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Anno V n° 3 luglio - settembre 2005 - Studi Cassinati

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RI-LEGGIAMO<br />

Le fortificazioni sannitiche di Montecassino<br />

167<br />

Proponiamo la rilettura di una importante testimonianza dell’ing. Angelo Pantoni O.S.B. dei ritrovamenti<br />

di epoca preromana emersi durante lo sgombero delle macerie dell’abbazia di Montecassino,<br />

distrutta, come è noto, dai bombardamenti angloamericani nel 1944. L’Autore ha contribuito in maniera<br />

determinante alla ricostruzione del monastero, grazie alla propria perizia e ai disegni in scala<br />

di tutto il complesso monastico che aveva provvidenzialmente elaborato subito prima della guerra 1 .<br />

Da: “Ecclesia” Rivista Illustrata, tipografia Poliglotta Vaticana, <strong>Anno</strong> IX, n. 12, dicembre 1949 –<br />

pagg. 629-631.<br />

Recentissime da Montecassino<br />

di<br />

Angelo Pantoni<br />

Prima di dare un cenno sulle ultime<br />

scoperte emerse dai lavori intrapresi per la<br />

ricostruzione di Montecassino, è opportuno<br />

premettere qualche notizia, sia pure<br />

schematica, sul sistema fortificato dell’arce<br />

cassinese, complesso molto vasto,<br />

recin gente la cima del monte e l’area a<br />

questo contigua dalla parte sud-occidentale<br />

(detta oggi piano di S. Agata), la cui zona<br />

puó paragonarsi a due pa rallelepipedi<br />

uniti da un tratto piuttosto angusto estendentesi<br />

lungo l’asse del viale d’accesso al<br />

mo nastero. Due muraglioni di tipo più rozzo,<br />

detto comunemente ciclopico, scendevano<br />

dall’acropoli spingendosi fin quasi al<br />

piano e comprendendo nel loro àmbito l’area<br />

di “Casinum”; ma se siano an teriori o<br />

no alla cinta superiore, è questione ancora<br />

“sub iudice”, poiché la tecnica d’esecuzione<br />

non è sufficiente a stabilire una più<br />

remota antichità.<br />

A pochi metri dalla distrutta cappella di<br />

S. Agata si entrava nell’acropoli per una<br />

porta, demolita nel corso del secolo XVIII,<br />

che nei processionali mona stici del Medioevo<br />

era chiamata “vetus” o “ve tere”. Il<br />

monastero, denominato “in arce” giusta<br />

l’espressione di antichi documenti, non<br />

occupò mai tutta l’area delimitata dalla<br />

cinta poligonale, ma solo la parte superiore,<br />

più prossima alla cima, dove in precedenza<br />

eran sorti gli edifici del culto pagano.<br />

L’arce probabilmente non fu mai un<br />

centro abitato vero e proprio, mantenendo<br />

piuttosto il carattere di fortezza-santuario.<br />

Sappiamo dai Dialogi di s. Gregorio Magno<br />

che all’epoca dell’arrivo di s. Benedetto<br />

a Montecassino, circa l’anno 529,<br />

esisteva un tempio di Apollo nel quale fu<br />

stabilito l’”oratorium” del nascente monastero,<br />

dedicato a s. Martino e reso venerando<br />

dal transito del Pa triarca (sulla dedica<br />

originaria di questo tempio si puó discutere:<br />

una nota iscrizione locale parla di<br />

un tempio a Giove, ricordato pure nel secolo<br />

VI dal poeta Marco); e sulla cima del<br />

monte, a breve distanza dal tempio, un’ara,<br />

anch’essa dedicata ad Apollo, ove il<br />

Santo stabilì l’oratorio del Battista, che divenne<br />

il luogo della sua sepoltura e in sèguito<br />

la celeberrima basilica. Tra questi<br />

due edifici, nel raggio di appena cento me-<br />

CDSC - STUDI CASSINATI - 3/<strong>2005</strong>

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