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acta ordinis fratrumminorum - OFM

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XXV «SPIRITO DI ASSISI» 181Car nous sommes les «frères du peuple», aimaità redire le pape Paul VI aux franciscains.La mission est dynamisme pour aller vers,parce qu’envoyés. Ce dynamisme laissel’Esprit Saint être et agir en nous: c’est Lui, Levrai missionnaire par excellence.Frère Benoît DubigeonMinistre de la Provincedu Bienheureux Pacifique[Vie des Franciscains, Provinces du BienheureuxPacifique et des Trois Compagnons,n° 15 (2011) 2-3]5. Gesti e simboli nello “spirito di Assisi”Quando l’uomo si apre alla realtà, scopreche essa è complessa, tanto da apparire a volteanche contraddittoria o addirittura assurda; ciòvale in particolare per quegli aspetti che, purpresentandosi come ragionevoli, non sono immediatamentecomprensibili perché superanola ragione dell’uomo.In tale contesto il linguaggio che risultapiù adeguato ad esprimere concetti così alti èquello simbolico, caratterizzato dal fatto di essere“polisemantico”, ossia di contenere in séun numero ampio di significati in contemporanea.Non desta dunque meraviglia scoprireche quando la Chiesa ha voluto parlare di Dio,anche nel suo rivelarsi in Gesù Cristo, ha fattoampio uso del linguaggio simbolico.Nella stessa direzione si muove la costituzionedogmatica Dei Verbum del ConcilioVaticano II; un documento nel quale si sottolineache la rivelazione «avviene con eventi eparole intimamente connessi tra loro, in modoche le opere, compiute da Dio nella storia dellasalvezza, manifestano e rafforzano la dottrinae le realtà significate dalle parole, e le paroledichiarano le opere e chiariscono il mistero inesse contenute» (DV, 2).Quanto indicato dal Concilio possiamo,con le debite differenze, applicarlo a tutti quegliavvenimenti in cui lo Spirito Santo è all’opera.Così il viaggio di Paolo vi in Terra Santa,compiuto agli inizi del 1964, è un gesto che dauna parte diventa comprensibile alla luce deglistessi pronunciamenti conciliari che richiamavanola Chiesa a ritornare alle radici della propriafede; dall’altro indica il senso della grandeassise conciliare, quello di maturare in una accresciutafedeltà a Colui che è lumen gentium.Lo stesso vale per l’iniziativa di Giovanni Paoloii, denominata lo “spirito di Assisi”, che èstata annuciata a conclusione dell’ottavario dipreghiera per l’unità dei cristiani, il 25 gennaio1986, nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura.Esattamente 25 anni fa!Quella giornata è stata caratterizzata da gestisignificativi, che hanno lasciato un segnoalmeno quanto i discorsi ufficiali. Un appuntamentoche ha avuto una posterità non solo nelritorno ad Assisi dello stesso Pontefice il 10gennaio 1993 e il 24 gennaio 2002, ma anchein numerosi incontri e nel prossimo pellegrinaggiodi papa Benedetto XVI nella città disan Francesco.Gesti e simboli che, proprio a causa dellaloro ricchezza di contenuti possono essere travisati,o addirittura strumentalizzati o demonizzati,e chiedono quindi di essere compresirettamente alla luce delle parole che li hannoaccompagnati.Partiamo da un dato cronologico: il luogo,il giorno e la circostanza dell’annuncio dellagiornata di preghiera per la pace con tutte lereligioni del mondo, sono già di per sé elementimolto significativi: a Roma nella Basilica diSan Paolo, il 25 gennaio – ossia nella festa liturgicadella conversione di san Paolo, apostolodelle genti – a conclusione dell’ottavario dipreghiera per l’unità dei cristiani. Stesso luogo,giorno e circostanza in cui papa Giovanni xxiiiannunciò la convocazione del Concilio Vaticanoii, come ha ricordato lo stesso GiovanniPaolo ii. È dunque evidente che il contesto incui si deve leggere, comprendere e vivere lo“spirito di Assisi” è quello dei pronunciamenticonciliari nella loro integralità, dalle costituzionidogmatiche sulla rivelazione e la Chiesa,fino ai documenti riguardanti l’ecumenismo,le religioni, la libertà religiosa, ossia il diritto edovere di ogni uomo di cerca la verità.Tale legame indissolubile con il Concilio èstato espresso anche da una scelta legata ad unmezzo di trasporto: il 24 gennaio 2002, tornandonuovamente ad Assisi per una giornata interreligiosadi preghiera per la pace, GiovanniPaolo ii volle servirsi del treno; proprio comefece Giovanni xxiii il 4 ottobre 1962, quando sirecò pellegrino sulla tomba di san Francesco apregare per il buon esito del Concilio Vaticanoii che sarebbe iniziato dopo pochi giorni.Un altro gesto dalla forte valenza simbolica,che ha caratterizzato la data del 27 ottobre

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