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quanto importante negli Usa - è stata avara di attenzione nei confronti della<br />

riforma rappresentata dalla GPRA del 1993, riforma nata più in alcuni avanzati<br />

ambienti dell’Amministrazione federale, peraltro anticipata da alcune<br />

amministrazioni degli Stati, che non in ambiente accademico. Questi ultimi, (per<br />

quello che sono riuscito a concludere, sulle base delle mie informazioni e letture),<br />

ho l’impressione, che si siano ancora attardati su percorsi propri di analisi politica<br />

e pubblica sempre più lontane dai problemi operativi dei governi.<br />

Il PART pertanto meriterebbe di essere maggiormente discusso anche in<br />

ambiente accademico a vantaggio di entrambi gli ambienti in questione, quelli<br />

dell’amministrazione e quello accademcico.Quello accademico ne guadagnerebbe<br />

una maggior conoscenza del funzionamento dei diversi settori amministrativi,<br />

attraverso un maggiore pragmatismo di cui ne beneficierebbero i loro studenti ,<br />

(essendo i futuri dirigenti dei pubblici servizi). E quello aministrativo che<br />

potrebbe meglio avvalersi di ricerche accademiche meno astratte e autoreferenziate,<br />

e più connesse ai suoi bisogni valutativi e operativi..<br />

6.2 Valutazione in relazione ad una possibile imitazione in Italia<br />

Il PART e il suo PARTWeb, quindi, meritano di essere conosciuti e adottati al<br />

più presto anche nell’amministrazione di altri paesi, quindi anche quella italiana.<br />

Ma ciò non si potrà fare se non con una vasta opera di formazione; a cominciare<br />

da coloro che dovrebbero istruire la dirigenza preposta a ciascun programma;<br />

ovvero che dovrebbero istruire tale dirigenza a “come introdurre questi processi”,<br />

utilizzando il materiale tecnico analogo a quello che qui ho segnalato. Cioè<br />

ricorrendo alla vastissima letteratura “grigia” che proviene dalle istituzioni che<br />

negli altri paesi hanno diretto e presieduto a queste esperienze di lavoro.<br />

Mi riferisco alla specifica azione di formazione di tutti i membri dei vari<br />

Comitati cosiddetti “tecnici” o “scientifici” che vengono creati per fornire alle<br />

singole amministrazioni documenti e schemi metodologici unitari operativi.<br />

La mia domanda un po’ provocatrice, ne convengo, è: come fanno costoro a<br />

istruire sui metodi di programmazione strategica, se essi stessi ne sono “ignari”?<br />

Come fanno a redigere i testi di “istruzione” relativi al “come fare” se non hanno<br />

mai studiato seriamente questo “come fare”? E se non hanno fatto personalmente<br />

queste esperienze (perché in questo paese non si è ancora attuato niente di<br />

significativo in questa direzione), non si dovrebbe almeno aver studiato queste<br />

esperienze fatte da altri (in questo caso le istituzioni federali americane, che in<br />

proposito offrono – almeno dalla legge GPRA, cioè dal 1993, in poi, - la gamma<br />

di operazioni ormai sperimentate più avanzate, complete e sistematiche, in<br />

materia)?<br />

Ed anche se si volesse marcare, per giustificato e auspicato orgoglio e superbia<br />

nazionale, (nonché personale) anche degli avanzamenti specifici nazionali, non<br />

sarebbe necessario partire da una piena, critica, conoscenza dei metodi e dei<br />

risultati introdotti e ottenuti in altri per paesi per proporre una azione, ogni azione,<br />

veramente “nuova” e originale? Non sarebbe un principio di etica e deontologia

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