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Impaginato 5.p65 - Universitat Rovira i Virgili

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PER UNA FONETICA STORICA DELLE VARIETÀ SARDO-CORSE<br />

relativamente breve, come si è verificato nel caso di Bortigiadas. In effetti, per<br />

avere un quadro più completo della microidentità sardo-corsa che si è venuta<br />

formando lungo il corso di parecchi secoli sarebbero necessari degli studi che,<br />

oltre ai fatti propriamente linguistici, dessero conto anche delle diverse sfaccettature<br />

con cui questa microidentità si manifesta e cioè la musica, il canto, la danza,<br />

l’abbigliamento, i prodotti dell’economia tradizionale, la cucina e altri campi che<br />

concorrono a formare i concetti di cultura materiale e immateriale.<br />

17. Uno studio di fonetica storica non è mai un lavoro a sé stante, ma comporta<br />

diverse implicazioni, specialmente in una situazione come quella delle varietà<br />

sardo-corse per le quali, se si escludono alcuni dizionari di appassionati cultori, si<br />

dispone di pochi studi preliminari non solo in àmbito fonologico ma anche per<br />

quanto riguarda le altre branche della grammatica. 130<br />

Trarre ora delle conclusioni che vadano in direzione del toscano-corso piuttosto<br />

che del sardo equivarrebbe, oltre che a una semplificazione, a una riduzione<br />

delle molte questioni che ruotano intorno all’argomento. Anche se la complessiva<br />

discussione scientifica su queste varietà, pur tra comprensibili difficoltà, è riducibile<br />

a schema, la lunga polemica tra il Wagner (che sosteneva l’italianità del sassarese)<br />

e il Bottiglioni (che ne sosteneva la sardità) testimonia ancora oggi dei pesanti<br />

riflessi e dei ritardi che essa ha prodotto sul prosieguo degli studi.<br />

Un lavoro organico e di largo respiro come può essere la fonetica storica del<br />

sardo-corso può dimostrare che i tempi per le conclusioni, che forse neanche<br />

oggi sono maturi, lo erano tantomeno in un periodo in cui le conoscenze su<br />

queste problematiche erano, per più aspetti, inferiori a quelle attuali. Peraltro, la<br />

lingua finché vive e si evolve rappresenta un fatto dinamico che non sempre si<br />

presta a classificazioni rigide. E, d’altra parte, i fenomeni linguistici non andrebbero<br />

analizzati con la sola lente del linguista. I fatti dimostrano che, a causa<br />

della penuria dei dati propriamente linguistici, senza l’ausilio delle fonti<br />

storiografiche e senza le testimonianze di tipo onomastico una fonetica storica<br />

delle varietà in questione forse non si sarebbe potuta scrivere o si sarebbe dovu-<br />

130 Sul piano generale è da ricordare il sempre valido Saggio del Bottiglioni (G. BOTTIGLIONI, Saggio<br />

di fonetica sarda. Gli esiti di L (R, S) + consonante e di J nei dialetti di Sassari e della<br />

Gallura, di Nuoro e del Logudoro, ‘Studi Romanzi’, XV, Perugia, 1919), mentre su un piano<br />

specifico uno dei migliori lavori è la monografia di Ch. GARTMANN, Die Mundart von Sorso,<br />

Abhandlung zur Erlangung der Doktorwürde der Philosophischen Fakultät I der Universität<br />

Zürich, Zürich, 1967 (dattiloscritto).<br />

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