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INTERVISTA<br />
RIVOLUZIONE<br />
BALLANTYNE,<br />
OBIETTIVO<br />
SELL-OUT!<br />
di Fosca Palumbo<br />
Ci sono brand che non hanno bisogno di costruirsi una<br />
storia. È <strong>il</strong> caso di Ballantyne che, nato nel 1921 in Scozia,<br />
quest’anno festeggia i 90 anni di attività. Sinonimo<br />
di cashmere e di “hand made intarsia”, la tecnica<br />
dell’intarsio a mano che dà origine ai caratteristici rombi<br />
colorati, o “Diamond”, <strong>il</strong> marchio sta vivendo una vera<br />
e propria rivoluzione sia produttiva che distributiva.<br />
Autore di questo cambio di rotta è <strong>il</strong> nuovo AD Franco<br />
Natalucci a cui Charme, fondo d’investimento che<br />
acquisì <strong>il</strong> marchio nel 2004, ha da pochi mesi affidato <strong>il</strong><br />
futuro dell’azienda.<br />
Qual è lo stato di salute di Ballantyne?<br />
È un brand con un heritage incredib<strong>il</strong>e e una grande considerazione<br />
presso <strong>il</strong> trade e <strong>il</strong> pubblico in generale, ma che<br />
non ha avuto <strong>il</strong> successo aziendale che ci si aspettava. Il mio<br />
compito consiste nel ricondurre velocemente l’azienda al<br />
riassetto economico e a questo scopo l’azionista – <strong>il</strong> fondo<br />
Charme – ha posto in essere un’importante ricapitalizzazione<br />
della società, a conferma che crede e condivide <strong>il</strong> progetto<br />
che ho messo a punto.<br />
Quali sono i punti cardine su cui verte questo progetto?<br />
Fondamentalmente tutto <strong>il</strong> business è stato rivisto. Basti<br />
dire che prima Ballantyne era quasi esclusivamente legato al<br />
mondo della maglieria in cashmere made in Scozia posizionata<br />
nella fascia alta del mercato. Con <strong>il</strong> nuovo piano triennale<br />
non sarà più così.<br />
Franco Natalucci<br />
Quali sono i numeri del piano?<br />
Prevedo di arrivare entro <strong>il</strong> 2012 ai 20 m<strong>il</strong>ioni di euro di fatturato,<br />
per poi raggiungere i 30 m<strong>il</strong>ioni nel 2013 perché “o si<br />
cresce o non si cresce”. L’aspetto fondamentale comunque<br />
non è la crescita delle vendite in sé, ma la marginalità che<br />
deve essere riportata su livelli corretti, con un valore aggiunto<br />
intorno al 60% del fatturato, se si vogliono poi avere le<br />
risorse per investire in comunicazione.<br />
74 PAMBIANCOWEEK 11 gennaio 2011