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shree 108 swami ramdas kathia baba - World Nimbarka Parishad

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Un giorno, dopo il tramonto, una parente dei giorni pre-monastici, una cognata giovane e molto<br />

bella, venne e si sedette vicino a me, impegnandosi in un prolungato colloquio a quattr‟occhi prima<br />

di tornare a casa. Da allora, ne fece un abitudine di venire ogni sera all‟imbrunire. La cosa andò<br />

avanti per due o tre giorni di fila, così divenni sospettoso riguardo le sue intenzioni e le dissi, “Dal<br />

momento che sono un eremita e tu sei una giovane donna, è inappropriato che tu venga a visitarmi<br />

quando cade la notte. Se sei interessata agli argomenti religiosi, sei la benvenuta durante la ore<br />

diurne, ma non venire mai dopo il tramonto.”<br />

Con una risatina, rispose, “Perché? Come può essere inappropriato?”<br />

“E‟ certamente inappropriato, poiché non è il modo di vivere dei sant‟uomini. No, non devi mai<br />

farmi visita dopo il tramonto. Se hai piacere di vedermi, deve essere solamente durante il giorno.”<br />

Sorridendo maliziosamente, per quel giorno si allontanò, solo per ricomparire la sera successiva.<br />

Profondamente infastidito, le domandai, “Non te l‟avevo vietato? Perché persisti a farmi visita da<br />

sola, la sera?”<br />

“Perché pensi che sia così inopportuno?” ripeté con ritrosia.<br />

Persi le staffe e le tirai un sasso. Si rattristò, ma questo la persuase a lasciarmi da solo.<br />

Considerai che ero rimasto lì piuttosto a lungo, e che per me sarebbe risultato pericoloso, se fossi<br />

rimasto ancora, perciò era meglio che mi allontanassi da quel luogo senza indugio. Non mi attardai<br />

oltre, salutai tutti e lasciai il villaggio natale per sempre. Fu così che sfuggii in quell‟occasione dal<br />

potere del fascino femminile.<br />

Tuttavia, anche in altre occasioni subii l‟incantesimo del magnetismo femminile. Una volta, in<br />

circostanze fortuite, venni in contatto con una giovane regina di raffinata bellezza. Si prese cura di<br />

me con accorata devozione, tanto che mi trovai incantato da lei prima di realizzare cosa stesse<br />

accadendo. Più tardi, un giorno, mi cercò e dichiarò in completo abbandono, “Vedova fin<br />

dall‟infanzia, non ho marito. Incantata come sono da te, prego perché tu rimanga con me per sempre<br />

e condivida con me i piaceri di questo mio regno.”<br />

Avendo nutrito un debole per lei, non ero interamente dispiaciuto dalla sua proposta. Subito,<br />

comunque, mi ricordai che la mia missione nella vita è di rinuncia, non di attaccamento.<br />

Silenziosamente mi rimproverai per la momentanea deviazione e parlai così, “Sono votato<br />

all‟ascetismo, come posso dimenticare il mio voto e dedicarmi con te al lusso ed alla sensualità? Per<br />

favore quindi, prova e supera la tua infatuazione. Quanto a me, ovviamente devo andare altrove.”<br />

Così dicendo, lasciai immediatamente quel luogo. Il fatto, comunque, è che senza esserne<br />

completamente consapevole anch‟io m‟ero infatuato di quella ragazza e lungo la strada, mentre mi<br />

allontanavo, il ricordo dei suoi gesti, dei suoi modi e delle sue piccole peculiarità, continuavano a<br />

tentarmi di tanto in tanto. Camminai ad una certa distanza e sedutomi al bordo della strada, mi<br />

chiesi se dovevo tornare indietro oppure no. Finalmente, con la Grazia di Dio, l‟incantesimo si<br />

ruppe, il mio autocontrollo ritorno in carreggiata ed io abbandonai quel territorio definitivamente.<br />

Questo, figlio mio, mi insegnò come per un uomo, particolarmente per un giovane, sia<br />

estremamente difficile vincere il potere della magia femminile. Un essere umano ordinario non può<br />

liberarsene se non tramite l‟intervento Divino.<br />

Un altro pericolo, di natura completamente diversa, si abbatté su di me durante i giorni della mia<br />

adolescenza da sadhu ed ancora la grazia di Dio venne in mio soccorso. Nel corso delle mie<br />

peregrinazioni sulle pendici dell‟Himalaya, vicino a Gangotri, una volta mi trovai di fronte ad<br />

un‟enorme collina ricoperta di rocce di considerevole altezza. L‟occhio mi cadde su quello che mi<br />

appariva come masso libero, appoggiato alla base della collina; curioso, cercando di smuoverlo, gli<br />

diedi una spinta, al che si staccò immediatamente e rivelò la bocca di una caverna. Ancor più<br />

incuriosito, entrai nella caverna e subito scorsi un antico asceta di enormi proporzioni con grigi<br />

capelli arruffati, seduto in contemplazione. Le sue palpebre, cresciute in maniera abnorme,<br />

pendevano verso il basso come tende in miniatura, nascondendo completamente gli occhi alla vista.<br />

Con cautela, indietreggiai lentamente verso l‟uscita della caverna. Ma lui mi seguì fuori, ed usò le<br />

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