

determinate forme passarono dal sardo al sassarese.<br />

La verifica dell’attendibilità dei risultati offerti da questi approcci è offerta<br />

anche da preziosi toscanismi e ligurismi caduti in disuso da tempo. È il caso, ad<br />

esempio, della preposizione ‘verso’, di cui alcuni toponimi galluresi e della<br />

zona di Sedini conservano la forma apocopata vel, per esempio Vel di Còssu<br />

lettm. ‘verso dove sta Cossu’, Vel di Donna ‘verso (la proprietà) della signora’,<br />

Vel di Paùla ‘verso la palude’ (Tempio), Vel di Pàddru ‘verso il prato comunitario’<br />

(Sedini). La forma vel costituisce una variante apocopata di vèssu ‘verso’<br />

che, essendosi cristallizzata da tempo, riflette una fase in cui il nesso /rs/ non si<br />

era ancora assimilato in /ss/ secondo una regola che, sulla base della documentazione<br />

disponibile per il logudorese, il gallurese avrebbe acquisito dal sardo<br />

nel corso del Quattrocento. Per quel secolo, infatti, le fonti mostrano, accanto<br />

alla forma Corsu ‘Corso’ (cognome), la variante assimilata Cossu oggi così<br />

frequente nell’antroponimia sarda. Quindi l’antica forma apocopata ver in<br />

gallurese passò a vel in forza di un’altra norma per la quale questa varietà, quando<br />

/r/ è seguita da un’altra consonante si trasforma in /l/. 89 Oggi, forse a causa di<br />

una certa opacizzazione prodotta dal tempo, quasi sfugge l’origine dell’antico<br />

costrutto vel di ‘verso di, in direzione di’, tanto che i poeti e i lessicografi lo<br />

trascrivono quasi sempre con la forma agglutinata vèldi 90 che non differisce in<br />

89 Il trattamento /rd/ > /ld/ in Gallura è documentato dai primi del Seicento ma rimonta a un<br />

periodo più antico ed è coerente col trattamento /rt/ > /lt/ per il quale si dispone di attestazioni<br />

documentarie che vanno dal 1321 (Castelsardo) a tutto il Cinquecento.<br />

90 Cfr. F. ROSSO, Dizionario della lingua gallurese, a cura di Anatolia Debidda e Luca Fresi,<br />

Stampasì editrice, Tempio Pausania, 2000, p. 641; S. BRANDANU, Vocabulàriu Gaddhurésu<br />

Italianu, Vocabolario gallurese-italiano, Istituto delle Civiltà del Mare, Tipolitografia Ovidio<br />

Sotgiu, Olbia, 2004, p. 569. Andrea Usai, autore del Vocabolario tempiese-italiano cit., tra<br />

tante inesattezze e spinto quasi da un’ansia di negare qualunque rapporto di dipendenza del<br />

gallurese rispetto al sardo, intuì il nesso storico del gallurese vel di col toscano antico ver di

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