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BOLERO SPADÒ

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Giovane pittore<br />

“Pensate che da adolescente mentre studiavo nello stesso tempo la<br />

pittura e la scenografia, ho lavorato da muratore per non morire<br />

di fame. Costretto ai peggiori bisogni, alle privazioni, io ho preso<br />

l’abitudine alla sopportazione, alla forza e al disprezzo della<br />

stupidità…”<br />

“Spadolini, ou les confidences d’un homme nu”,<br />

di Charles-Etienne, ‘Sourire’ del 27/4/1933 (Coll. B-S n. 54)<br />

Negli anni ’20 Alberto frequenta anche l’Accademia di<br />

Belle Arti.<br />

Naturalmente ogni giorno egli torna nelle Gallerie degli<br />

Indipendenti dove oltre ad essere aiuto-scenografo, partecipa<br />

ad una mostra collettiva con due dipinti.<br />

In quella occasione gli artisti d’avanguardia lo sfottono<br />

con la peggiore delle accuse: “Sei un passatista!”<br />

Spadolini sembra non prendersela.<br />

Ma alcuni anni dopo con un intervistatore francese sfoga<br />

la sua rabbia:<br />

“Si, dall’età di 14 anni io dipingo. Ho studiato in Italia alle<br />

Belle Arti. E’ una distensione che mi fa dimenticare la fatica …<br />

Si, amo dipingere il cielo, il mare, le nuvole; amo la pittura per<br />

esprimere l’illusione dell’aria e della realtà. Non bisogna, penso,<br />

deformarla per fare un’opera psicologica. Io voglio che i miei<br />

quadri diano l’illusione del vero non dello stilizzato. Bisogna,<br />

in una tela, sentire la freschezza dell’aria, la leggerezza delle<br />

nuvole, come se si guardasse da una finestra. Un personaggio che<br />

si muove non bisogna deformarlo. Così io penso che ora non si<br />

faccia della vera pittura. Che vuole che si faccia dopo Leonardo<br />

da Vinci o Raffaello? Si è andati avanti in tutto nella nostra<br />

epoca, salvo in pittura e se io ho un odio è verso quelli che abbruttiscono<br />

la nostra generazione con una falsa estetica, un odio<br />

che mi dà voglia di picchiarli …”<br />

“Il fallait un danseur a Joséphine Baker,<br />

ce fut un peintre qu’elle choisit”, Paris Midi 18-4-1933 (BNF)<br />

Del periodo romano, insieme ad alcuni bozzetti di scena,<br />

ho rintracciato il ritratto dello zio Luigi Veronesi,<br />

a cui Alberto è molto affezionato, dipinto da Spadolini<br />

nel 1924; una Madonna con le mani congiunte ed<br />

il “San Francesco d’Assisi” del 1925, di cui ci resta solo<br />

una fotografia in bianco e nero. Alberto è particolarmente<br />

legato a questo dipinto tanto che lo sistema con<br />

molta cura nella casa paterna ad Ancona.<br />

“Purtroppo negli anni ’30 Angelo Spadolini, padre di Alberto,<br />

impiegato nelle Ferrovie dello Stato, è licenziato per non aver<br />

aderito al Partito Nazionale Fascista. Trovandosi in gravi ristrettezze<br />

economiche, egli è costretto a vendere il ‘San Francesco’<br />

ad un commerciante di Venezia che, a sua volta, lo rivende<br />

al curato della Chiesa di Bradford (USA). Quando Alberto<br />

lo scopre si infuria e promette a se stesso di rintracciarlo. Dal<br />

mercante si fa rivelare il nome dell’acquirente ed attende con impazienza<br />

l’ora di varcare l’oceano.<br />

L’occasione giunge alcuni anni dopo. Spadolini sbarca in America<br />

per una tournée nel 1937. Appena si libera dagli impegni di<br />

lavoro assume a New York un fotografo e si reca nella cittadina<br />

di Bradford per avere almeno una foto di quell’opera. Opera che<br />

a distanza di anni è ancora capace di commuoverlo.”<br />

Intervista a Giorgia, sorella dell’artista,<br />

Archivio Jung 1986<br />

È la fine degli anni ’20. Benito Mussolini, stanco della<br />

troppa indipendenza di quel gruppo di giovinastri capeggiati<br />

da Bragaglia, organizza anche lui una beffa: ordina<br />

la chiusura definitiva del Teatro degli Indipendenti<br />

che ormai naviga in acque sempre più agitate a causa di<br />

problemi finanziari.<br />

Con una valigia di cartone Spadolini sale sul treno che<br />

lo conduce in Francia.<br />

Grande è il rimpianto nel lasciare tanti amici e soprattutto<br />

Bragaglia e Pannaggi che sta per partire per la Germania<br />

ed il Bauhaus.<br />

Nelle loro orecchie risuonano per l’ultima volta le note<br />

del ritornello di Curzio Malaparte:<br />

“E’ Bragaglia quella cosa<br />

che antongiulia i giovanotti<br />

quando poi li fa barzotti<br />

quelli scappano a Parì”<br />

A fianco: “S. Francesco d’Assisi” di Spadolini, 1925. La foto è stata scattata nel 1937 nella Chiesa di Bradford - USA (Coll. B-S n. 168).<br />

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