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Gennaio - Febbraio - Marzo 2007 - Ordine dei Giornalisti

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LIBRERIA DI TABLOID<br />

Giuseppe Corasaniti<br />

Diritto e deontologia<br />

dell’informazione<br />

Mauro Paissan<br />

Privacy e Giornalismo<br />

Vito Tartamella<br />

Parolacce<br />

di Sabrina Peron<br />

La libertà di informazione<br />

rappresenta il nucleo vitale<br />

delle libertà civili ed il presupposto<br />

per l’esercizio di<br />

ogni altra libertà costituzionalmente<br />

riconosciuta.<br />

Difatti solo una stampa libera,<br />

unitamente al diritto di<br />

tutti di manifestare il proprio<br />

pensiero, costituiscono i<br />

presupposti di ogni società<br />

autenticamente democratica.<br />

Accanto alla libertà di<br />

informare - ossia il diritto di<br />

ricercare e diffondere informazioni<br />

con ogni mezzo -<br />

sta anche il diritto di essere<br />

informati, il che comporta la<br />

necessità di avere una pluralità<br />

di fonti informative, il libero<br />

accesso alle medesime<br />

e l’assenza di ingiustificati<br />

ostacoli legali alla circolazione<br />

di notizie e idee.<br />

Il volume di Giuseppe Corasaniti,<br />

destinato non solo a<br />

chi si avvia alla professione<br />

giornalistica, ma anche a<br />

tutti coloro che sono interessati<br />

ad approfondirne i<br />

molteplici aspetti giuridici,<br />

affronta, in maniera chiara,<br />

completa ed accurata, le<br />

problematiche connesse all’esercizio<br />

della professione<br />

giornalistica. Il manuale si<br />

apre con un’analisi della disciplina<br />

dell’ordinamento<br />

professionale <strong>dei</strong> giornalisti<br />

(funzionamento e poteri<br />

dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti,<br />

praticantato e accesso alla<br />

professione, lavoro e previdenza<br />

etc.), per poi approfondire<br />

i vari aspetti deontologici:<br />

rispetto della personalità<br />

altrui; rispetto della<br />

verità; dovere di lealtà e<br />

buona fede; dovere di rettifica;<br />

rispetto del segreto professionale.<br />

Con riferimento<br />

alla deontologia, non manca<br />

l’imprescindibile disamina<br />

delle varie Carte, quali la<br />

Carta <strong>dei</strong> doveri del giornalista<br />

e la Carta di Treviso,<br />

del Codice deontologico<br />

adottato in materia di protezione<br />

<strong>dei</strong> dati personali e<br />

del Ccnl giornalisti (all’interno<br />

del quale particolare attenzione<br />

è dedicata ai poteri<br />

del direttore, alla clausola<br />

di coscienza ed ai diritti sindacali).<br />

Il manuale si chiude con un<br />

lungo capitolo dedicato alla<br />

regolamentazione dell’attività<br />

informativa. In riferimento<br />

alla quale, vengono<br />

anzitutto in rilievo le norme<br />

penali concernenti il reato<br />

di diffamazione (con le relative<br />

scriminanti elaborate in<br />

sede giurisprudenziale di<br />

verità, interesse pubblico e<br />

continenza) e la responsabilità<br />

del direttore, nonché<br />

quelle relative i reati di aggiotaggio<br />

(che si realizza<br />

quando, a mezzo di notizie,<br />

false, esagerate e tendenziose,<br />

si cagiona una variazione<br />

fraudolenta <strong>dei</strong> prezzi)<br />

e di insider trading (ossia<br />

la diffusione di notizie riservate<br />

al fine di speculare in<br />

Borsa su titoli societari),<br />

che interessano soprattutto<br />

il delicatissimo ambito del<br />

giornalismo economico e finanziario.<br />

E proprio per prevenire<br />

il fenomeno dell’insider<br />

trading ed affrontare il<br />

problema del conflitto d’interessi,<br />

il Consiglio nazionale<br />

dell’<strong>Ordine</strong> <strong>dei</strong> giornalisti,<br />

ha approvato, nel febbraio<br />

2005, la nuova Carta<br />

<strong>dei</strong> doveri per i giornalisti<br />

dell’informazione economica<br />

e finanziaria, anch’essa<br />

analiticamente esaminata<br />

nel volume di Corasaniti.<br />

Se dunque non vi è vera<br />

democrazia senza libertà di<br />

informazione, legalità e garanzie<br />

sono, e rimangono, i<br />

valori fondamentali e qualificanti<br />

della professione<br />

giornalistica, che, come ricorda<br />

l’Autore nella sua<br />

premessa, mantiene il suo<br />

senso proprio perché trae<br />

negli altri la propria legittimazione.<br />

Il manuale Diritto<br />

e deontologia dell’informazione,<br />

in definitiva si propone<br />

quale strumento per non<br />

confondere l’informazione<br />

consapevole con il pregiudizio<br />

urlato, spesso in assenza<br />

di confronto con l’altro, o<br />

con l’annullamento spettacolare<br />

dell’avversario.<br />

Giuseppe Corasaniti,<br />

Diritto e deontologia<br />

dell’informazione,<br />

CEDAM, 2006,<br />

pagine 347, euro 30,00<br />

di Sabrina Peron<br />

Il volume Privacy e Giornalismo.<br />

Diritto di cronaca e diritti<br />

<strong>dei</strong> cittadini, a cura di<br />

Mauro Paissan (membro dell'autorità<br />

Garante per la protezione<br />

<strong>dei</strong> dati personali),<br />

edito dal Garante per la protezione<br />

<strong>dei</strong> dati personali, innova<br />

la precedente edizione<br />

del 2003 (già da tempo esaurita),<br />

con la pubblicazione di<br />

nuovi provvedimenti e di nuovi<br />

materiali di documentazione.<br />

Il libro si divide in quattro parti:<br />

la prima parte è dedicata al<br />

codice deontologico, da Paissan<br />

qualificato fonte secondaria,<br />

sia pure atipica, dell’ordinamento;<br />

la seconda, dal titolo<br />

Temi, contiene un bilancio<br />

sull’applicazione delle regole<br />

della Carta di Treviso a<br />

15 anni dalla sua adozione,<br />

nonché la pubblicazione <strong>dei</strong><br />

quesiti che l’<strong>Ordine</strong> nazionale<br />

<strong>dei</strong> giornalisti ha posto al<br />

Garante con riferimento ad<br />

alcune questioni particolarmente<br />

scottanti (pubblicazione<br />

di immagini, ivi comprese<br />

quelle di minori, la pubblicazione<br />

<strong>dei</strong> nomi di persone<br />

coinvolte in fatti di cronaca,<br />

etc.), con i chiarimenti forniti<br />

dal Garante sulla base delle<br />

decisioni rese e delle più recenti<br />

novità normative; la terza<br />

parte, consiste in una raccolta<br />

delle decisioni più significative<br />

rese dal Garante, negli<br />

anni 1997-2006 (rispetto<br />

alla prima edizione sono stati<br />

pubblicate le decisioni più recenti,<br />

mentre altre più risalenti<br />

sono state tolte); infine nell’ultima<br />

parte vengono allegati<br />

documenti normativi in materia<br />

di privacy.<br />

Premesso che in tema di privacy<br />

non esiste una ricetta<br />

valida sempre e comunque, è<br />

il giornalista a dover decidere,<br />

spesso sotto la pressione<br />

dell’urgenza, in base alla norme<br />

al Codice deontologico<br />

ed alla propria etica, tra le decisioni<br />

più recenti, di particolare<br />

interesse sono quelle relative<br />

al diritto all’oblio. Ad<br />

esempio, il Garante ha ritenuto<br />

che la pubblicazione di articoli<br />

giornalistici contenenti gli<br />

estremi identificativi di una<br />

vittima di un reato, la reiterata<br />

pubblicazione della sua immagine,<br />

della sua residenza<br />

e la descrizione di particolari<br />

sul suo stato di salute, specie<br />

in articoli pubblicati a notevole<br />

distanza di tempo dal fatto<br />

sia lesivo della normativa in<br />

materia di privacy. Parimenti<br />

sono state ritenute lesive le<br />

immagini trasmesse a distanza<br />

di tempo da un’emittente<br />

televisiva ritraenti, nell’ambito<br />

di un processo penale<br />

di grande interesse, una<br />

persona presente tra il pubblico,<br />

estranea al processo e<br />

poi collegata alla vicenda penale<br />

solo in virtù della sua relazione<br />

sentimentale con uno<br />

degli imputati. In questa fattispecie<br />

il Garante ha ritenuto<br />

che la riproposizione di una<br />

così delicata vicenda giudiziaria<br />

e personale abbia leso<br />

il diritto della persona a veder<br />

rispettata la propria rinnovata<br />

dimensione sociale e affettiva<br />

così come si è venuta definendo<br />

successivamente alla<br />

vicenda stessa,anche in relazione<br />

al proprio diritto all’identità<br />

personale.<br />

Numerose sono anche le decisioni<br />

del Garante relative ai<br />

minori, tese a salvaguardarne<br />

lo sviluppo dai rischi che<br />

la spettacolarizzazione delle<br />

vicende che li vedono coinvolti<br />

possano compromettere<br />

l’ordinato sviluppo del loro<br />

processo di maturazione. In<br />

ogni caso il Garante ha ribadito<br />

la prevalenza del diritto<br />

del minore alla riservatezza<br />

rispetto all’esercizio del diritto<br />

di cronaca, con la conseguenza<br />

che è precluso al<br />

giornalista la facoltà di diffondere<br />

dati idonei ad identificarlo<br />

anche solo indirettamente.<br />

Attenzione, il libro non è acquistabile<br />

in libreria ma bisogna,<br />

chiederne copia direttamente<br />

agli uffici del Garante<br />

(Garante protezione dati personali<br />

- URP - piazza Monte<br />

Citorio, n. 121, 00186 Roma)<br />

allegando 5,00 euro in francobolli<br />

quale contributo spese.<br />

Mauro Paissan,<br />

Privacy e Giornalismo,<br />

Ed. Il Grarante per<br />

la protezione <strong>dei</strong> dati<br />

personali,<br />

seconda edizione<br />

aggiornata, 2006,<br />

pagine 357<br />

di Michele Giordano<br />

A dispetto della copertina, più<br />

consona a un istant-book di<br />

un comico di Zelig, Parolacce<br />

di Vito Tartamella, caporedattore<br />

di Focus, è un saggio sul<br />

linguaggio ad alta profondità<br />

di campo. Si tratta infatti di una<br />

accurata ricerca, che spazia<br />

dalla storia del turpiloquio alla<br />

sua funzione, non trascurando<br />

aspetti più strettamente<br />

scientifici come il potere che<br />

trasfondono le mala verba in<br />

chi ne fa uso e, conseguentemente,<br />

l’energia che scatenano<br />

quei tabù infranti. Ma anche<br />

gli effetti che il parlare<br />

senza censure può avere sul<br />

nostro corpo, fisicamente, e<br />

persino sull’identità personale.<br />

Il tutto condito da una statistica<br />

sul mondo delle parolacce:<br />

quante se ne dicono a voce,<br />

su Internet, quando si fa sesso<br />

(o se ne parla), quante ne<br />

pronunciano i bambini, gli anziani,<br />

e dove: in auto, al lavoro,<br />

alla tv e al cinema. Insomma,<br />

un’analisi a 360 gradi di un fenomeno,<br />

il turpiloquio, oggi<br />

deprivato di connotazioni proibite<br />

e alla portata, o meglio all’orecchio,<br />

di tutti (volenti o nolenti).<br />

Un fenomeno che investe<br />

anche l’informazione (intesa<br />

in senso lato) meno quella<br />

cartacea, molto di più quella<br />

televisiva. Partendo dal presupposto<br />

che le parolacce<br />

possono anche cambiare la<br />

storia, da quando Gesù fu giustiziato<br />

con l’accusa d’aver<br />

bestemmiato fino a Umberto<br />

Bossi condannato a sedici<br />

mesi per aver detto che usava<br />

il tricolore “per pulirsi il culo”,<br />

Tartamella ci spiega inizialmente<br />

il significato delle parolacce,<br />

alternando la parte saggistica<br />

ad aneddotti sempre<br />

curiosi: quando ci racconta le<br />

bestemmie in quanto attacco<br />

volontario alla divinità con tutte<br />

le implicazioni psicoanalitiche<br />

del caso, rende più appetibile<br />

il tutto ricordando come il<br />

giovane Mussolini fosse un<br />

bestemmiatore “da competizione”,<br />

nonostante dopo il<br />

1929, leggi Concordato, sia<br />

stato proprio il fascismo a introdurre<br />

il reato di bestemmia.<br />

La parolaccia è poi esaminata<br />

anche nelle sue diverse e numerosissime<br />

versioni regionali.<br />

Ed estere. L’area del libro<br />

più affascinante, almeno a parere<br />

di chi scrive, è quella dedicata<br />

alla parolaccia nella letteratura:<br />

dalla saga di<br />

Gilgamesh (2000 a.C.) fino ad<br />

Aldo Busi, “ultimo innovatore<br />

nel turpiloquio in letteratura”,<br />

passando per la Bibbia (per<br />

esempio con gli insulti scatologici<br />

di Malachia e le minacce<br />

di “smerdare” i sacerdoti infedeli),<br />

agli Egizi (con gli insultanti<br />

geroglifici del III millennio<br />

dove parole come “culo, vulva,<br />

merdoso o scopatore” sono<br />

all’ordine del giorno),<br />

all’India del Mahabharata che<br />

racconta, fra il V secolo a.C. e<br />

III d.C., della “regina fottuta da<br />

un cavallo”, ai Greci (fra i primi<br />

esempi, l’Archiloco, VII a.C.,<br />

dove si scrive: “Il suo cazzo<br />

[…] come quello di un asino di<br />

Priene / stallone gonfio di cibo<br />

eiaculava”), ai Romani<br />

(Catullo: “Pensate di avere voi<br />

soli le minchie, / a voi soli esser<br />

lecito, tutte quelle che son<br />

ragazze, / fotterle e pensare<br />

becchi gli altri”, giusto per ricordare<br />

un passo del Carme<br />

XXXVII). E poi avanti fino al divino<br />

Dante, a Geoffrey Chaucer,<br />

a Leonardo da Vinci (“[…]<br />

io, solo a metter dentro el cazzo,<br />

ebbi a pagar 10 ducati d’oro<br />

[…]”, Scritti letterari). E ai<br />

nostri giorni, passando per<br />

Carlo Porta, Giacchino Belli,<br />

Guillame Apollinaire, James<br />

Joyce e persino Cesare Pavese,<br />

solo per citare alcuni fra i<br />

tanti scrittori che mai si penserebbe<br />

abbiano fatto uso di turpiloquio.<br />

Certo, oggi nessuno<br />

finirebbe sul patibolo per aver<br />

diffamato il papa in una poesia,<br />

come capitò nel XVI secolo<br />

a Nicolò Franco, autore de<br />

La Priapea, o a Ferrante Pallavicino,<br />

autore de La rettorica<br />

delle puttane, ma le parolacce<br />

- come scrive Tartamella -<br />

“fanno ancora paura”. Perché<br />

ce lo racconta l’Autore che ci<br />

rivela anche una straordinaria<br />

scoperta scientifica: “Nel nostro<br />

cervello c’è un apparato<br />

specializzato nel produrre e<br />

archiviare le parolacce.E questo<br />

apparato può sopravvivere<br />

a traumi e malattie”.<br />

Insomma, “possiamo perdere<br />

la parola ma non le parolacce”.<br />

Vito Tartamella,<br />

Parolacce, Bur,<br />

pagine 378, euro 9,50<br />

Stefano Dambruoso con Guido Olimpio<br />

Milano Bagdad<br />

di Filippo Senatore<br />

Dopo la guerra in Iraq, l’internazionale<br />

del terrorismo si è<br />

spostata in Europa, dove sono<br />

nati ambienti che preparano<br />

e compiono attentati. Al<br />

Qaeda e Ansar al-Islam sono<br />

attivi in Italia, come “parte integrante<br />

di progetti di attentati in<br />

Europa” e con precisi “piani<br />

per colpire anche nel nostro<br />

Paese. L’Italia da retrovia è diventato<br />

terreno di jihad”.<br />

Molto decisivo è il reclutamento<br />

di terroristi non solo fra gli<br />

immigrati di religione musulmana,<br />

ma anche fra i convertiti<br />

europei. Stefano Dambruoso,<br />

oggi esperto giuridico<br />

presso la Rappresentanza<br />

permanente italiana alle Nazioni<br />

Unite di Vienna, è stato<br />

per otto anni sostituto procuratore<br />

della Repubblica a<br />

Milano, dove si è occupato<br />

d’inchieste sul terrorismo islamico.<br />

Guido Olimpio, corrispondente<br />

del Corriere della<br />

Sera, segue da anni le attività<br />

di terrorismo in Italia e all’estero.<br />

Dalla loro collaborazione è<br />

nato Milano Bagdad. Il libro<br />

presenta Milano come “una<br />

base avanzata del radicali-<br />

smo islamico, una rete di supporto<br />

logistico al terrorismo di<br />

Al Qaeda trasformatasi in un<br />

apparato operativo in grado di<br />

compiere attentati”.L’Italia, per<br />

la sua posizione geografica e<br />

geo-politica, occupa in questo<br />

quadro una posizione tanto rilevante<br />

quanto pericolosa.<br />

L’opera dà conto di una serie<br />

di inchieste compiute dal giudice<br />

Dambruoso, legati a una<br />

matrice ideologica comune.<br />

La prima indagine sgomina,<br />

nel marzo 2003, un’ampia rete<br />

terroristica internazionale<br />

legata alla moschea di viale<br />

Jenner a Milano. La seconda<br />

identifica un siciliano convertito<br />

all’islam a torto preso poco<br />

sul serio nel 2002 quando lascia<br />

rudimentali e inefficaci<br />

bombe a gas di fronte al<br />

Tempio di Minerva nella Valle<br />

<strong>dei</strong> Templi, e davanti al carcere<br />

di Agrigento. Egli viene arrestato<br />

quando deposita una<br />

bomba nella metropolitana di<br />

Milano. Questo pittoresco personaggio<br />

non è un membro di<br />

Al Qaeda: ma, secondo gli autori,<br />

dimostra che bin Laden,<br />

può ispirare terroristi fai da te,<br />

rozzi, ma pericolosi se non<br />

sono individuati prima che<br />

passino all’azione. Nella terza<br />

inchiesta gli uomini della polizia<br />

giudiziaria e della Digos di<br />

Milano seguono le tracce di<br />

un certo Mohammed, esponente<br />

di un gruppo somalo legato<br />

ad Al Qaeda, che<br />

conduce gli investigatori nelle<br />

note moschee radicali di viale<br />

Jenner e di Cremona. Gli sviluppi<br />

di questa inchiesta portano<br />

a individuare a Milano nuovi<br />

contatti fra ambienti lombardi<br />

ed emiliani e il superterrorista<br />

al Zarqawi. Agli investigatori<br />

milanesi sfugge nel 1999<br />

Abdelkader Es Sayed, forse il<br />

più importante terrorista venuto<br />

in Italia per organizzare la<br />

rete del movimento di Osama<br />

bin Laden. “La buona sorte e<br />

un certo formalismo della legge<br />

italiana” aiutano Es Sayed<br />

a fuggire, benché sia morto<br />

combattendo contro le truppe<br />

alleate in Afghanistan, così si<br />

sostiene negli ambienti musulmani<br />

milanesi. Un crogiolo di<br />

forze aggreganti si unisce a<br />

forze disgreganti. Da una parte<br />

l’esaltazione massima dell’individualità<br />

rappresentata<br />

dall’attentatore suicida.<br />

Dall’altra la volontà di riscatto<br />

della comune radice islamica.<br />

Gli elementi raccolti da Dambruoso<br />

indicano che nell’Iraq<br />

di Saddam si addestravano i<br />

terroristi curdi guidati da al<br />

Zarqawi. Nelle note finali un<br />

piccolo dizionario di terminologia<br />

islamica ed un elenco <strong>dei</strong><br />

gruppi terroristi. Questo libro è<br />

il diario di bordo di una procura<br />

impegnata giorno per giorno<br />

contro il terrorismo.<br />

Stefano Dambruoso con<br />

Guido Olimpio,<br />

Milano Bagdad. Diario<br />

di un magistrato in prima<br />

linea nella lotta al<br />

terrorismo islamico in Italia,<br />

Mondadori Editore, 2004,<br />

pagine 137, euro 15,00<br />

ORDINE 1- 2- 3 <strong>2007</strong><br />

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