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shree 108 swami ramdas kathia baba - World Nimbarka Parishad

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Capitolo 1<br />

L’INFANZIA<br />

Di tanto in tanto, Guruji Maharaj* (Shree Ramdas Kathia Baba), raccontava alcuni episodi<br />

particolari della sua vita. Questi sono riportati qui di seguito con le sue parole.<br />

Sono nato in un villaggio di nome Lonachamari, a circa 65 chilometri da Amritsar, terzo figlio di<br />

mio padre, un bramino altamente stimato e Guru* tradizionale. Possedeva tre o quattro bufali e<br />

aveva l‟abitudine di bere fino a 10 litri di latte al giorno. In effetti ognuno di noi consumava<br />

regolarmente enormi quantità di latte. Di tutti i figli di mia madre, ero quello a lei più caro, la<br />

pupilla dei suoi occhi. Benedetta da un cuore d‟oro, elargiva cure amorevoli a chiunque cercasse la<br />

sua ospitalità.<br />

Non lontano dall‟abitazione di mio padre viveva un saggio, del cui abbondante amore ero un<br />

fortunato beneficiario. Avevo l‟abitudine di fargli visita con frequenza, come facevano tutti gli<br />

abitanti del nostro piccolo villaggio. Ricchi o meno, giovani o anziani, uomini o donne, ognuno si<br />

prostrava davanti a lui con reverenza. Osservando questo giorno dopo giorno, sviluppai una<br />

profonda devozione per questo santo che, sentivo, era il più grande al mondo.<br />

Avevo quattro anni quando un giorno, mi trovai ad essere l‟unico seduto vicino a lui ad ascoltare<br />

le sue amabili conversazioni che spaziavano da un argomento all‟altro, allora mi permisi “Signore,<br />

tu sei certamente il più grande in questa creazione, tutti si chinano ai tuoi piedi in venerazione. Per<br />

favore dimmi come sei divenuto così grande, perché vorrei seguire i tuoi passi”.<br />

Il saggio sorrise, “Figlio mio, sono divenuto quel che sono, cantando incessantemente il sacro<br />

nome del Signore Rama. Impegnati a fare lo stesso internamente e diverrai egualmente grande”.<br />

“Se questo è tutto ciò che bisogna fare,” annunciai, “incomincerò all‟istante a recitare il nome<br />

del Signore”. Così fu come e quando incominciai a ripetere il sacro nome di Dio, silenziosamente<br />

ed incessantemente, e tutte le volte che mi rivolgevo a lui, il santo mi offriva tutto il sostegno di cui<br />

avevo bisogno.<br />

Un paio d‟anni dopo all‟età di cinque o sei anni, incominciai a portare i bufali di mio padre al<br />

pascolo durante il giorno, nei campi vicini. Quando raggiunsi i sette anni, un pomeriggio presto<br />

mentre badavo agli animali, un asceta improvvisamente mi apparve di fronte. Ero affascinato dal<br />

bagliore che emanava dal suo corpo.<br />

Ridendo, si avvicinò e disse “Figlio mio, mi daresti qualcosa da mangiare?”<br />

“Sì, certo,” risposi subito, “per favore tieni d‟occhio i miei bufali. Io vado a casa a prenderti<br />

qualcosa da mangiare. Fai solo attenzione che non si disperdano”.<br />

Il sadhu* rispose, “D‟accordo. Mi prenderò cura dei tuoi bufali mentre mi porti del cibo”.<br />

Mi affrettai a casa e trovai i miei genitori che stavano riposando dopo il pasto di mezzogiorno.<br />

Non volendo disturbarli, entrai nella dispensa, raccolsi qualche porzione di ghee*, zucchero e farina<br />

8

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