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Nasce “L’Associazione dei Magistrati<br />
Italiani delle Misure Patrimoniali”<br />
Si chiama 'Associazione dei Magistrati Italiani delle Misure<br />
Patrimoniali' (Amimp) e in 45 magistrati, da tutta Italia,<br />
hanno già aderito. Lo scopo é quello di promuovere la conoscenza<br />
in materia di misure di prevenzione, confische, sequestri<br />
e nell'amministrazione giudiziaria dei beni in fase cautelare.<br />
Nonché quello di collaborare con associazioni e ordini professionali<br />
per migliorare la gestione dei beni confiscati. La presentazione<br />
dell’iniziativa è avvenuta a Palermo, al Cinema Rouge et Noir, in<br />
occasione della manifestazione 'Ripensare l'antimafia', alla presenza<br />
del presidente dell'Anm, Rodolfo Sabelli, del consigliere del<br />
Csm Franco Cassano e del presidente della sezione misure di prevenzione<br />
di Palermo, Silvana Saguto. Oltre ai presenti, ad aderire<br />
all’Amimp c’erano, tra gli altri, Franco Roberti, procuratore Nazionale<br />
Antimafia, Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica<br />
di Roma, Lia Sava, procuratore aggiunto della Repubblica di Caltanissetta,<br />
Piergiorgio Morosini, Gip del Tribunale di Palermo, Antonio<br />
Balsamo, presidente della sezione misure di prevenzione di<br />
Caltanissetta, Sergio Lari, procuratore della Repubblica di Caltanissetta.<br />
"Ma ai 45 del comitato promotore ci aspettiamo se ne aggiungano<br />
molti altri – ha spiegato Giovanbattista Tona, consigliere<br />
della Corte d’Appello di Caltanissetta tra i promotori dell'iniziativa<br />
- quello dei beni confiscati é un settore specializzato che però richiede<br />
un approccio multidisciplinare". Oltre ad uno scambio di informazioni,<br />
l'associazione si propone di collaborare con centri di<br />
ricerca universitari, ordini professionali e associazioni impegnate<br />
sul fronte dei beni confiscati, offrendo anche un contributo all'Agenzia<br />
Nazionale per la destinazione dei beni confiscati e alle<br />
altre strutture amministrative competenti con l'obiettivo di facilitare<br />
la ricerca di soluzioni efficienti sulla gestione e destinazione dei<br />
beni. "Le misure di prevenzione – ha proseguito Tona- sono diventate<br />
così importanti nell'azione di contrasto alle mafie perché<br />
da 20 anni se ne occupano solo magistrati e investigatori. Purtroppo<br />
il grande management non è riuscito a impedire il rischio<br />
delle infiltrazioni mafiose, anzi ha consegnato un pezzo di economia<br />
alle organizzazioni criminali, proprio mentre cittadini e magistrati<br />
morivano nel tentativo di restituire alla collettività parti del<br />
territorio sottratte alla mafia”. Il Consigliere della Corte d’Appello di<br />
Caltanissetta ha ribadito che “nella gestione dei beni confiscati occorrono<br />
competenze manageriali ma anche un cambiamento nella<br />
cultura, con un approccio integrato, senza sacerdoti intoccabili e<br />
prospettive salvifiche”.<br />
Ad aprire la seconda giornata del convegno “Ripensare l’antimafia”,<br />
al cinema Rouge et Noir alla presenza tra gli altri degli studenti<br />
delle facoltà di giurisprudenza e di scienze politiche nonché degli<br />
alunni di dell'istituto Volta di Palermo è stata la visione del film “La<br />
mafia uccide solo d’estate” che ha raccontato ai giovani la storia,<br />
a tratti ironici, della Sicilia e dell’intero paese. “Le cose -ha detto<br />
Pif rivolgendosi agli studenti iniettando loro una dose di coraggio,<br />
ottimismo e di speranza- cambiano in questo paese e pure in questa<br />
città. Anche se lentamente, cambiano”.<br />
Dopo la proiezione un dibattito- moderato dal giornalista Gaetano<br />
Savatteri- con Pif, Pina Picierno e Costantino Visconti. Pina Picierno-<br />
responsabile legalità della segreteria del Pd- che è intervenuta<br />
nel dibattito, ha subito ricordato il giornalista Giancarlo<br />
Siani e il sacerdote don Beppe Diana, entrambi uccisi dalla camorra.<br />
"Se non si trancia il legame tra mafia e politica -ha detto<br />
Pina Picierno, - non andremo da nessuna parte. Sulla gestione<br />
dei rifiuti tossici in Campania ci sono state collusioni nella politica<br />
e nella pubblica amministrazione, non si poteva non sapere<br />
quello che stava succedendo. La politica ha scelto di non<br />
vedere". Occuparsi di antimafia dovrebbe essere una cosa normale,<br />
soprattutto per chi viene dal Mezzogiorno e ha contestato<br />
l'approccio di chi si autoincensa perché si occupa di questi temi.<br />
“Non si può delegare agli altri la lotta antimafia, aspettando<br />
l'eroe di turno. Non si sceglie dove nascere, ma si può scegliere<br />
di restare e combattere per la propria terra - ha proseguito Picierno<br />
- la rottura culturale é avvenuta con la narrazione e con<br />
Gomorra". Pif ha esternato ai presenti un suo desiderio: "Voglio<br />
fare il museo dell'antimafia e in questo progetto Telecom si<br />
é impegnata. Ho ricevuto anche l'adesione della figlia di Boris<br />
Giuliano e di Roberta Iannì, figlia di Carmelo, l'albergatore palermitano<br />
che aiutò la polizia ad arrestare raffinatori di droga, facendoli<br />
infiltrare nel suo albergo come camerieri".<br />
Un appello che è stato subito raccolto da Silvana Saguto, Presidente<br />
della sezione misure di prevenzione di Palermo."Noi<br />
del reparto misure di prevenzione- ha detto- non possiamo assegnare<br />
beni confiscati perché è un compito che spetta all'agenzia<br />
nazionale, ma possiamo dare in comodato d'uso in<br />
tempi rapidi una sede per il museo dell'antimafia che vuole fare<br />
Pif e che ha proposto oggi". La stessa poi, con rammarico, ha<br />
raccontato che ci sono tanti beni che nessuno vuole, come ad<br />
esempio la casa di Scaduto a Bagheria. La motivazione è dettata<br />
dalla paura. “Noi a Palermo cerchiamo di non lasciare nessun<br />
bene vuoto. Ma è più facile fare funzionare un’impresa,<br />
dove ci sono gli operai che vogliono lavorare, che affittare un<br />
immobile, perché in questo caso è il singolo a metterci la faccia”.<br />
Poi ha parlato di un fatto realmente accaduto. “Ad Agrigento,<br />
ad esempio, una persona è stata ammazzata per aver<br />
comprato all'asta un bene in fallimento, figuratevi quando si<br />
tratta di un bene appartenuto a un mafioso”.<br />
"Non abbiamo niente contro il cosiddetto baraccone antimafiaha<br />
detto Costantino Visconti, dell'osservatorio Dems di Palermo-,<br />
ma per sconfiggere la mafia con quel baraccone non<br />
andiamo da nessuna parte". Lo stesso si è detto rammaricato<br />
perché alcuni media locali hanno dedicato poche righe a un<br />
confronto che a Palermo ha chiamato a raccolta esperti, magistrati<br />
e penalisti da tutta Italia. “Anche nella lotta alla mafia e<br />
agli stereotipi dell'antimafia- ha rimarcato- i media hanno una<br />
responsabilità".<br />
M.F.<br />
18 7aprile2014 asud’europa