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Notiziario anno 2010 - CAI Sezione Varallo Sesia

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Piante aliene in Valsesia<br />

testo di Mario Soster<br />

Epoca: anni ’50 del secolo scorso. Località “Il gabbio”,<br />

500 metri circa a sud del poligono di tiro a<br />

segno di <strong>Varallo</strong>, all’interno dell’alveo del fiume<br />

<strong>Sesia</strong> che in questa zona è largo alcune centinaia<br />

di metri. La località somiglia a un isolotto lambito<br />

dal fiume che qui si divide in due rami. In periodi<br />

di piogge abbondanti, quando la portata d’acqua<br />

aumenta, lo isola dalle sponde.<br />

Sono un ragazzino appena tornato dalla scuola e,<br />

come tante altre volte, ci sto andando saltellando<br />

tra i massi levigati e tondi del greto, zigzagando<br />

tra arbusti di salici e pioppi neri. E’ una bella e<br />

luminosa giornata di settembre. Il Gabbio è un luogo<br />

che conserva muri sbrecciati, resti di costruzioni,<br />

forse ricoveri di animali, qualche spazio erboso ove<br />

affiora della sabbia e dove si notano degli alberi<br />

fruttiferi: un pero, un melo, qualche susino che<br />

risentono dell’incuria e dell’abbandono.<br />

Mi viene da pensare, ora mentre scrivo, che dovevano<br />

essere degli incoscienti coloro che avevano<br />

tentato di coltivare questa zona, sotto la minaccia<br />

costante delle piene del <strong>Sesia</strong> che in qualsiasi<br />

momento e in poche ore poteva rendere vane le<br />

loro iniziative e il loro lavoro; o forse, erano solo<br />

poveracci spinti dalle necessità. Allora, forse, le<br />

piene dovevano essere meno frequenti e distruttive,<br />

diversamente dalla nostra epoca che comunque<br />

ancor oggi non ha cancellato completamente<br />

quell’antico tentativo di utilizzo.<br />

Ci vengo perché qui ci sono anche alcune piante<br />

di fico, che f<strong>anno</strong> dei frutti grossi e dolcissimi e<br />

che già altre volte ho avuto occasione di gustare,<br />

tanto da rimpinzarmi a sazietà stupendomi sempre<br />

che nessun altro li abbia visti e trovati, mentre io<br />

puntualmente ogni estate mi ricordo di loro e li<br />

tengo costantemente d’occhio. Sono così dolci e<br />

buoni che penso di impiantarne una pianta anche<br />

nell’orto di casa mia. Così tramite un grosso pollone<br />

radicato sono riuscito a trasferirne la pianta con<br />

successo, ma ci vorr<strong>anno</strong> anni prima che riesca a<br />

dare frutti. Intanto, finché sarà possibile, continuerò<br />

a saziarmi di questi che maturano le piante<br />

del Gabbio.<br />

Anni ’60. Sto camminando sulla golena del fiume,<br />

ma il Gabbio non esiste più. Una grossa piena lo<br />

ha definitivamente cancellato, asportando i vecchi<br />

muri sbrecciati, i fichi e le altre piante fruttifere,<br />

lasciando al loro posto una distesa caotica di massi<br />

arrotondati e ovali dalle dimensioni più svariate,<br />

tra i quali si sono nuovamente insediati i soliti salici<br />

e altre piante pioniere, nate dai semi che l’acqua<br />

del fiume ha preso, trasportato e lasciato in ogni<br />

angolo dell’alveo dopo essere tornato nel letto<br />

abituale. I semi sono prontamente germogliati e<br />

le nuove piante st<strong>anno</strong> crescendo rigogliosamente<br />

affondando le radici tra i sassi e la sabbia limosa.<br />

Noto anche piante alpine provenienti dall’alta valle<br />

e altre dagli ambienti più disparati che la sorte ha<br />

accomunato nel medesimo destino, condannate<br />

a una esistenza precaria ed effimera, legata ai<br />

capricci del tempo e del fiume, in un continuo<br />

andirivieni delle piene, arbitri della loro vita.<br />

Anni ’80: sulla golena sono apparse piante che non<br />

avevo mai visto in precedenza e che non conosco.<br />

Sono arbusti che fioriscono con una lunga p<strong>anno</strong>cchia<br />

di numerosi e piccoli fiori violacei profumati<br />

che attirano le farfalle. In qualche pianta i fiori<br />

sono bianchi. Dopo qualche tempo riesco, attraverso<br />

laboriose ricerche, a sapere il loro nome: sono<br />

Buddleje, piante esotiche provenienti dalla Cina.<br />

Sono belle ed eleganti. Mi piacciono. Ne porto a<br />

casa una pianta e la metto in giardino. Attecchisce<br />

subito senza alcuna cura. Però in seguito me ne<br />

pentirò: tanto ci sarebbe arrivata da sola. I suoi<br />

semi numerosi e prolifici, portati in giro dal vento,<br />

germinano in ogni angolo e ora mi ritrovo a estirpare<br />

continuamente piante che sottraggono spazio<br />

e vitalità alle altre. Ai giorni nostri la Buddleja ha<br />

raggiunto ogni angolo della Valsesia, anche se non<br />

sale molto in alto. La sua vitalità e aggressività è<br />

pari a quella della robinia, altra esotica proveniente<br />

dall’America, ormai naturalizzata da qualche<br />

secolo, amante dei medesimi ambienti.<br />

Buddleja o Arbusto delle farfalle (Buddleja davidii)<br />

NOTIZIARIO C.A.I. VARALLO<br />

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