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BOLERO SPADÒ

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L’homme et la machine<br />

“… Io sono testardo, impulsivo. Mai, quando sono solo sulla<br />

scena, io ballo due volte allo stesso modo. Nello scatenamento<br />

orchestrale, Tersicore mi solleva. Io mi getto nelle onde musicali<br />

come il nuotatore intrepido si butta nelle onde. Per ballare bene,<br />

non basta una buona musica? Se io mimo, se io ne traduco il<br />

dolore fisico come ne ‘L’homme et la machine’, è semplicemente<br />

perché io ho molto sofferto. Io prendo questo in me. Non amo<br />

copiare, ma creare. La velocità mi domina. Io faccio tutto molto<br />

in fretta …”<br />

“Spadolini, ou les confidences d’un homme nu”,<br />

intervista di Charles-Etienne, “Sourire”, 27/4/1933 (BNF)<br />

Gli articoli ritrovati presso la Bibliothèque Nationale de<br />

France concordano nel giudicare la danza “L’uomo e la<br />

macchina”, in cui Spadolini si esibisce in una scenografia<br />

ideata da Paul Colin, la più bella in assoluto.<br />

“E’ il più bel quadro che sia stato realizzato nel music-hall. E’<br />

un tema molto alla moda. Ahimè ci si accorge, e forse troppo<br />

tardi, che l’uomo ha creato la macchina per rendere la civiltà più<br />

confortevole, ma che la macchina è un’invenzione che va al di<br />

là dell’uomo e che rischia di annichilirlo. Da Wells a George<br />

Duhamal è una cosa ricorrente in certa letteratura, e commovente<br />

ed anche terrificante. Questa fabbrica simbolica di Paul Colin<br />

è la nuova cattedrale. I suoi ingranaggi e i suoi meccanismi si<br />

sono fusi con l’uomo e lo si vede dai movimenti delle ballerine e<br />

dei ballerini che sono diventati appendice dei tubi d’acciaio.<br />

Ogni operaio che entra non deve lasciare ogni speranza? Eccone<br />

uno! Ed è l’ammirabile e sublime poema della passione<br />

di ogni individuo umano in preda alla macchina che mima,<br />

danza, volteggia, uno dei più bei danzatori di quest’epoca fino<br />

ad oggi quasi sconosciuto: Alberto Spadolini. Guardatelo in viso<br />

quand’è il ‘giocattolo’ acrobatico degli atleti, elementi della macchina<br />

che lo lamina e tuttavia che il corpo salti, giri e volteggi,<br />

guardate le smorfie della tortura diventare evidenti i soprassalti<br />

della rivolta incresparsi. Poi il rilassamento muscolare, l’appagarsi<br />

nell’abbandonarsi alla fatalità. Tutto il dramma fisico e<br />

morale si riflette sui suoi lineamenti e lo sguardo filtra sotto le<br />

palpebre, bagliore di coscienza, luce di un Dio fatto a immagine<br />

dell’Uomo e che lotta contro la sua decadenza. Ecco cosa caratterizza<br />

il grande artista … ”<br />

“La Joie de Paris au Casinò de Paris” di Legrand – Chabrier, 1932 (BNF)<br />

Sopra: Spadolini viene sollevato nella danza “L’homme et la machine”, scenografia di Paul Colin, Casinò de Paris 1933 (Coll. B-S n. 8)<br />

A destra: Spadolini, foto Condé Nast (Coll. B-S n. 7)<br />

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