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LA NUTRIZIONE NEL PAZIENTE ANZIANO CON<br />
DEMENZA DI GRADO SEVERO<br />
Cancelliere R., Costantini SA., Costantini SI.<br />
U.O. Geriatria AUSL Rimini<br />
INTRODUZIONE<br />
Tra le patologie geriatriche le demenze raggiungono<br />
i gradi di disabilità e di disagio più elevati in<br />
assoluto e superiori anche a quelli arrecati dall’ischemia<br />
cerebrale, dalle patologie cardiovascolari e<br />
dai disordini muscolo-scheletrici.<br />
Una revisione sistematica degli studi di prevalenza<br />
della demenza condotti tra il 1980 ed il 2004 a<br />
livello mondiale ha portato a stimare che il numero<br />
di soggetti affetti da questa malattia è dell’ordine di<br />
quasi 25 milioni di persone con un’incidenza<br />
annuale di circa 5 milioni di nuovi casi. Se si considera<br />
costante la prevalenza della demenza, sulla<br />
base degli studi di crescita demografica si può<br />
desumere che il numero delle persone affette da<br />
questa patologia raddoppierà ogni 20 anni fino ad<br />
arrivare ad 80 milioni nel 2040 (1).<br />
A distanza di 100 anni dalla prima descrizione<br />
di un caso di demenza, queste cifre permettono di<br />
delineare più precisamente la dimensione reale dell’impatto<br />
che questa malattia riveste su scala mondiale<br />
in termini di disabilità, ma soprattutto dell’investimento<br />
necessario in termini di risorse assistenziali<br />
ed economiche.<br />
Come è noto, la prevalenza della demenza<br />
aumenta all’aumentare dell’età ed interessa quindi<br />
in particolar modo la popolazione anziana con percentuali<br />
che superano il 40% negli ultranovantenni.<br />
La storia naturale della malattia prevede un progressivo<br />
declino funzionale del paziente che richiede<br />
un carico assistenziale sempre più elevato fino a<br />
rendere spesso inevitabile l’istituzionalizzazione.<br />
La morte sopraggiunge in media dopo dieci anni<br />
dalla diagnosi (2).<br />
Nelle fasi avanzate della malattia il paziente<br />
diventa completamente dipendente dagli altri<br />
anche per quanto riguarda le funzioni più elementari.<br />
L’alimentazione è tipicamente l’ultima attività<br />
basale della vita quotidiana ad essere compromessa<br />
e la sua perdita indica il raggiungimento di una fase<br />
molto avanzata della malattia.<br />
Le problematiche dell’alimentazione nei pazienti<br />
affetti da demenza sono però molteplici e variano<br />
a seconda dell’evoluzione della malattia.<br />
Nelle prime fasi il paziente affetto da demenza<br />
può dimenticarsi di mangiare, può sviluppare apa-<br />
Indirizzo per la corrispondenza:<br />
Dr. Silvio Costantini<br />
Divisione di Geriatria di Rimini: c/o Ospedale di Rimini<br />
Via Settembrini, 2 - 47900 Rimini<br />
Tel.: 0541/705111<br />
Geriatria 2007 Vol. XIX; n. 1 <strong>Gennaio</strong>/Febbraio 27<br />
tia e/o depressione e rifiutarsi oppure può diventare<br />
distratto e alzarsi dalla tavola senza mangiare del<br />
tutto o in parte.<br />
Nelle fasi intermedie può prevalere la tendenza al<br />
wandering con incapacità di restare a lungo seduto<br />
a tavola con la conseguente necessità, allo stesso<br />
tempo, di un supplemento calorico giornaliero di<br />
circa 600 Kcal.<br />
Nelle fasi avanzate viene perso il riconoscimento<br />
del cibo e del suo significato compare l’aprassia<br />
della masticazione e progressivamente disfagia che<br />
innesca numerose complicanze (disidratazione,<br />
calo ponderale, ostruzione delle vie aeree e polmoniti<br />
ab ingestis) creando i presupposti per la malnutrizione<br />
calorico-proteica (3, 4) (Fig. 1).<br />
La deglutizione è un atto complesso che richiede<br />
l’attività coordinata della bocca, del faringe,<br />
della laringe e dell’esofago; può essere suddivisa in<br />
almeno cinque fasi: quella gestuale preparatoria,<br />
l’orale masticatoria, orale propulsiva, faringea ed<br />
infine quella esofagea. I disturbi della deglutizione<br />
possono dipendere dalla compromissione di una o<br />
più di queste fasi.<br />
La disfagia del paziente affetto da demenza è<br />
favorita sia dalla perdita di capacità di coordinazione<br />
motoria, sia dalle alterazioni dello stato di cognitività<br />
e, non da ultimo, dai farmaci.<br />
È sempre prioritario ipotizzare una componente<br />
farmacoindotta della disfagia in quanto riducibile o<br />
reversibile alla sospensione del farmaco (5). Un frequente<br />
tipo di disfagia iatrogena è quella indotta<br />
dai neurolettici, frequentemente utilizzati per il<br />
controllo dei disturbi comportamentali associati<br />
alla demenza. Questi farmaci determinano la comparsa<br />
di disturbi extrapiramidali che possono interferire<br />
in modo significativo sulla deglutizione sia<br />
nella fase orale (per es. tremori o difetti di movi-<br />
Fig. 1 - Disfagia e malnutrizione