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Iperinsulinemia, insulino-resistenza ed elevati<br />
livelli plasmatici di citochine proinfiammatorie<br />
(incluso il TNF-α) sono presenti nella quasi totalità<br />
dei pazienti con cirrosi epatica (1). L’obesità e<br />
soprattutto l’accumulo di grasso viscerale riduce la<br />
funzione degli adipociti e la secrezione delle adipocitochine<br />
e, di conseguenza, l’alterata liberazione di<br />
queste sostanze contribuisce all’instaurazione di<br />
ipertensione arteriosa, ridotta fibrinolisi ed insulino-resistenza<br />
(2). L’obesità e l’insulino-resistenza<br />
accelerano la progressione della fibrosi nelle malattie<br />
croniche del fegato (CLD, Chronic liver diseases)<br />
(3). Il tessuto adiposo viscerale è quindi un fattore<br />
causale per la steatosi epatica e la NASH (Nonalcoholic<br />
steatohepatitis). Il tessuto adiposo (grasso<br />
bianco) è un attivo organo endocrino che secerne<br />
diverse sostanze proteiche metabolicamente importanti<br />
come le adipocitochine e fattori infiammatori<br />
come il TNF-α e interleuchina-6 ed è pertanto coinvolto<br />
attivamente in numerosi processi fisiologici e<br />
fisiopatologici. Negli obesi questo grasso bianco,<br />
ricco di vasi e fibroblasti, è caratterizzato da un’aumentata<br />
produzione e secrezione di molecole<br />
infiammatorie che posseggono effetti sulla fisiologia<br />
di questo tessuto ed azioni sistemiche su altri<br />
organi. È anche infiltrato da macrofagi che possono<br />
rappresentare una cospicua sorgente di citochine<br />
pro-infiammatorie localmente prodotte. Infatti,<br />
anche cellule diverse dagli adipociti producono nel<br />
tessuto adiposo cospicue quantità di interleuchine<br />
infiammatorie ed altre citochine. Gli adipociti, invece,<br />
secernono, oltre alla leptina (produttori pressoché<br />
esclusivi) ed all’adiponectina anche numerosi<br />
altri fattori coinvolti nel processo infiammatorio<br />
come PAI-1 (Plasmino-gen-activator inhibitor-1),<br />
MCP-1 (Monocyte chemoattractant protein-1), IL-8,<br />
IL-6, IL-10, IL-1β, VEGT (Vascular endothelial<br />
growth factor), TGF-β1, TN-α, catepsina S, HGF<br />
(Hepatocyte growth factor) che rappresentano,<br />
Geriatria 2007 Vol. XIX; n. 1 <strong>Gennaio</strong>/Febbraio 35<br />
RUOLO DELLA RESISTINA NEI PAZIENTI ANZIANI CON<br />
MALATTIA CRONICA DEL FEGATO<br />
Mancinella A.*, Mancinella M.<br />
*Direttore incaricato U. O. C. di Geriatria. Az. Osp. S. Giovanni-Addolorata, Roma<br />
Summary: Having briefly described the interactions between obesiy,insuline-resistance, diabetes type-2 and chronic liver diseases,<br />
the Authors underline the role of resistin in the development of liver steatosis, NAFLD, SH and cirrhosis.<br />
Key words: Adipokines, Obesity, Insulin resistance, Diabetes type 2, Hepatic stellate cells, NAFLD, SH, Liver cirrhosis.<br />
Indirizzo per la corrispondenza:<br />
Dott. Mancinella A.<br />
Direttore inc. Div. Geriatria, Azienda Ospedaliera S. Giovanni<br />
Addolorata, Roma<br />
Via Tito Omboni 49 - 00147 Roma<br />
Tel. e Fax: 06 5137284<br />
però, meno del 12% dei fattori prodotti dalle cellule<br />
non-adipocitiche (4). Molti fattori di derivazione<br />
non solo adipocitica ma anche macrofagica, pertanto,<br />
producono citochine proinfiammatorie. La perdita<br />
di peso, infatti, è associata alla riduzione dell’infiltrazione<br />
macrofagica del grasso bianco, ma<br />
non alla secrezione di citochine adipocitiche. Ne<br />
consegue che molti fattori di derivazione macrofagica<br />
contribuiscono probabilmente alla patogenesi<br />
dell’insulino-resistenza (5).<br />
L’obesità deve essere considerata una condizione<br />
infiammatoria subclinica che promuove la produzione<br />
di fattori pro-infiammatori (citochine,<br />
macrofagi) coinvolti nella patogenesi dell’insulinoresistenza;<br />
inoltre, è un fattore di rischio per lo sviluppo<br />
di NAFLD.<br />
In un recente studio su pazienti anziani affetti<br />
da NAFLD, si è visto che gli obesi (con BMI > 30)<br />
erano 7 anni più giovani dei loro coetanei magri e<br />
che nei pazienti obesi il rapporto AST/ALT < 1 era<br />
più predittivo di NAFLD rispetto ai loro coetanei<br />
non obesi. Infine, negli stessi pazienti anziani affetti<br />
da NAFLD i livelli della glicemia a digiuno erano<br />
significativamente più bassi negli obesi rispetto a<br />
quelli dei magri. Quest’ultimo dato fa pensare che<br />
l’insulino-resistenza giochi un ruolo-chiave nella<br />
fisiopatologia della NAFLD nei soggetti magri (6).<br />
L’obesità (e l’insulino-resistenza) è associata allo<br />
sviluppo di NASH (Nonalcoholic steatohepatitis) ed è<br />
stata individuata come fattore indipendente di progressione<br />
della fibrosi. Questa, che coinvolge differenti<br />
tipi di cellule, considerata come una risposta cicatriziale<br />
che si verifica in diverse condizioni di insulto<br />
cronico del fegato, è caratterizzata da flogosi, attivazione<br />
di cellule che producono differenti componenti<br />
della matrice extracellulare (come le cellule stellate<br />
epatiche), deposizione e rimodellamento della medesima<br />
e rigenerazione di cellule epiteliali. La resistina e<br />
l’adiponectina sono importanti modulatori dell’insulino-resistenza,<br />
fattore centrale (spesso associato all’obesità)<br />
per la patogenesi della NAFLD (7).<br />
La resistina, un ormone polipeptidico principalmente<br />
derivato dal tessuto adiposo (adipochina) che<br />
ha un ruolo nell’inibizione dell’adipogenesi e nella<br />
flogosi, riduce la sensibilità all’insulina negli adipociti,<br />
nel muscolo scheletrico e negli epatociti ed i