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Impaginato 5.p65 - Universitat Rovira i Virgili

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PER UNA FONETICA STORICA DELLE VARIETÀ SARDO-CORSE<br />

A favore dell’ipotesi che il gallurese odierno sia giunto in Sardegna dalla<br />

Corsica meridionale in epoca medioevale milita anche il fatto che esso presenta<br />

moltissimi sardismi a lato dei quali, in alcuni casi, si conservano le corrispondenti<br />

forme patrimoniali corse. La struttura di alcuni di questi sardismi<br />

dimostra che essi furono acquisiti dalle varietà corse prima del Cinquecento.<br />

Questo aspetto presuppone una fase in cui l’oltremontano, una volta trapiantato<br />

in Gallura, dovette conoscere un lungo periodo di acclimatamento a fianco<br />

del logudorese.<br />

I dati che emergono dalla ricerca permettono di affermare che la base del<br />

gallurese ha i più convincenti confronti, piuttosto che col dialetto di Sartene, 54<br />

col rucchisgianu, cioè con la parlata dell’Alta Rocca, che rappresenta la varietà<br />

più conservativa dei dialetti corsi. Soltanto il rucchisgianu condivide col gallurese<br />

tutta una serie di fenomeni caratterizzanti come la conservazione di I <br />

e U * origi-<br />

narie; il mantenimento di K, P, T intervocaliche; l’uscita unica del pronome personale<br />

i∂∂i ‘essi, esse’; lo sviluppo cacuminale sia per LL che per LJ (fi∂∂ólu<br />

‘figliolo’, pi∂∂à ‘pigliare’, vó∂∂u ‘voglio’); le uscite dell’imperfetto indicativo<br />

in -à(v)ami, -à(v)ati, -à(v)ani e altre importanti particolarità. Sono questi dati a<br />

lasciare ritenere che i primi colonizzatori corsofoni siano giunti in Gallura –<br />

forse già prima della conquista genovese della Corsica e della fondazione della<br />

colonia di Bonifacio – dalla regione montana e pastorale del Tallano e da comunità<br />

come quelle di Carghjaca, Loretu, Mela, Zoza, Auddè, Quenza, Scupamena,<br />

Surbuddà, Càrbini, Livìa e Zonza. Comunità corse che per secoli, quasi fino ad<br />

oggi, hanno condiviso con le comunità corsofone della Gallura l’antica tradizione<br />

della transumanza dai villaggi montani alle pianure costiere e viceversa.<br />

6. «Nessuna regione italiana ha avuto una storia linguistica unitaria» e «nessuna<br />

storia regionale può fare a meno delle esperienze linguistiche del suo territorio». 55<br />

Queste considerazioni, che nulla tolgono all’originalità della situazione sarda,<br />

valgono tuttavia anche per la Sardegna proprio e soprattutto a causa della presenza<br />

nella sua parte settentrionale delle parlate giunte dalla Corsica.<br />

Alle varietà sardo-corse, in generale, è stata dedicata un’attenzione minore<br />

rispetto a quella riservata al sardo che, per via delle sue strutture e del suo<br />

54 È questa la tesi cara al Wagner; cfr. M.L. WAGNER, La lingua sarda. Storia spirito e forma, a<br />

cura di Giulio Paulis, Nuoro, 1997, p. 345.<br />

55 B. DEVOTO – G. GIACOMELLI, I dialetti delle regioni d’Italia, Firenze, Bompiani, 1972, Introdu-<br />

zione, VI.<br />

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