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shree 108 swami ramdas kathia baba - World Nimbarka Parishad

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fece di nuovo tuonare la sua conchiglia. A quel suono il Nawab ordinò ai suoi uomini di tornare sul<br />

posto. Ma questa volta, non vi trovarono nessuno, anche le membra tagliate, testa, braccia, gambe,<br />

ecc.., che avevano visto prima, erano scomparse. Sconcertati, portarono la notizia al Nawab, ma<br />

neanche il tempo di riferirgli l‟accaduto, che lo stesso suono riecheggiò nuovamente nelle<br />

vicinanze. Preso dal panico dallo svolgersi degli eventi, il Nawab concluse che chiunque stesse<br />

suonando la conchiglia fosse un essere divino dai poteri soprannaturali ed era sconsigliabile<br />

inimicarselo. Allo scopo di placarlo, affinchè non lanciasse una maledizione chiamando disgrazia<br />

sul regno, il Nawab stesso con i suoi consiglieri andarono sul posto e trovarono uno yogi dal<br />

portamento maestoso, capelli arruffati, seduto con la conchiglia in mano. Dopo aver offerto i dovuti<br />

ossequi e scuse, si offrirono di fare quello che Guruji desiderava.<br />

Guruji replicò, “Il tuo editto contrario all‟uso delle conchiglie e delle campane dei templi è<br />

ingiusto. Tu sei mussulmano ed è assolutamente giusto che ti comporti come la tua religione<br />

richiede. Ma perché allora impedisci agli indù di adempiere a ciò che la loro religione prescrive? Ti<br />

suggerisco ti abrogare questa ingiunzione. Inoltre, desidero restaurare il vecchio tempio vicino a<br />

questo lago, e ti chiedo di non interferire con questo lavoro.”<br />

Il Nawab acconsentì, si inchinò e ritornò al palazzo con il suo seguito. Successivamente, Guruji<br />

fece ricostruire il santuario e lo usò come centro principale per le sue attività spirituali.<br />

Sotto le ali protettrici di un Guru così illustre, continuai ad occuparmi di lui ed a conformarmi<br />

alle sue istruzioni con soddisfazione e devozione. Gli ordini di Guruji erano designati a formarmi in<br />

un vero asceta; egli non era per niente ostacolato dall‟affetto fisico.<br />

Per la mia routine notturna, le sue istruzioni erano di accendere ed invocare il fuoco sacro dopo il<br />

tramonto, sedermi sul tappeto di preghiera vicino al fuoco ed immergermi in una ininterrotta<br />

recitazione del mantra datomi dal Guru; assolutamente vietata ogni frequentazione dopo il calar del<br />

sole. Mi aveva dato da usare un pezzo di stoffa, lungo circa un metro e mezzo. Ogni tentativo di<br />

sdraiarmi la notte era inutile perché, in assenza di vestiti adeguati, sarei stato costretto ad alzarmi ed<br />

accovacciarmi vicino al fuoco per evitare di congelare. Le pendici dell‟Himalaya, si coprono di<br />

neve durante l‟inverno ed il freddo è pungente, il mio seggio di preghiera era posto vicino ad un<br />

albero sotto il cielo aperto. Se mi distendevo interamente, il pezzo di tela avrebbe coperto la parte<br />

inferiore del mio corpo sotto il torace o quella superiore al di sopra delle gambe. In entrambi i casi<br />

mi sarei dovuto alzare e sedermi infreddolito e tremante. La regola era di sedermi di fronte al fuoco<br />

che avrebbe fornito calore alla parte frontale del corpo, mentre la parte posteriore era protetta contro<br />

il freddo, ripiegando il telo sulle spalle e sopra i capelli intrecciati. La recitazione di preghiere<br />

doveva essere continua per tutta la durata della notte. Inoltre fui iniziato, con i rituali prescritti, ad<br />

indossare un perizoma di legno ed un‟enorme cintura, sempre di legno, intorno ai fianchi. Per molto<br />

tempo la cintura mi faceva male ogni volta che cercavo di sdraiarmi. Adesso sono abituato a<br />

distendermi nonostante questa spessa cintura, ma inizialmente non era altro che un ulteriore<br />

impedimento a cadere addormentato. Ci era permesso di dormire un po‟ dopo l‟unico pasto<br />

giornaliero di mezzogiorno, scavando nel terreno una sorta di alloggio in cui inserivamo la cintura,<br />

il corpo poggiava per terra e così potevo prendere sonno senza difficoltà.<br />

Guruji stava in una piccola capanna, sempre seduto sul suo tappeto da preghiera. Come ho<br />

raccontato precedentemente, il suo consumo di cibo era generalmente nullo, beveva solo della<br />

cenere mischiata con acqua una volta al giorno e subito la rigurgitava e occasionalmente fumava<br />

cannabis e hashish. La disciplina da lui imposta era così rigorosa che uno alla volta, tutti gli altri<br />

discepoli lo lasciarono; solo io tenni duro.<br />

Lasciami raccontare qualche episodio per illustrare la severità del suo regime.<br />

Una notte d‟inverno sulle pendici dell‟Himalaya, ero come di consueto impegnato a pregare.<br />

Quella notte, tuttavia, ero pigro ed assonnato, per l‟influenza dei bassi istinti della mia natura.<br />

Lentamente e senza sforzo mi distesi, scivolando nel sonno profondo e perdendo coscienza per un<br />

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