IDEE contro la discriminazione - Save the Children Italia Onlus
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CONTRO LA<br />
idee DISCRIMINAZIONE<br />
rimento culturale (quindi valoriale) di chi discrimina completamente distorto, deformato<br />
nell’assurdità che si possa fare violenza al diverso come se fosse normale e quindi giusto.<br />
Vediamo come queste considerazioni si ritrovano anche nelle e<strong>la</strong>borazioni dei dati del<br />
questionario. La Tabel<strong>la</strong> 5 riepiloga le risposte scaturite dal<strong>la</strong> domanda “durante l’ultimo<br />
anno hai discriminato qualcuno?”<br />
Osservando le frequenze e comparandole con quelle delle “vittime” del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong><br />
(vedi Tabel<strong>la</strong> 4), si nota immediatamente che sono di più gli studenti che dichiarano di<br />
aver discriminato rispetto a quelli che hanno subito. È più frequente (normale?) essere<br />
persecutori che vittime. Il 16,6% ha discriminato ogni tanto, a fronte di un 11% delle vittime,<br />
un 3,4% ha discriminato in molti momenti <strong>contro</strong> un 3,2% delle vittime e, infine,<br />
un 3,2% l’ha fatto praticamente sempre e un 1% ha sempre subito.<br />
GRAFICO 10. DISCRIMINAZIONE ATTUATA E SUBITA: COMPARAZIONE<br />
DEI VALORI PERCENTUALI (ANNO SCOLASTICO 2011-2012)<br />
16<br />
12<br />
8<br />
16,6%<br />
perCentuale<br />
11,7%<br />
hA DISCrIMINAtO<br />
hA SubItO DISCrIMINAZIONE<br />
4<br />
0<br />
3,4% 3,2% 3,2%<br />
ogni tanto in molti momenti Sempre<br />
1%<br />
Frequenza<br />
7<br />
Va considerato che esiste un<br />
normale filtro individuale nel<strong>la</strong><br />
de-codifica di cosa sia un atto<br />
discriminatorio, con il<br />
conseguente rischio di<br />
un’interpretazione soggettiva<br />
diversa di uno stesso evento da<br />
parte degli alunni.<br />
Anche in questo caso si inserisce <strong>la</strong> nazionalità come variabile filtro. I dati mostrano una<br />
tendenza concettualmente opposta a quel<strong>la</strong> precedente, in quanto gli stranieri che dichiarano<br />
di aver discriminato qualcuno almeno una volta l’anno sono il 24% degli intervistati,<br />
mentre gli italiani sono il 23%. Se poi si restringe l’osservazione alle frequenze più alte,<br />
gli stranieri sono percentualmente il doppio, il 10,8% a fronte di un 5,5% degli italiani.<br />
Quindi, se gli stranieri sono i soggetti più a rischio di <strong>discriminazione</strong>, sono anche<br />
quelli che <strong>la</strong> agiscono percentualmente di più.<br />
Spostando <strong>la</strong> domanda su una dimensione più neutra, quel<strong>la</strong> dell’avere visto un atto di<br />
<strong>discriminazione</strong> all’interno del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> durante l’ultimo anno 7 , aumentano le percentuali<br />
che attestano <strong>la</strong> presenza del problema. Il 70% degli intervistati dichiara di aver assistito,<br />
almeno una volta durante l’ultimo anno, ad un atto discriminatorio nel<strong>la</strong> propria scuo<strong>la</strong>.<br />
Se si vuole restringere l’informazione solo a coloro che hanno visto perpetuarsi questi<br />
comportamenti con una frequenza più rilevante (le risposte in molti momenti e sempre) <strong>la</strong><br />
percentuale rimane comunque considerevole e si attesta al 30%. Ossia quasi uno studente<br />
su tre dichiara che gli atti di <strong>discriminazione</strong> sono quantitativamente molto presenti<br />
nelle scuole italiane. Questi valori confermano in maniera netta ed inequivocabile <strong>la</strong><br />
drammaticità di una normalità del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> all’interno del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>. In questo<br />
caso si intende per normale un comportamento che può essere esercitato con evidente<br />
libertà, quindi con tacito consenso da parte di molti dei soggetti presenti (fisicamente<br />
o simbolicamente) a vario titolo nel contesto scuo<strong>la</strong> (Tabel<strong>la</strong> 6).<br />
Anche il racconto delle esperienze vissute dagli intervistati come testimoni di episodi di<br />
<strong>discriminazione</strong> diventa più ricco di dettagli. È evidentemente più facile <strong>la</strong> narrazione in<br />
terza persona piuttosto che in prima, quali soggetti attivi del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>.<br />
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