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INCHIESTA<br />

QUALE FUTURO<br />

PER I MULTIMARCA?<br />

Ingresso della nuova boutique Coltorti a Miami<br />

di Vanna Assumma<br />

Il dato è consolidato: la tenuta nel 2009 e la crescita nel 2010 dei gruppi della moda e del lusso sono stati sostenuti<br />

dalle ottime performance delle reti monomarca, su cui i gruppi in questione stanno accelerando gli investimenti. Da<br />

qui una riflessione: questa tendenza è relativa solo alle grandi realtà, le uniche che hanno risorse per portare avanti<br />

aperture a ritmi serrati, o toccherà a tutte le aziende? E in questo nuovo contesto, che futuro avranno i multimarca?<br />

La domanda l’abbiamo posta anche alle migliaia di membri del gruppo Pambianconews su LinkedIn. Ne è scaturita<br />

una discussione che ci ha sorpreso per <strong>il</strong> seguito che ha avuto: più di 50 contributi in 15 giorni, tutti interessanti e<br />

appassionati. Ma tornando al quesito… la risposta la vediamo qui di seguito.<br />

Ragionando sul futuro dei negozi multimarca, la prima cosa<br />

da chiedersi è quanti abbiano chiuso i battenti negli ultimi<br />

2 anni in seguito alla crisi e all’evoluzione dei consumi.<br />

La Camera dei Buyer ci comunica che, tra i suoi 115 soci<br />

che rappresentano la maggior parte della distribuzione di<br />

alta gamma italiana, 3 negozi hanno abbassato le serrande<br />

tra <strong>il</strong> 2009 e <strong>il</strong> 2010, ma 5 nuovi punti vendita sono stati<br />

aperti. Si tratta di numeri che sostanzialmente esprimono<br />

la tenuta della fascia alta del reta<strong>il</strong>, ma che nulla ci dicono<br />

sugli altri livelli del mercato. In effetti i dati relativi ai multimarca<br />

scarseggiano, ma siamo riusciti a trovare un risultato<br />

molto significativo: Federmoda, l’associazione che riunisce<br />

i negozianti moda, ha analizzato la market share coperta<br />

dal piccolo dettaglio moda indipendente dal 1995 al 2010,<br />

e mentre 15 anni fa questa rappresentava <strong>il</strong> 70% del mercato,<br />

oggi si è ridotta al 40%. Il restante 60% è occupato da<br />

grande distribuzione e catene. Del resto, stretti tra l’avanzata<br />

delle reta<strong>il</strong> chain (di cui ricordiamo l’apertura recente di<br />

Gap e Banana Republic a M<strong>il</strong>ano) e quella dei monomarca,<br />

su cui le aziende di vari settori e fasce di mercato puntano<br />

per avere un feedback diretto dal consumatore, nonché una<br />

comunicazione forte derivante dalla presenza su strada del<br />

punto vendita, è chiaro che i negozi tradizionali soffrono.<br />

Siamo in sostanza di fronte a una moltiplicazione dei canali<br />

di acquisto, dove alle grandi superfici e ai monobrand si<br />

aggiungono outlet, shopping mall, e-commerce, che erodono<br />

quota di mercato soprattutto alle piccole boutique. Un fenomeno<br />

ben riassunto da David Ragionieri, brand manager di<br />

Testi: “Faccio un esercizio veloce: 10 persone ogni giorno si<br />

fermano a prendere un caffè nello stesso e unico bar della<br />

zona. Dopo 5 anni nella stessa zona aprono altri 3 bar, di cui<br />

<strong>il</strong> primo è monomarca Lavazza dalle 100 miscele, <strong>il</strong> secondo<br />

58 PAMBIANCOWEEK 11 gennaio 2011

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