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Impaginato 5.p65 - Universitat Rovira i Virgili

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52<br />

Mauro Maxia<br />

Sia il gallurese che l’oltremontano, ma anche il sassarese, presentano non<br />

pochi fenomeni, spesso relativi ai nessi consonantici, che sono condivisi con<br />

l’italiano mediano, meridionale e dell’estremo sud. In ciò va vista una testimonianza<br />

di maggiore coesione, in antico, di queste varietà rispetto a quanto si<br />

rilevi in sincronia. Ma il gallurese, specie nella morfologia, presenta tratti più<br />

arcaici e non di rado autonomi rispetto allo stesso oltremontano che, pure, è<br />

considerato unanimemente la varietà più conservativa del corso. Ancora, il<br />

gallurese conserva sia pur rari sviluppi di basi latine non attestati in altre aree<br />

romanze. Forse grazie alla sua posizione appartata, il gallurese, in modo non<br />

dissimile dal sardo, parrebbe rappresentare un antico testimone di una maggiore<br />

coesione linguistica che in passato poteva accomunare l’Italia mediana con la<br />

Corsica e la Sardegna settentrionale. Se si potesse astrarre dal forte influsso e,<br />

per vari aspetti, dalla compenetrazione avuta col sardo fin dal Medioevo, si<br />

potrebbe sostenere che il gallurese rappresenti la varietà più conservativa del<br />

corso. D’altra parte, non si possono dimenticare i frequenti e contestuali contatti<br />

che le popolazioni corse ebbero durante il Quattrocento sia con la Tuscia e<br />

l’Umbria sia con l’intero territorio della Sardegna.<br />

7. Lo studio delle varietà sardo-corse ha sempre incontrato ostacoli di varia<br />

natura. L’interesse dei maggiori studiosi, come si accennava, è stato calamitato<br />

dall’importanza che il sardo riveste per la ricostruzione del passaggio del latino<br />

al romanzo. Al sassarese e al gallurese, e ancora di più alle altre varietà meno<br />

note, è stata dedicata un’attenzione certamente inferiore, sebbene dal Guarnerio<br />

in poi non siano mancati contributi anche di notevole spessore. Tuttavia, si può<br />

dire che soltanto il Bottiglioni, benché le sue conclusioni non siano sempre<br />

condivisibili, abbia riservato interessi e sforzi commisurati ai problemi che lo<br />

studio di queste varietà riserva a chi intenda accostarvisi.<br />

Si deve riconoscere che tra altri ostacoli non sono mancate difficoltà di carattere<br />

politico, motivate sia dall’appartenenza della Corsica alla Francia sia<br />

dalla sua plurisecolare e orgogliosa opposizione alla dominazione genovese.<br />

Difficoltà che per certi versi hanno alimentato dei pregiudizi che tuttora si<br />

frappongono rispetto a una visione della complessiva questione scevra da<br />

condizionamenti ideologici.<br />

Una delle conseguenze più notevoli di tali difficoltà è rappresentata dalla generale<br />

sottovalutazione dell’importanza che l’elemento ligure ebbe per la storia<br />

sia del corso sia delle varietà sardo-corse, nessuna esclusa. Il pregiudizio<br />

antigenovese, che fortunamente condiziona sempre meno la linguistica corsa, ha

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