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Gennaio - Febbraio - Marzo 2007 - Ordine dei Giornalisti

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Presentata una raccolta “inedita”al Consolato svizzero di Milano<br />

Eugenio Balzan,<br />

grande come amministratore<br />

del “Corriere della Sera”,<br />

ma anche come cultore d’arte<br />

In alto il<br />

simbolo dell’Esposizione<br />

internazionale<br />

del 1906.<br />

A lato la<br />

rivoluzionaria<br />

Linotype<br />

del principio<br />

del ‘900.<br />

ORDINE 1- 2- 3 <strong>2007</strong><br />

vano a distanziare, e di molte lunghezze, tutti<br />

gli altri. Si pensi che, nel 1905, Il Commercio<br />

arrivava a 35.000 tirature giornaliere, Il Tempo<br />

a 30.000, La Lombardia a 25.000, La Sera a<br />

19.000. Per non parlare de L’Osservatore cattolico<br />

e La Perseveranza, che raggiungevano a<br />

malapena le 8.000 copie giornaliere”.<br />

Un rinnovamento tecnologico che chiaramente<br />

non si limitò all’utilizzo delle macchine compositrici,<br />

ma che stimolò anche i rami collaterali<br />

dell’industria grafica - a partire da quello<br />

della fusione <strong>dei</strong> caratteri - portando alla nascita<br />

di un nuovo settore che, pur continuando<br />

sostanzialmente a escludere la costruzione<br />

delle rotative (unica eccezione in questo<br />

senso, la ditta Norberto Arbizzoni di Monza),<br />

incominciò ad affermarsi sul mercato nazionale<br />

e, in alcuni casi, a competere con la concorrenza<br />

straniera.<br />

Quel mostro d’acciaio che imprime,<br />

trascina, piega e cuce<br />

Di tutto questo l’Esposizione internazionale del<br />

1906 divenne testimonianza e celebrazione.<br />

Furono 21 le ditte milanesi attive nel campo<br />

delle arti grafiche che vi presentarono i loro<br />

prodotti, accanto a quelle tedesche, francesi e<br />

inglesi. Spiccava, nei padiglioni allestiti al Parco<br />

Sempione, la Società editrice Corriere della<br />

Sera, “con un macchinario modernissimo per<br />

la stampa del giornale, capace di sfornare<br />

24.000-25.000 copie all’ora” (fu proprio in quell’anno<br />

che al Corriere fece il suo ingresso la gigantesca<br />

rotativa americana Hoe, chiamata a<br />

soppiantare le vecchie Marinoni di Eugenio<br />

Torelli Viollier, fondatore e primo direttore del<br />

quotidiano nel 1876, le quali arrivavano a 4.000<br />

copie l’ora). Ma c’erano anche, ha ricordato<br />

Ada Gigli Marchetti, “la Società editrice<br />

Sonzogno, che stampava con macchinario potente<br />

e moderno il quotidiano Il Secolo; la<br />

Urania, che aveva una bella e completa mostra<br />

di macchine tipografiche e litografiche con relativi<br />

accessori in azione e che esponeva anche<br />

una piccola fonderia di caratteri e numerosi<br />

punzoni e matrici originali; la ditta Eredi di F.<br />

Gerosa che esponeva un apparecchio per la riproduzione<br />

di manoscritti e disegni mediante<br />

pergamena vegetale e inchiostro appositamente<br />

preparato”.<br />

Grande dovette essere il successo del settore,<br />

se è vero che particolarmente numeroso fu il<br />

pubblico “profano” che, con senso di ammirato<br />

stupore, lo visitò, stando a quanto riferito dai<br />

giornali del tempo. Significativo in questo senso<br />

il commento apparso sulla rivista Milano e<br />

l’Esposizione internazionale del Sempione,<br />

pubblicata da Treves: “Le macchine in moto -<br />

che svelano la parte più significante dell’opera<br />

loro, che ostentano quasi la meravigliosa trasformazione<br />

delle cose più semplici e più disparate<br />

- sorprendono il visitatore, lo trattengono<br />

e lo divertono. Il moto multiforme, rapidissimo<br />

e pigro, continuo e intermittente, tenue e rude,<br />

sommesso e fragoroso; tutte le vibrazioni<br />

strane di quelle anime d’acciaio assumono nell’insieme<br />

un aspetto lusingatore e una voce carezzevole,<br />

che incantano. Ogni macchina, ogni<br />

apparecchio, ogni prodotto ha il suo pubblico;<br />

un pubblico diverso, che gli si raggruppa intorno,<br />

proporzionato di numero, d’aspetto e d’intelligenza<br />

all’oscurità del segreto e all’importanza<br />

dell’uso. Così la maggiore fortuna tocca<br />

al riparto delle grosse macchine grafiche.<br />

Davanti a loro v’è sempre una folla, che ammira<br />

l’intelligenza sicura <strong>dei</strong> maggiori colossi, che<br />

sente tutta la lotta fra la fibra fragile del foglio<br />

che si svolge e il metallo inflessibile che imprime,<br />

trascina, piega e cuce”.<br />

“Nel solenne principio d’un’epoca nuova” (così<br />

Ugo Ojetti sul Corriere definì quell’Expo), tutto<br />

sembrava possibile. “Di questo - ha sottolineato<br />

la professoressa Gigli Marchetti - si mostravano<br />

convinti gli industriali e i lavoratori della<br />

carta stampata, che in quell’occasione si unirono<br />

a congresso. Di questo si mostrarono convinti<br />

anche gli osservatori stranieri, che nella<br />

produzione delle arti grafiche italiane videro<br />

l’immagine di una giovane nazione, piena di ardore<br />

e di generosità”.<br />

di Vito Soavi<br />

Della poliedrica figura di Eugenio Balzan, il<br />

grande personaggio che ha contribuito, con<br />

Luigi Albertini, a portare il Corriere della Sera<br />

nel primo ventennio del secolo scorso al primo<br />

posto in Italia, per prestigio e diffusione,<br />

viene rivelato in questi giorni un inaspettato<br />

risvolto della sua personalità.<br />

Perché Balzan non è stato solo un brillante<br />

giornalista ed un illuminato amministratore<br />

ma anche un attento ed appassionato cultore<br />

d'arte; ciò gli ha permesso di collezionare<br />

con competenza e pazienza una straordinaria<br />

raccolta di dipinti di grandi artisti di scuola<br />

italiana che operarono dalla fine dell’Ottocento<br />

ai primi del Novecento.<br />

“Questa raccolta ha avuto inizio nel 1910, come<br />

ricorda Chiara Vanzetto in un articolo apparso<br />

recentemente sul Corriere. Cercava<br />

opere di affermati pittori contemporanei, consigliato<br />

da amici critici e mercanti d'arte.<br />

Prediligeva autori tradizionali tra naturalismo,<br />

paesaggio e pittura di genere, temi che rispecchiavano<br />

l'ambiente sociale, culturale e<br />

borghese che ruotava intorno al giornale di<br />

via Solferino”.<br />

Le opere più significative di questa collezione<br />

sono state presentate, al pubblico, per le prima<br />

volta in Italia, nella sede del Centro<br />

Culturale Svizzero di Milano dal 25 gennaio al<br />

28 febbraio <strong>2007</strong>.<br />

L'iniziativa è stata promossa dalla Banca<br />

Corner che con l'occasione ha realizzato, con<br />

la collaborazione della Fondazione Balzan,<br />

uno splendido volume curato con sensibile<br />

preparazione artistica da Giovanna Ginex,<br />

con testi di Renata Broggini, la ricercatrice<br />

storica, giornalista ticinese, che del Nostro è<br />

autrice del volume Eugenio Balzan: una vita<br />

per il Corriere, un progetto per l'umanità edito<br />

da Rizzoli.<br />

Nel ventennio fascista la raccolta<br />

nell’ambasciata d’Italia a Berna<br />

Il pubblico che ha affollato la mostra è stato<br />

premiato dalla scoperta del grande valore artistico<br />

delle 34 opere esposte, dalla Darsena<br />

di porta Ticinese di Mosè Bianchi al Bagno<br />

Pompeiano di Domenico Morelli, dal Uomo<br />

nel bosco di Giovanni Fattori, fino ad un piccolo<br />

capolavoro, e non poteva mancare nella<br />

collezione, un delicato Ritratto Muliebre di<br />

Achille Beltrame, il famoso illustratore della<br />

Domenica del Corriere.<br />

La raccolta, a causa <strong>dei</strong> tempi procellosi del<br />

ventennio fascista, seguì inizialmente il suo<br />

mecenate nei suoi spostamenti da Milano a<br />

Zurigo, a Lugano, ed ancora a Berna, accolta<br />

nei locali dell'Ambasciata d'Italia.<br />

Alla fine della guerra la collezione rientrata<br />

nel nostro Paese, venne immagazzinata a<br />

Venezia, grazie all'intervento del prof.<br />

Giuseppe de Logu, grande amico di Balzan<br />

suo consulente artistico già dai tempi del comune<br />

esilio a Zurigo, e reintegrato nell'incarico<br />

di direttore dell'Accademia di Belle Arti<br />

della città lagunare.<br />

Oggi conservati e protetti<br />

nella Fondazione intitolata al padre<br />

In alto, una<br />

delle rare<br />

immagini<br />

di Eugenio<br />

Balzan.<br />

Qui sotto,<br />

uno <strong>dei</strong><br />

quadri<br />

della sua<br />

collezione<br />

esposto a<br />

Milano:<br />

Mosè<br />

Bianchi,<br />

La darsena<br />

di Porta<br />

Ticinese,<br />

1889.<br />

Lina Balzan, la figlia erede, costituendo la<br />

Fondazione intitolata al padre (Premio Balzan<br />

per promovere la cultura, le scienze, e le più<br />

meritevoli iniziative di pace e di fratellanza tra<br />

i popoli), destinò i preziosi dipinti per arricchire<br />

l'arredamento della sede milanese di questa<br />

Istituzione, dove ancor oggi vengono conservati<br />

e protetti.<br />

Mi sono dilungato nel racconto delle peripezie<br />

cui la collezione è stata esposta, per lanciare<br />

un'idea, a titolo strettamente personale,<br />

ma consapevole che Eugenio Balzan, che ho<br />

avuto la fortuna di conoscere e di frequentare,<br />

sono certo avrebbe approvato.<br />

Bisogna trovare finalmente a Milano una sede<br />

definitiva per questi dipinti, per consentire<br />

agli appassionati di belle arti, di poterli liberamente<br />

ammirare, perché rappresentano un<br />

patrimonio culturale per questa città.<br />

Ad esempio, nel restaurato edificio del “suo”<br />

Corriere, magari con accesso diretto dalla via<br />

che gli è stata recentemente intitolata.<br />

Sarebbe fantastico!<br />

La mia provocazione tende ad evitare che<br />

con il trascorrere degli anni il ricordo della figura<br />

di questo geniale giornalista appassisca,<br />

come purtroppo sta capitando.<br />

Sarebbe doveroso, invece, che avvenisse<br />

proprio il contrario.<br />

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