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numero 1 anno 2011 - CCIAA di Catanzaro - Camera di Commercio

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della società, dell’urbanistica, dell’architettura e<br />

dell’arte <strong>di</strong> <strong>Catanzaro</strong> e del suo territorio, che ha<br />

finito, nel tempo, col ruotare interamente intorno<br />

alla produzione delle sue manifatture seriche.<br />

Non è un caso, quin<strong>di</strong>, se, all’interno <strong>di</strong> collezioni<br />

private e pubbliche, nonché del grande<br />

patrimonio ecclesiastico catanzarese e regionale,<br />

ampi sono i riscontri <strong>di</strong> tessuti, particolarmente<br />

damaschi e broccatelli, i cui moduli decorativi si<br />

connettono alle più “famose” produzioni fiorentine,<br />

genovesi e veneziane. Il tutto controllato<br />

dal Consolato dell’Arte il quale, attraverso le regole<br />

e le norme statutarie, riusciva a mantenere<br />

alta la qualità delle manifatture tessili apponendovi,<br />

prima della commercializzazione, il proprio<br />

sigillo. Allo stato attuale delle ricerche solo<br />

un broccatello in seta a <strong>di</strong>segni rossi su fondo<br />

giallo, appartenente alla collezione Argirò, mostra,<br />

sulle cimose laterali, il sigillo così come prescritto<br />

già nel 1569: «Item si prohibisce et or<strong>di</strong>na,<br />

che nesciuno citatino et habitante in questa città de<br />

qualsivogìia stato, grado et con<strong>di</strong>tione se sia habia<br />

d’extrahere fora de detta citta qualsivoglia sorte <strong>di</strong><br />

drappi da una canna in su, se prima non haver<strong>anno</strong><br />

dato noticia a detti magnifici consuli et fattole<br />

sigillare col sigillo de l’arte, et tutto per evitarsi li<br />

frau<strong>di</strong> et per potersi vedere se detti drappi sono justi<br />

conforme alli presenti capituli sotto la pena de perdere<br />

detti drappi, li quali se haver<strong>anno</strong> de <strong>di</strong>videre<br />

ut infra» 10 . Dall’analisi del sigillo è possibile intravedere<br />

la testa e le ali <strong>di</strong> un’aquila così come<br />

prescritto il primo novembre 1626 11 data in cui<br />

si stabilì «che si renovi il sigillo dell’arte, et che si<br />

facci con li tre monti, l’aquila, e la corona con le<br />

lettere che <strong>di</strong>cano Consoli» 12 . Con molta probabilità<br />

fino a quella data il sigillo dell’arte potrebbe<br />

corrispondere a quello riscontrato sul foglio<br />

23 a destra del quale in basso è riportato a secco<br />

un sigillo <strong>di</strong> forma circolare con al centro la seguente<br />

iscrizione: «CONSVLI/DELLA/FIDE-<br />

LISIMA/CITA/DI/CATANSARO» 13 . Questi<br />

riscontri smentirebbero, pertanto, la tra<strong>di</strong>zione<br />

secondo la quale i “damaschi” <strong>di</strong> <strong>Catanzaro</strong> erano<br />

contrassegnati dalle tre “V”: antico acronimo<br />

che fa riferimento al Vento, che soffia sempre<br />

forte sulla città, a Vitaliano, il santo vescovo patrono<br />

e al Velluto. I Capitoli, le Or<strong>di</strong>nazioni e gli<br />

Statuti dell’Arte della Seta riescono a far quadrare<br />

il cerchio <strong>di</strong> tutta una serie <strong>di</strong> grossi interessi<br />

economici, in cui erano presenti nobili, notabili<br />

e “popolari” e artigiani catanzaresi e non, il tutto<br />

per assicurare da una parte una produzione<br />

che potesse essere all’altezza <strong>di</strong> un mercato che<br />

esigeva regole ferree <strong>di</strong> qualità, dall’altra quella<br />

<strong>di</strong> rendere stabili nel tempo i <strong>numero</strong>si privilegi<br />

reali <strong>di</strong> cui era stata investita la città da parte dei<br />

Sovrani che avevano avuto interesse, anche per<br />

tornaconti personali e politici, a incoraggiare e<br />

proteggere l’attività serica catanzarese. Questo<br />

dato è infatti riportato negli statuti dai quali si<br />

evince che: «In virtù de nostri privileggij e, decreti<br />

della Regia camera dela summaria tutti quelli che<br />

ser<strong>anno</strong> matriculati, et che extraher<strong>anno</strong> drappi<br />

fora <strong>di</strong> detta citta, sono franchi de qualsivoglia ragione<br />

de fundaco et altri deritti de Corte, per questo<br />

per non venirsi ad fare alcuno preju<strong>di</strong>cio alli detti<br />

privileggij et arte, et ancho perché si facciano li<br />

drappi et lavori justi come si conviene, si prohibisce<br />

et declara, che da qua innanti nisciuno de qualsivoglia<br />

stato grado et con<strong>di</strong>tione si sia, tanto citatino,<br />

come furastieri possa lavorare o far lavorare<br />

drappi de seta de qualsivoglia sorte se sia, se prima<br />

non sara nel libro e, matricula de detta arte» 14 . Ma<br />

tra i dati più interessanti risulta essere la co<strong>di</strong>ficazione<br />

del “Conto et mesura <strong>di</strong> detti drappi” <strong>di</strong><br />

seta per i quali il consolato «statuisce et or<strong>di</strong>na,<br />

che tutti de la detta arte li quali f<strong>anno</strong>, o f<strong>anno</strong><br />

fare drappi de qualsivoglia sorte quelli non possano<br />

fare ne far lavorare, si non de l’infrascritti conto et<br />

misura, sotto pena de perdere detti drappi et al lavorante<br />

de un docato de pena per ogni volta contravenera,<br />

li quali drappi si <strong>di</strong>vider<strong>anno</strong> ut infra, et<br />

la pena meta alla Cascia et meta a detti magnifici<br />

consuli» 15 . Proprio questa parte del documento<br />

stabilisce la lavorazione <strong>di</strong> Velluti alla doppia,<br />

8 - Obiettivo Calabria

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