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I LOMBARDIA MILLENARIA I Èlombardo l’aratro più antico del mondo TESTIMONIANZA MAESTOSA DEL PASSATO AGRICOLO MILLENARIO DELLA LOMBARDIA, È CUSTODITO A DESENZANO. INTANTO PROSEGUE IL PROGETTO DI FARE DELL’AREA DEL LAVAGNONE UN CANTIERE- MUSEO ALL’APERTO I 42 I LOMBARDIA VERDE I MARZO 2013 I In <strong>Lombardia</strong> non mancano testimonianze della vita pastorale e agricola che risalgono alla sua prima comparsa nel periodo Neolitico (V-IV millennio a.C. circa) quando si diffusero i primi insediamenti a carattere stanziale. Le incisioni rupestri della Val Camonica, il primo dei siti italiani riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’Umanità, sono ormai note al grande pubblico. Ma le antiche pratiche agricole hanno disseminato tracce ovunque in un territorio che, più di ogni altro, sull’agricoltura ha costruito la sua fisionomia e disegnato i suoi paesaggi. Per esempio, pochi sanno che proprio nella nostra regione, e non nella “fertile mezzaluna” della Mesopotamia Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone rurali PSR 2007-2013 Direzione Generale Agricoltura dove è nata l’agricoltura, è stato rinvenuto l’aratro più antico del mondo. Anch’esso, così come le incisioni rupestri, è un regalo della post glaciazione che ha svelato i resti di un villaggio palafitticolo abitato dai nostri antenati gardesani tra il 2100 e il 1100 a.C. Si tratta dell’area del Lavagnone, tra Lonato e Desenzano del Garda e pro-
prio in quest’ultima città campeggia, racchiuso in una teca, l’aratro, in un perfetto stato di conservazione. Dello stagno del Lavagnone, una delle tante piccole conche lacustri di origine glaciale che caratterizzano il paesaggio dell'ampio anfiteatro morenico del Garda, rimane ormai solo un piccolo specchio d’acqua, perché il lago vero e proprio si è trasformato nei millenni in una torbiera. E proprio l’estrazione del prezioso materiale, oltre al lavoro di moderni aratri all’avanzare di terreni coltivati, ha consentito l’affiorare dei resti dei vari villaggi di palafitte costruiti nell’area. Dei 111 siti complessivi dell’arco alpino, dichiarati nel 2011 patrimonio dell’Unesco, l’Italia ne conta diciannove, dislocati in cinque regioni: Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e <strong>Lombardia</strong>, che ne ospita la maggior parte. Inoltre, se le strutture palafitticole più antiche, risa- 1 DESENZANO, CUSTODE DELLA PREISTORIA AGRICOLA Al museo Rambotti di Desenzano si possono vedere numerosi oggetti, utensili e vasellame provenienti dagli abitati palafitticoli che costituiscono un’irripetibile testimonianza delle colture preistoriche di tutta l’area benacense, la più importante tra le aree umide europee di interesse archeologico. Le torbiere lenti all'inizio del Neolitico (5000 a.C.), sono state identificate in territorio lombardo e precisamente sul lago di Varese, l’area gardesana è quella che vanta la maggiore concentrazione di villaggi: più di trenta abitati dislocati sia sulle sponde del lago, sia nei bacini inframorenici come quel- lo del Lavagnone. Simbolo delle prime comunità agricole europee, i siti palafitticoli ci forniscono straordinarie informazioni riguardanti la vita, l’allevamento e le tecniche agricole dei popoli di allora. Purtroppo di questi villaggi è rimasto ben poco, anche se al Lavagnone sono ancora dei bacini inframorenici, grazie alle loro condizioni anaerobiche, hanno infatti consentito di preservare i materiali organici fino ai nostri giorni, come testimonia l’eccezionale aratro del Lavagnone. chiaramente visibili alcune tracce delle palificazioni di recinto dei villaggi e di sostegno al basamento delle abitazioni. Per i prossimi anni è prevista la continuazione degli scavi, con il programma di trasformare l’area in un cantiere-museo all’aperto. Marinella Marinelli
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