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Gennaio - Febbraio - Marzo 2007 - Ordine dei Giornalisti

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RICORRENZA DI SAN FRANCESCO DI SALES<br />

Tettamanzi<br />

“Auspicabile che ci siano sempre<br />

più comunicatori che si specializzino<br />

nel sapere interloquire<br />

e dialogare con i bambini”<br />

La ricorrenza annuale del patrono di scrittori e giornalisti, san Francesco di Sales, ha offerto lo spunto per anticipare il tema della<br />

Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, la quarantunesima, che quest’anno punta l’obiettivo sul rapporto bambini e media. A<br />

Milano i giornalisti si sono incontrati il 20 gennaio all’Ambrosianeum per un’analisi del problema.<br />

di Sergio Borsi<br />

Rileggiamo alcuni passaggi.<br />

Due dati per avvicinarsi al tema. Quando diciamo<br />

bambini e ragazzi ci riferiamo a una<br />

popolazione che va dai tre/quattro anni fino<br />

ai 14. Fra i media preferiti c’è assolutamente<br />

prima la televisione (con i programmi per fascia<br />

d’orario e di età) e internet. Molte le preferenze<br />

anche per i videogames. Aggiungiamo<br />

che un ragazzo su due di età compresa<br />

fra i 7 e i 14 anni usa il telefono cellulare,<br />

molto spesso per inviare e ricevere sms.<br />

Ci dicono i ricercatori che i ragazzi dedicano<br />

15 mila ore alla tv e 11 mila ore allo studio. E<br />

4 milioni di ragazzi fra i 3 e i 10 anni guardano<br />

la tv in media 2 ore e 40 minuti al giorno.<br />

Si possono dire soddisfatti i comunicatori<br />

(ideatori, produttori, sceneggiatori, programmisti,<br />

giornalisti) di quanto offre oggi la tv<br />

Certamente no e la conferma viene dai ra-<br />

gazzi: i telegiornali sono difficili da capire,<br />

spesso provocano paure, di fronte a episodi<br />

di violenza molti ragazzi cambiano canale<br />

oppure chiudono gli occhi per non vedere le<br />

scene.<br />

Ma allora viene da chiedersi: sono efficaci le<br />

norme contenute nelle varie carte e decaloghi,<br />

negli indirizzi del Parlamento, nei controlli<br />

e nelle sanzioni dell’Autorità e della<br />

Commissione<br />

Diciamo che c’è ancora molto lavoro da svolgere<br />

e che gli argini troppo spesso sono superati<br />

e i limiti non rispettati.<br />

Lo spazio che l’informazione dedica ai ragazzi<br />

è comunque rilevante.<br />

Oltre ai programmi (oggi si stanno sviluppando<br />

anche fiction e reality interpretati solo<br />

da ragazzi) in Europa, Italia compresa, ogni<br />

giorno le tv pubbliche trasmettono 14 tg per<br />

i ragazzi. Che significa selezionare le notizie,<br />

adeguare il linguaggio, controllare con severità<br />

le immagini, dare una chiave interpretativa<br />

ad ogni avvenimento in scaletta.<br />

C’è materia sulla quale riflettere. La proposta<br />

è stata fatta ai giornalisti dal cardinale arcivescovo<br />

Tettamanzi. Ne ripropongo due concetti.<br />

Il primo. “Non c’è dubbio che i bambini hanno<br />

‘un loro mondo’, ma non c’è neppure dubbio<br />

che non devono rimanere chiusi in questo<br />

mondo tutto loro: devono, invece, essere<br />

aiutati ad aprirsi. In altri termini, non è corretto<br />

escluderli sempre dai problemi reali del<br />

nostro mondo, quasi per un eccessivo senso<br />

di difesa e di protezione.<br />

Possono e devono, invece, essere coinvolti e<br />

bisogna di fatto aiutarli a capire, e questo rispondendo<br />

alle loro domande, imparando<br />

con pazienza e disponibilità a dialogare con<br />

loro”.<br />

Il secondo. “È auspicabile che ci siano sempre<br />

più comunicatori che si specializzino nel<br />

sapere interloquire e dialogare con i bambini.<br />

Cercando ora di immaginare come potrebbe<br />

essere il comunicatore capace e responsabile<br />

in questo delicatissimo ambito,<br />

direi che dovrebbe essere una persona positiva,<br />

amante della vita, una persona che<br />

conosce bene la realtà di questo mondo e<br />

che in essa sa scoprire segni di speranza,<br />

buone notizie, e che sa come comunicarle ai<br />

bambini. Dovrebbe essere un comunicatore<br />

che rifugge dalla ricerca ostentata del limite<br />

e del trasgressivo, che non ama la violenza<br />

ma ricerca la pace e il dialogo. Dovrebbe essere,<br />

infine, una persona che sa tessere relazioni<br />

costruttive e amicali, una persona nel<br />

cui animo sono vivi i valori fondamentali del<br />

rispetto della vita e della passione per la verità”.<br />

La provocazione, cioè il suggerimento, è da<br />

raccogliere, non solo in una carta, ma nel<br />

nostro lavoro quotidiano. La dovrebbero raccogliere<br />

anche le imprese la cui offerta per i<br />

più giovani è comparata col mercato pubblicitario<br />

e con i costi di produzione.<br />

In alto, il cardinale Tettamanzi. Qui sopra, la sala dell’Ambrosianeum durante i lavori e, a destra, l’intervento del presidente Abruzzo all’incontro.<br />

IL PREMIO È GIUNTO ALLA SESTA EDIZIONE.<br />

Emilio Pozzi “Campione per la solidarietà” del <strong>2007</strong><br />

Franco<br />

Abruzzo<br />

con Mario<br />

Furlan<br />

(al centro)<br />

ed<br />

Emilio Pozzi.<br />

ORDINE 1- 2- 3 <strong>2007</strong><br />

Milano, 24 gennaio <strong>2007</strong>. Un riconoscimento<br />

a chi migliora il proprio ambiente professionale<br />

o sociale e rappresenta un esempio<br />

positivo per l’opinione pubblica: è il premio<br />

“Il Campione”, giunto alla sesta edizione.<br />

Nato da un’idea di Mario Furlan, fondatore<br />

<strong>dei</strong> City Angels, è organizzato dalla<br />

sua associazione di volontariato e<br />

dall’Osservatorio giornalistico Mediawatch,<br />

con la sponsorizzazione della casa farmaceutica<br />

Bayer e il patrocinio della Provincia<br />

di Milano.<br />

Il premio consiste in una statuina in vetro simile<br />

a quelle del premio Oscar: rappresenta<br />

la sagoma di un uomo con un grande<br />

cuore in mano ed è stata realizzata da una<br />

cooperativa che dà lavoro a persone svantaggiate.<br />

“Il premio è un riconoscimento per<br />

le persone che hanno lanciato messaggi e<br />

valori positivi attraverso i mass-media.<br />

Per essere campioni, infatti, non basta diventare<br />

protagonisti <strong>dei</strong> mezzi di comunicazione,<br />

ma bisogna anche influenzare positivamente<br />

l’opinione pubblica”, spiega Mario<br />

Furlan, fondatore dell’associazione di volontariato<br />

<strong>dei</strong> City Angels e ideatore dell’iniziativa.<br />

Quest’anno il titolo di “Campione per<br />

la Comunicazione” è stato assegnato al<br />

giornalista professionista Emilio Pozzi (già<br />

voce notissima di Radio Rai) e a sua moglie<br />

Luciana Invernizzi, che nel carcere di San<br />

Vittore, dove i reclusi stranieri sono oltre la<br />

metà, si adoperano per insegnare l’italiano<br />

ai detenuti stranieri e per tenere incontri sulle<br />

varie culture.<br />

Pozzi, docente di Storia del teatro<br />

all’Università di Urbino, è anche stato l’ideatore<br />

e il coordinatore del notiziario del carcere,<br />

Il due, al quale collaborano i detenuti.<br />

Il Comitato d’onore del Premio annovera, tra<br />

gli altri, il presidente dell’ordine <strong>dei</strong> giornalisti<br />

della Lombardia, Franco Abruzzo, il comandante<br />

della Polizia municipale Emiliano<br />

Bezzon, il prefetto di Milano Gian Valerio<br />

Lombardi, l’assessore Vittorio Sgarbi, in rappresentanza<br />

del Comune di Milano, l’assessore<br />

Domenico Zambetti, in rappresentanza<br />

della Regione Lombardia, il personaggio televisivo<br />

Raffaello Tonon.<br />

La Provincia è rappresentata dal presidente<br />

del Consiglio provinciale, Vincenzo Ortolina.<br />

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