04.04.2015 Views

Notiziario anno 2010 - CAI Sezione Varallo Sesia

Notiziario anno 2010 - CAI Sezione Varallo Sesia

Notiziario anno 2010 - CAI Sezione Varallo Sesia

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Sci-alpinismo in Adamello<br />

testo di Caterina Fasanino<br />

“E’ un immenso blocco, grande tanto da fornire materiale<br />

per una mezza dozzina di belle montagne.<br />

Ma è una sola. Per una lunghezza e una larghezza<br />

di molte miglia il terreno non scende mai al di<br />

sotto di 9500 piedi (circa 3100 m).<br />

Il vasto nevaio centrale alimenta ghiacciai che<br />

scendono da ogni lato. Le vette più alte, come il<br />

Carè Alto e l’Adamello, sono solo piccole elevazioni<br />

sul bordo dell’altopiano. Viste da vicino sono quasi<br />

degli scogli di ghiaccio; ma da lontano appaiono<br />

come nobilissime montagne, che precipitano con<br />

grandi pareti racchiuse tra due ghiacciai sulle selvagge<br />

valli che salgono fino ai loro piedi. Immaginate<br />

un enorme lenzuolo bianco disegualmente<br />

steso sopra una tavola, e i suoi scintillanti bordi<br />

pendenti qua e là fra neri e massicci supporti”.<br />

Così D. W. Freshfield descrisse il massiccio centrale<br />

dell’Adamello quale lo vide il 25 agosto 1864 dalla<br />

vetta della Presanella, della quale quel giorno il<br />

celebre alpinista inglese aveva effettuato la prima<br />

ascensione.<br />

Anche se resta il ghiacciaio più vasto italiano, in<br />

quasi un secolo e mezzo il lenzuolo bianco si è<br />

ristretto: 30 chilometri quadrati alla fine del 1800,<br />

25 negli anni Venti e solamente 13 nell’ultima misurazione<br />

durante l’estate 2009; ma la riduzione<br />

del ghiacciaio, se tangibile durante la stagione<br />

estiva, non ha intaccato il fascino dell’Adamello<br />

in veste primaverile quando, sci ai piedi, si arriva<br />

fino a fondo valle.<br />

Quest’articolo vuole essere lo spunto per una “haute<br />

route” scialpinistica di quattro giorni nel cuore<br />

dell’Adamello alla scoperta dei luoghi teatro della<br />

Grande guerra: ogni angolo di queste montagne<br />

contiene infatti tracce lasciate dalle migliaia di<br />

uomini che qui vissero e combatterono per tre<br />

lunghi e freddi inverni. Il solo vivere a quelle quote<br />

costituiva per i soldati un enorme problema: l’inverno<br />

durava otto mesi ininterrotti, con nevicate<br />

abbondanti da ottobre a maggio e altezze medie<br />

della neve dai 10 ai 12 metri; il freddo, implacabile<br />

nemico quotidiano, oscillava mediamente in questo<br />

periodo dai -10° ai -15° con punte notturne da -20°<br />

a -25° e anche oltre. In questo “inferno bianco”<br />

gli alpini italiani e i soldati austriaci dovevano<br />

inoltre anche sopravvivere alle valanghe che, in<br />

proporzione, causarono più vittime che non gli<br />

effetti dei veri e propri combattimenti.<br />

Panorama dal passo Presena<br />

PRIMO GIORNO: passo Presena, rifugio Mandrone,<br />

cresta Croce, rifugio “Lobbie” ai Caduti dell’Adamello<br />

(dislivelli: +1200, - 900; sviluppo: circa 10<br />

km; PD; S3, BSA)<br />

Si parte dal passo del Tonale (1883 m) dove si può<br />

acquistare lo skipass “sci-alpinismo” che permette<br />

l’utilizzo degli impianti per la salita fino al passo<br />

Presena e per il rientro al parcheggio del Tonale<br />

da Ponte di Legno; una cabinovia, una seggiovia e<br />

infine un’ancora portano velocemente in quota;<br />

il passo Presena (3000 m) si raggiunge salendo<br />

un breve e ripido pendio (sci in spalla) a sinistra<br />

72 NOTIZIARIO C.A.I. VARALLO

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!