07.01.2015 Views

vAIrD

vAIrD

vAIrD

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

L'Aja dà lo stop al Giappone<br />

sulla caccia alle balene<br />

Naomi Petta<br />

Stop agli arpioni giapponesi a caccia di balene nell'Oceano<br />

Antartico. Per la Corte internazionale di Giustizia dell'Aja «è<br />

illegale» e non ha «fini scientifici», quindi ne ha ordinato la<br />

sospensione. Con «rammarico e delusione», Tokyo si adeguerà<br />

riconoscendo «grande importanza all'ordinamento giuridico internazionale<br />

e allo Stato di diritto come fondamento della comunità<br />

internazionale». Esultano gli animalisti accogliendo una sentenza<br />

che definiscono «storica». La Corte ha così risolto il duro contenzioso<br />

sollevato nel 2010 dall'Australia, poi seguita dalla Nuova Zelanda,<br />

che aveva portato il Giappone in giudizio chiedendo una<br />

pronuncia sulla caccia alle balene ritenendola «mera attività commerciale,<br />

in violazione delle convenzioni internazionali e dell'obbligo<br />

a preservare i mammiferi marini e l'ambiente marino».<br />

L'accusa era di aggirare, con la scappatoia della ricerca scientifica,<br />

il divieto di caccia alle balene del 1986. «Il Giappone deve revocare<br />

i permessi, le autorizzazioni o le licenze già rilasciate nell'ambito<br />

del Jarpa II (il programma sulla ricerca, ndr) e non<br />

concedere eventuali nuove licenze», ha detto il giudice Peter<br />

Tomka, nel corso dell'udienza al Palazzo della Pace all'Aja. Il Giappone<br />

«è deluso e si rammarica che la Corte abbia dichiarato che<br />

la Jarpa II non rientrava nell'ambito di applicazione dell'articolo<br />

VIII, par.1» della International Whaling Commission (Iwc), cioè nel<br />

caso di caccia a fini scientifici, ha fatto sapere il ministero degli<br />

Esteri di Tokyo riprendendo un commento rilasciato da Koji Tsuruoka,<br />

rappresentante nipponico davanti alla Corte. Tokyo ricorda<br />

di aver aderito alla Iwc oltre 60 anni fa e malgrado «le profonde divisioni<br />

in seno alla Commissione stessa e l'incapacità negli ultimi<br />

anni a funzionare in modo efficace», ha accettato di rimanere all'interno<br />

della Iwc e tentare di trovare soluzioni generalmente accettabili<br />

ai problemi. Molti hanno accusato il Giappone di aver<br />

sfruttato una scappatoia del Trattato Baleniero Internazionale sostenendo<br />

che il programma aveva fini di ricerca scientifica, anche<br />

se la carne di balene finiva in ristoranti e supermercati giapponesi.<br />

Numerose le azioni di contrasto da parte della flotta degli ecologisti<br />

di Sea Shepherd, nelle acque del mare australe. Coro di apprezzamento<br />

delle associazioni a protezione degli animali: «La<br />

leggenda della caccia 'scientifica' si frantuma con una sentenza<br />

storica» dice la Lav aggiungendo che ora «le balene non saranno<br />

più cacciate nel Santuario dell'Antartico dalle flotte di pesca giapponesi»;<br />

il Giappone dovrà ritirare le sue flotte già pronte per la<br />

caccia di quest'anno, dopo che dal 1986 al 2013 ha ucciso più<br />

di 14.000 balene. Gratitudine alla Corte da parte dell'Enpa che<br />

ricorda di aver sempre sostenuto che la caccia a scopo scientifico<br />

era «solo un banale pretesto per per sterminare le balene<br />

che sono considerate competitrici nella pesca, come gli altri cetacei».<br />

Questo stop, spiega il Wwf internazionale, consentirà di<br />

«proteggere le balene nell'Oceano Antartico e di mantenere in<br />

salute le balene in tutto il mondo» anche perchè la decisione<br />

della Corte «è vincolante e non può essere oggetto di ricorso».<br />

Si stima che le balene grigie del Pacifico Orientale abbiano recuperato<br />

appieno la propria condizione originaria. Le balene<br />

grigie del Pacifico Occidentale, invece, sono le più minacciate<br />

in assoluto: contando circa cento esemplari, la specie è ormai<br />

sull'orlo dell'estinzione.<br />

La caccia commerciale non è l'unico pericolo che devono fronteggiare.<br />

Negli ultimi 50 anni, l'impatto delle attività dell'uomo<br />

sugli ecosistemi marini è profondamente cambiato.<br />

Il cambiamento climatico, l'inquinamento chimico e acustico,<br />

l’aumento del traffico marittimo, lo sfruttamento eccessivo delle<br />

risorse ittiche mettono a repentaglio la sopravvivenza delle popolazioni<br />

di balene rimaste. La pesca industriale sottrae alle balene<br />

preziose risorse alimentari e le espone al rischio delle<br />

catture accidentali. Nonostante le minacce aumentino e dal<br />

1986 sia in vigore una moratoria sulla caccia commerciale, la<br />

Commissione Baleniera Internazionale (IWC) - organismo istituito<br />

per tutelare le popolazioni di cetacei – non è ancora stata<br />

in grado di fermare le nazioni baleniere. Norvegia, Islanda e<br />

Giappone continuano a cacciare. Quest’ultimo ricorrendo al<br />

pretesto della caccia effettuata a fini scientifici viola ogni anno<br />

il Santuario dell’Oceano Antartico (istituito nel 1994), uccidendo<br />

ogni anno oltre 500 esemplari di balene nell’area.<br />

In realtà, il fronte a favore della caccia commerciale all'interno<br />

dell'IWC non riflette un cambiamento nell'opinione pubblica, ma<br />

è solo il frutto di una politica di acquisto di voti che da anni<br />

l'Agenzia di Pesca giapponese con invidiabile perseveranza<br />

porta avanti, reclutando nuove e piccole nazioni e offrendo appetitosi<br />

finanziamenti in cambio di un voto allineato.<br />

Le aspettative troppo ottimistiche sul recupero delle popolazioni<br />

di balene si basano sull'assunto che, a eccezione della caccia<br />

commerciale, le balene sono al sicuro esattamente come potevano<br />

esserlo centinaia di anni fa. Purtroppo questa premessa<br />

non è più valida. A molti stranieri appariva così incomprensibile<br />

che il Giappone dilapidasse un capitale di "goodwill" internazionale<br />

_ guadagnato con fatica e soldi offerti generosamente<br />

per buone cause, come quella dell'aiuto ai paesi in via di sviluppo<br />

_ con dimostrazioni di testardaggine e protervia in grado<br />

di attirare il biasimo di buona parte della comunità internazionale<br />

su una questione sostanzialmente insignificante. Ogni discussione<br />

in proposito con funzionari governativi _ tutti i<br />

giornalisti di Tokyo lo ricordano _ finiva nella farsa di argomentazioni<br />

piuttosto ridicole,come quella della allegata maggiore<br />

intelligenza dei maiali. Il che sarà anche vero, ma certo non<br />

pertinente al punto cruciale relativo alla sensibilità internazionale<br />

sempre più spiccata in direzione di una tutela dei mammiferi<br />

del mare e più in generale della fauna ittica e dell'equilibrio<br />

delle risorse oceaniche.<br />

34 7aprile2014 asud’europa

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!