numero 1 anno 2011 - CCIAA di Catanzaro - Camera di Commercio

ha fatto battezzare dal Ministro di Prussia ed a Catanzaro
sta costruendo un Palazzo simile al “Pitti”
che costerà un milione e duecentomila franchi.
Inoltre sta trattando la seta con la Spagna, è dietro
a prendere le grandi fonderie della Mongiana ed
addobba la sua casa in prim’ordine, con cavalli e
carrozze è il primo in ogni cosa. Bisogna persuadersi
che noi, perché onesti, non faremo mai un soldo».
Poi si aggravarono anche le condizioni economiche
della famiglia Garibaldi; per aiutare il figlio
Menotti (Ricciotti era emigrato in Australia dove
gli nacque il figlio Beppino) Giuseppe Garibaldi
chiese ed ottenne dal Banco di Napoli un
mutuo ipotecario sulle proprietà di Caprera e la
somma a disposizione valse, sia pure per poco, a
mantenere in vita la ditta. Nel dicembre del 1876
Menotti Garibaldi inviava disposizioni telegrafiche
per la chiusura della società. Gli operai ed i
collaboratori venivano licenziati, i soci restavano
senza alcuna disponibilità, immobili ed opifici
venivano dati in affitto e poi venduti. L’ultima
notizia di Eugenio Petrucco, trasferitosi in Sicilia
dopo la cessazione dell’attività, ci giunge da un
biglietto di auguri che, nel Natale del 1878, indirizzò
a don Carlo de Nobili (il padre di Filippo
de Nobili). Così ebbe a rispondergli il grande
letterato catanzarese: «Carissimo Eugenio, a dirti
il vero ero corrivo con te perché partisti senza farti
vedere e tu sai quanto io ti stimo e come mi è cara la
tua amicizia. Ti ringrazio per gli auguri che mi fai
per il novello anno e gradisci anche i miei che tu puoi
desiderare di tutte le felicitazioni del mondo»
Ultima nota. Per la famiglia Garibaldi fu forse
più facile contribuire all’Unità d’Italia che mantenere
in vita un’attività commerciale in questa
terra sfortunata allora come lo è ancora oggi.
Obiettivo Calabria - 53