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infrastrutture armamento / porto&<strong>diporto</strong><br />
I broker genovesi<br />
puntano sulla finanza<br />
Malgrado la crisi che attanaglia<br />
il settore, o forse proprio in<br />
ragione della crisi, che spinge<br />
a guardare a nuovi orizzonti, il mercato<br />
del brokeraggio marittimo genovese<br />
vive giorni di intenso dinamismo.<br />
Lorenzo Banchero, numero uno di<br />
banchero costa (le iniziali minuscole<br />
sono un vezzo scaramantico), uno dei<br />
maggiori gruppi italiani di settore, articolato<br />
in diverse branches a coprire un<br />
ampio ventaglio di servizi allo shipping,<br />
ha appena costituito un nuovo fondo<br />
di diritto lussemburghese denominato<br />
penola investo advisory (iniziali rigorosamente<br />
minuscole), il cui scopo e<br />
la cui strategia sono sintetizzabili in<br />
tre assiomi: investire in navi, cogliere<br />
le opportunità che si presenteranno<br />
sul mercato nei prossimi anni, partire<br />
approfittando del timing attuale con la<br />
consapevolezza che lo shipping è ciclico<br />
e le fasi di crescita storicamente<br />
sono sempre state più lunghe delle<br />
congiunture negative.<br />
“L’obiettivo di raccolta è di 200 milioni<br />
di dollari e gli ambiti nei quali il fondo<br />
andrà a investire sono le navi cisterniere,<br />
le rinfusiere e le portacontainer,<br />
mentre gasiere e chimichiere non sono<br />
compatibili con le strategie di un fondo<br />
che mira ad operare su mercati liquidi<br />
e aperti, dove sia più ampio il novero<br />
degli attori con cui interagire, vendendo<br />
e comprando” spiega il presidente<br />
di banchero costa, precisando che “la<br />
‘campagna promozionale’ di questo<br />
progetto è appena cominciata: il target<br />
è costituito da aziende, investitori istituzionali<br />
e fondi di private equity, mentre<br />
la durata del fondo è stata fissata in<br />
7 anni, con possibilità di aggiungerne<br />
altri 2+2. In questo arco di tempo miriamo<br />
a portare penola in borsa, con<br />
la probabile quotazione su una piazza<br />
internazionale”.<br />
Banchero non ha comunque fretta,<br />
anche perché nell’immediato si aspetta<br />
ancora correzioni al ribasso sia per<br />
i prezzi delle nuove costruzioni che per<br />
la compravendita: “Il timing per partire<br />
con questo fondo sembra ideale, considerando<br />
che molti sperano in una ripresa<br />
del mercato già dal 2013. Nel lanciare<br />
questa nuova iniziativa abbiamo studiato<br />
con attenzione i trend storici dei<br />
prezzi e dei noli nel dry bulk e nel liquid<br />
bulk, osservando che negli ultimi quarant’anni<br />
i cicli di crescita sono sempre<br />
stati notevolmente più lunghi rispetto a<br />
quelli di decrescita, con un record di 70<br />
mesi fra il 2003 e il 2008 per i prezzi<br />
delle Aframax di 5 anni. Pur rimanendo<br />
valide queste considerazioni, sembra<br />
che oggi qualcosa sia cambiato rispetto<br />
al passato e gli aggiustamenti di<br />
mercato avvengono più in fretta”.<br />
A chi gli fa notare che la finanza e i<br />
listini borsistici sembrano non apprezzare<br />
particolarmente gli armatori, Banchero<br />
risponde invitando a guardare le<br />
performances storiche delle 20 shipping<br />
companies più importanti quotate<br />
in Borsa, per comprendere come molte<br />
abbiano fatto registrare tassi di crescita<br />
molto interessanti. “In questo momento<br />
i fondi e la finanza dimostrano di guardare<br />
con interesse alle possibilità di investimento<br />
in navi, potendo approfittare<br />
di prezzi di mercato indubbiamente<br />
depressi rispetto a qualche anno fa”.<br />
In ogni caso l’esperto broker non<br />
perde d’occhio la congiuntura globale,<br />
che potrebbe influenzare l’andamento<br />
dell’operazione: “A livello macroeconomico<br />
bisogna attendere una maggiore<br />
stabilità sui fronti bancario, finanziario<br />
e monetario. Per capire cosa potremo<br />
fare con 200 milioni di dollari bisognerà<br />
vedere anche come si comporteranno<br />
le banche in quel dato periodo e quanto<br />
ci metteranno a disposizione. Ad ogni<br />
modo penola investo è interessata a<br />
portare a termine investimenti almeno<br />
con il 50% dell’azionariato in mano,<br />
ancora meglio se con la maggioranza<br />
azionaria”. Negli stessi giorni altri due<br />
primari broker genovesi, Genoa Sea<br />
Brokers e Bravo Group (attraverso le<br />
controllate Mercury Shipbrokers e Bravo<br />
Tankers), hanno creato la newco<br />
Northia Srl, con l’esplicito obiettivo di<br />
assistere gli armatori in momento di<br />
mercato particolarmente delicato, offrendo<br />
a chi ne abbia necessità (per<br />
ristrutturazione, diversificazione o e-<br />
spansione) capitali di rischio provenienti<br />
da investitori istituzionali.<br />
“In un periodo come questo, in cui<br />
è sempre più difficile reperire capitale<br />
di credito dalle banche, ci proponiamo<br />
come intermediari tra il mondo armatoriale<br />
e i fondi di private equity, che<br />
raramente investono nello shipping per<br />
via delle elevate asimmetrie informative,<br />
ma che invece possono trovare nel<br />
settore una valida assetclass con cui<br />
diversificare i loro investimenti” spiega<br />
il general manager di Northia, Adelfio<br />
Ronci. L’intervento dei fondi potrebbe<br />
concretizzarsi nell’acquisizione di una<br />
partecipazione nella società armatoria-<br />
le oppure nella creazione di una società<br />
ad hoc (single purposevehicle) per<br />
un determinato investimento. “Lo schema<br />
classico prevede la cessione della<br />
nave, che viene poi ‘girata’ nuovamente<br />
in time charter o in bare boat charter per<br />
alcuni anni allo stesso armatore che l’ha<br />
venduta” prosegue Ronci, sottolineando<br />
che l’ambito di attività di Northia non<br />
si limita all’armamento in senso stretto<br />
e che gli stessi schemi d’investimento<br />
si possono applicare anche a società di<br />
logistica, terminalistiche e altre aziende<br />
attive nel settore.<br />
La tempistica dell’iniziativa tiene anche<br />
in questo caso conto del particolare<br />
momento attraversato dallo shipping,<br />
con prezzi delle navi in drastico<br />
calo e disponibilità crescenti per i fondi<br />
di private equity attivi in Italia. “I tassi<br />
d’interesse del capitale di rischio costano<br />
oggi all’armatore tra il 14 e il 20%,<br />
a fronte del 5% che in media viene a<br />
costare il finanziamento bancario tradizionale.<br />
Ecco allora che l’intervento di<br />
un fondo e il relativo apporto finanziario<br />
possono integrare un finanziamento<br />
tradizionale. Investimenti simili portati a<br />
termine all’estero con gli schemi norvegesi<br />
ad esempio delle K/S (Kommanditselskap)<br />
con vendita e seguente bare<br />
boat charter al venditore o time charter<br />
back) garantiscono ritorni annuali sul<br />
capitale investito compresi fra il 20 e il<br />
25%, a fronte di un costo che si aggira<br />
intorno al 15%” conclude Ronci, senza<br />
celare la speranza che l’iniziativa aiuti<br />
a diffondere anche in Italia nuovi strumenti<br />
finanziari simili alle KG tedesche<br />
(Kommanditgesellschaft), che garantiscono<br />
importanti vantaggi fiscali agli<br />
investitori alimentando le opportunità<br />
d’investimento in asset navali.<br />
Andrea Moizo<br />
24 - <strong>ottobre</strong> 2011