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Reati culturalmente orientati<br />
Melinda Zacco<br />
La tendenza a dare rilevanza all’identità culturale di un individuo<br />
in ambito processual-penalistico non è un fatto nuovo<br />
né isolato. Negli Stati Uniti se ne discute dalla metà degli<br />
anni Ottanta, a seguito di sempre più numerose sentenze che, più<br />
o meno informalmente, hanno riconosciuto valore attenuante all’influenza<br />
di fattori culturali nel determinare la condotta penalmente<br />
rilevante dell’imputato. Ma la questione non si è posta solo<br />
negli Stati Uniti, bensì sempre più pressante anche in Italia e Germania,<br />
dovuta all’intensificarsi dei flussi migratori che hanno reso<br />
centrale la questione dei cosiddetti “reati culturalmente motivati”.<br />
Di tutto ciò se ne è parlato al primo convegno di studi sui “reati<br />
culturalmente orientati” organizzato presso l’Aula Magna della<br />
Corte d’Appello, dalla Consulta Femminile della Camera Penale di<br />
Palermo. Durante il convegno si è messo in evidenza il significato<br />
e la rilevanza della motivazione culturale nell’ambito dei “reati<br />
culturalmente orientati” e in particolare nei delitti aventi come vittime<br />
le donne. Al convegno sono intervenuti il Presidente della<br />
Corte d’Appello Vincenzo Oliveri, il sottosegretario di Stato allo<br />
sviluppo economico Sen. Simona Vicari, il Prefetto Francesca<br />
Cannizzo, il Sostituto Procuratore Generale Mirella Agliastro e il<br />
Procuratore aggiunto di Palermo Leonardo Agueci, nonché magistrati<br />
e avvocati competenti in materia.<br />
La coesistenza di culture diverse sul territorio di un medesimo<br />
Stato pone, come è noto, problemi di convivenza a livello sociale<br />
che si ripercuotono inevitabilmente sulla sfera giuridica, e quindi<br />
anche sul diritto penale. Ne parliamo con Mirella Agliastro, vice<br />
procuratore generale alla quale chiediamo:<br />
In cosa consiste il reato a base culturale<br />
Tra i reati a base culturale, non rientra qualunque reato commesso<br />
da immigrati o da esponenti di gruppi o etnie o minoranze, comunque<br />
presenti sul territorio, ma si deve trattare di “fattispecie<br />
concrete” nelle quali l’imputato abbia infranto, con la sua condotta<br />
penalmente rilevante, la legge penale del territorio ospitante nella<br />
consapevolezza di avere agito conformemente alle norme giuridiche,<br />
alle tradizioni sociali o ai precetti morali del proprio gruppo<br />
culturale di appartenenza, e cioè occorre che la condotta delittuosa<br />
sia esattamente ed effettivamente la proiezione dei condizionamenti<br />
culturali del suo paese di provenienza o della sua fede<br />
di riferimento.<br />
Nel trapezio dell’osservanza di un ordinamento penale, riconoscere<br />
i motivi che spingono un immigrato, un extracomunitario, o<br />
uno straniero a commettere un delitto nel nostro Stato, può comportare<br />
il rischio di tracciare un’area di extra territorialità, un’enclave<br />
di impunità, il che è inammissibile in un ordinamento penale<br />
del fatto, oppure sono possibili margini di tollerabilità.<br />
Nel nostro Paese quali sono state le ipotesi empiriche che la giurisprudenza<br />
si è trovata ad affrontare<br />
Sicuramente i maltrattamenti in famiglia, reati in materia di lavoro,<br />
reati contro la libertà sessuale, reati commessi in danno di vittime<br />
minori, matrimoni incestuosi, poligamici, combinati o imposti,<br />
abuso dei mezzi di correzione e disciplina quale espressione dello<br />
ius corrigendi o dell’autorità maritale o della potestà genitoriale,<br />
oppure condotte poste in essere per vendetta dell’onore maschile<br />
familiare, mutilazioni o deformazioni rituali. I reati che vengono in<br />
rilievo sono: tratta degli esseri umani e prostituzione forzata, riduzione<br />
in schiavitù e accattonaggio, spose bambine, pratiche<br />
e mutilazioni genitali femminili, ed in generale violenza intrafamiliare<br />
contro le donne, i minori e i soggetti deboli; maltrattamenti,<br />
stupro coniugale, abuso dei mezzi di correzione.<br />
Per quanto riguarda lo stupro coniugale, in cosa consiste e<br />
come interviene la legge<br />
Lo stupro coniugale avviene quando il compagno minaccia la<br />
partner se non acconsente ad un rapporto e, malgrado le minacce<br />
di rappresaglie la donna si presta al rapporto coniugale,<br />
ma poi denuncia il marito violento alla Polizia.<br />
Anche la Corte di Cassazione sta prestando maggiore attenzione<br />
a tale fenomeno affermando che può sussistere il delitto<br />
di violenza sessuale ove la vittima sia stata inizialmente consenziente<br />
all’amplesso e poi invece si tiri indietro, specialmente<br />
nei casi si sesso estremo. Più in generale può succedere che<br />
pur nella patologia di relazioni sentimentali tra un uomo e una<br />
donna, si verifichi l’alternanza tra rapporti sessuali consensuali<br />
a rapporti sessuali imposti e per questi ultimi non può certo presumersi<br />
il consenso atteso che deve permanere durante tutto<br />
lo svolgimento dell’attività sessuale ed occorre il dissenso in ordine<br />
a specifici atti riguardanti pratiche estreme per escludere<br />
l’antigiuridicità della condotta lesiva. La revoca del consenso<br />
naturalmente ha come presupposto che esso possa liberamente<br />
estrinsecarsi, come manifestazione di autodeterminazione,<br />
oltrepassato il quale si realizza una vera e propria<br />
violenza.<br />
Anche la tratta degli schiavi e la prostituzione forzata è un’altra<br />
piaga ancora attuale.<br />
Si tratta di un fenomeno in espansione, perché costituisce una<br />
delle fonti di reddito più interessanti per il crimine organizzato<br />
trans nazionale, da considerare secondo soltanto al business illecito<br />
globale del narcotraffico.<br />
Secondo la Caritas e altre organizzazioni umanitarie lo sfruttamento<br />
e la tratta degli esseri umani colpisce prevalentemente<br />
42 7aprile2014 asud’europa