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INTERVISTA<br />
Come cambierà l’offerta alla luce<br />
del nuovo piano?<br />
Le collezioni saranno strutturate<br />
in un’ottica di total look<br />
con 160 pezzi per l’uomo<br />
e altrettanti per la donna.<br />
La parte top, ossia la maglieria<br />
in cashmere tra cui <strong>il</strong> classico<br />
“Diamond” hand made in Scotland,<br />
sarà esaltata all’interno della collezione,<br />
ma integrata da maglieria in f<strong>il</strong>ati<br />
misti di fibre nob<strong>il</strong>i, capi in tessuto navetta<br />
e denim. A regime, maglieria e tessuto a<br />
navetta arriveranno a rappresentare ciascuno <strong>il</strong><br />
50% della proposta complessiva. Sia ben chiaro,<br />
non si tratta di un downgrading, ma di essere più<br />
vicini al mercato e alle necessità del trade, che sempre<br />
più chiede un buon rapporto qualità/prezzo.<br />
... quindi non si rivolge più esclusivamente alla fascia alta?<br />
Non vogliamo certo trascurare questa fascia di mercato, che<br />
è nel DNA del brand, ma al tempo stesso non possiamo limitarci<br />
ad un segmento con poca fruib<strong>il</strong>ità commerciale. Per<br />
questo sposteremo <strong>il</strong> baricentro della collezione verso <strong>il</strong> basso,<br />
con prezzi reta<strong>il</strong> che andranno dai 180 agli 800 euro circa.<br />
Questo determinerà anche cambiamenti nell’assetto distributivo?<br />
Naturalmente. In Italia, per avere costantemente un rapporto<br />
diretto con <strong>il</strong> mercato, siamo passati da una distribuzione<br />
tramite showroom (M<strong>il</strong>ano e Roma) ad una su base regionale<br />
con 8/9 agenti dedicati. Anche all’estero stiamo seguendo<br />
lo stesso principio. In Austria abbiamo già una collaborazione<br />
in corso, in Ingh<strong>il</strong>terra amplieremo quella già esistente, mentre<br />
ne stiamo definendo una per la Germania. Allargheremo<br />
poi la distribuzione verso i mercati dell’Estremo Oriente<br />
come Corea e Giappone, oltre ad alcune zone mirate della<br />
Russia e dei Paesi del Mediterraneo.<br />
Quanto vale oggi l’estero?<br />
Al momento molto poco, l’Italia è ancora <strong>il</strong> nostro primo<br />
mercato. Qui, in particolare, vogliamo raddoppiare la nostra<br />
presenza e arrivare a toccare quota 400 punti vendita per<br />
l’uomo e 300/350 per la donna. Il nostro obiettivo, però, è<br />
soprattutto quello di aumentare la penetrazione all’interno<br />
dei negozi.<br />
Per conquistare <strong>il</strong> trade farete leva su qualche aspetto in<br />
particolare?<br />
Sarà una conseguenza naturale della logica di strutturazione<br />
del campionario. Nella mia testa c’è l’esempio di Burberry<br />
che, partendo da un impermeab<strong>il</strong>e, ha costruito una case<br />
history mondiale. Nel nostro piccolo speriamo di replicare<br />
questa operazione, naturalmente adattata alla nostra realtà e<br />
alle nostre dimensioni aziendali.<br />
E per quanto riguarda la produzione?<br />
Manterremo <strong>il</strong> cosiddetto “made in Scotland” e anche parte<br />
del “made in Italy” per i prodotti “storici”, ma ci serviremo<br />
molto anche nell’Estremo Oriente. In Cina, ad esempio,<br />
sono in grado di produrre a prezzi estremamente interessanti<br />
e con standard qualitativi oramai di tutto rispetto. La nostra<br />
mission è quella di proporre prodotti che <strong>il</strong> trade riesca<br />
effettivamente a vendere.<br />
Si tratta di cambiamenti significativi... come reagirà <strong>il</strong> consumatore<br />
Ballantyne?<br />
In realtà, rispetto al passato, <strong>il</strong> consumatore di riferimento<br />
non cambia. L’unica vera novità è che gli costruiremo intorno<br />
una collezione più ampia in modo da incrementare le<br />
occasioni di acquisto. Il nostro target è sempre quello che<br />
definisco “l’establishment” e quindi l’avvocato, <strong>il</strong> commercialista,<br />
in generale <strong>il</strong> professionista, italiano e straniero, e i suoi<br />
figli.<br />
E lo st<strong>il</strong>e?<br />
È affidato al direttore creativo Yossi Cohen e anche in futuro<br />
rispetterà <strong>il</strong> perbenismo e <strong>il</strong> bon ton che da sempre caratterizzano<br />
Ballantyne, ma in un’ottica sempre più internazionale.<br />
Torniamo alla comunicazione, quanto intendete investire in<br />
questo ambito?<br />
Nella fase iniziale potremmo arrivare a toccare punte pari<br />
al 10% del fatturato, anche se poi ci assesteremo<br />
su una media del 5/6%. La comunicazione<br />
però non riguarda solo i cosiddetti mezzi<br />
tradizionali, ma anche i negozi.<br />
Entro <strong>il</strong> 2011 rivedremo <strong>il</strong> format<br />
del punto vendita di M<strong>il</strong>ano,<br />
dopodiché penseremo a quello<br />
di Cortina.<br />
Esiste ancora un “progetto<br />
monobrand”?<br />
Non per almeno tre anni,<br />
diciamo che lo riprenderemo<br />
in considerazione solo<br />
quando saremo sicuri della<br />
strada intrapresa. Il prodotto<br />
per <strong>il</strong> momento rimane al<br />
primo posto. Non per nulla<br />
nel 2012 vorremmo sf<strong>il</strong>are<br />
con una collezione “couture”<br />
dedicata alla donna a M<strong>il</strong>ano<br />
Collezioni. Vogliamo diventare<br />
una maison a tutti gli effetti e<br />
al momento giusto considereremo<br />
anche progetti di brand<br />
extension, primi fra tutti borse e<br />
calzature.<br />
11 gennaio 2011 PAMBIANCOWEEK 75