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IDEE contro la discriminazione - Save the Children Italia Onlus

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I: “E come pensi che si possa combattere <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Con l’informazione sui giovani secondo me”<br />

I: “I giovani secondo te come potrebbero essere informati?”<br />

R: “Ad esempio passando nelle scuole, organizzando eventi, oppure anche<br />

semplicemente impedendo che <strong>la</strong> televisione passi queste cavo<strong>la</strong>te che<br />

discriminano. Ad esempio, faccio un esempio banale, una cosa che a me dà<br />

fastidissimo, quando succede qualcosa, tipo un omicidio un furto o qualsiasi altra<br />

cosa, in telegiornale o anche sul giornale, se è un italiano scrivono un ragazzo<br />

qualcosa, scrivono che è stato commesso un omicidio... se invece c’è stato un<br />

furto fatto da una persona straniera dicono ecco un extracomunitario ha fatto<br />

questo, ecco un rumeno ha fatto questo. Secondo me è sbagliato, sono tutte<br />

piccole cose che andrebbero cambiate” (int. 8)<br />

I: “In che modo si può eliminare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Si devono, si deve impedire ai soggetti che promuovono il razzismo di spiegare<br />

le loro idee in televisione, si deve impedire a questi soggetti di espandersi, di<br />

andare nelle scuole, di distribuire vo<strong>la</strong>ntini, di andare in televisione. Il razzismo si<br />

elimina in questa maniera” (int. 67)<br />

I: “Chi pensi che deve intervenire per aiutare i ragazzi discriminati? Lo Stato, <strong>la</strong> famiglia,<br />

gli amici?”<br />

R: “Forse <strong>la</strong> famiglia, lo Stato, forse tutte le persone o <strong>la</strong> società, l’organizzazione<br />

che comunque sia nel<strong>la</strong> vita quotidiana hanno un ruolo importante!” (int. 181)<br />

I: “Chi deve intervenire per aiutare i ragazzi discriminati? Magari persone adulte, <strong>la</strong><br />

famiglia?”<br />

R: “Lo Stato ma a quanto pare allo Stato non interessa parecchio” (int. 185)<br />

Oltre a questi soggetti istituzionali, nelle parole degli intervistati sono contenute anche<br />

altre prospettive, altre possibilità di intervento e soggetti coinvolti. In primis le responsabilità<br />

individuali riconducibili ad un problema “psicologico” di chi discrimina, quindi<br />

andando oltre <strong>la</strong> causa che ha prodotto questo “problema”, lo si indica come dato di fatto<br />

e nodo che va risolto.<br />

I: “Credi che si possa fare qualcosa per combattere il pensiero e l’atteggiamento di chi<br />

discrimina?”<br />

R: “Ma secondo me sì, però comunque una persona che tende a discriminare, cioè<br />

essendo consapevole che sta discriminando, è una persona che ha dei problemi<br />

suoi quindi personali, quindi anche magari di tipo psicologico, quindi insomma<br />

bisognerebbe fare un <strong>la</strong>voro su queste persone però importante, cioè non basta<br />

un corso a scuo<strong>la</strong> o un discorso di un insegnante” (int. 268)<br />

Sul<strong>la</strong> stessa lunghezza d’onda i riferimenti, di cui si è già par<strong>la</strong>to in precedenza, al<strong>la</strong> necessità<br />

di andare in<strong>contro</strong> all’altro, propendere verso <strong>la</strong> conoscenza del diverso, oltre che<br />

all’acquisizione del<strong>la</strong> consapevolezza delle conseguenze del<strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>. Qui compare<br />

e ritorna un riferimento al<strong>la</strong> propria fede come chiave di lettura dell’altro o, meglio,<br />

dell’in<strong>contro</strong> con l’altro.<br />

I: “Avresti delle idee per contrastare <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong> del<strong>la</strong> tua scuo<strong>la</strong>?”<br />

R: “Ce ne avrei tante, ci vorrebbero ore per descriverle tutte, però quel<strong>la</strong> più<br />

fondamentale è quel<strong>la</strong> di accogliere diciamo l’altro pensando che l’altro, anche<br />

cristianamente par<strong>la</strong>ndo, negli occhi dell’altro vediamo qualcosa che va oltre l’umano,<br />

vediamo un po’ anche l’idea di Dio, vedere nell’altro anche questo” (int. 153)<br />

I: “In che modo si può combattere <strong>la</strong> <strong>discriminazione</strong>?”<br />

R: “Si può combattere cercando di mettersi nei panni del<strong>la</strong> persona discriminata e<br />

vedere cosa si prova, secondo me se <strong>la</strong> gente provasse quel<strong>la</strong> sensazione non<br />

discriminerebbe più” (int. 83)<br />

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