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acta ordinis fratrumminorum - OFM

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198 AN. CXXX – MAII-AUGUSTI 2011 – N. 2• il vivere l’armonia delle individualità;• l’accompagnamento “materno” dei Frati,particolarmente dei frati in difficoltà;• «la ricerca dei mezzi per ricreare mutua comunicazione,calore e verità nelle relazionereciproche» (PdV 27);• che tutti i progetti di evangelizzazione sianoassunti per e dalla fraternità, perché èquesta che evangelizza (cf. PdV 27, Mandato13).La fraternità è il luogo appropriato per darequalità al volto dell’amicizia, della cortesiae della gratuità. È il luogo dove prende carnel’esperienza di Dio. La fraternità è il luogodove mettiamo alla prova la nostra capacitàdi ascolto e di accoglienza del Dio sempre fecondo,aprendoci all’accoglienza del diverso,dell’altro.Chiamati a vivere, inoltre, la spiritualitàdella comunione e della fraternità tra noi., iFrati Minori sono chiamati, anche, a generarecomunione e fraternità attorno a loro. In unasocietà profondamente divisa e frammentata,siamo chiamati ad essere “signum fraternitatis”,a coltivare e ampliare giorno per giorno,a tutti i livelli, spazi di comunione, ad essereinventori di segni che manifestano al Dio comunione,fortificando tra noi la fede orizzontale,la stima reciproca o la stima reciproca, lacomunicazione profonda.La minorità è, a sua volta, un’opzione chiaramentecristologica: il Figlio da ricco che era,si fece povero, da primo si fece l’ultimo, dail Signore si fece il servo (cf. Fil 2,6-11). Laminorità è la nostra scommessa perché nientein noi ostacoli l’epifania dell’altro. È il nostromodo di «“toglierci i sandali” di fronte al misterodell’altro nel quale il Mistero ha la suaepifania» (Spc 28). La Minorità è camminarecon gli altri nella ricerca del significato profondodella nostra vita e della vita di chi ciaccanto, mendicanti di senso con gli altri mendicantie minori con i minori ( Spc 6.30). Laminorità è un modo di andare per il mondo:con mansuetudine verso tutti gli uomini, senzamormorare, senza litigare né facendo dispute,senza giudicare né condannare (Rnb 7,15;11,9-11). La minorità è abitare la frontiera,la marginalità, tanto nella società come nellaChiesa ( Spc 33), abitare le fessure di un mondoframmentato (cf. PdV 23) e i chiostri disumani(cf. Il Signore ti dia pace 37). Minorità«è condividere la vita dei poveri e di quelli chesi trovano lungo la strada» (PdV 7). Minorità èespropriarci, è essere meno autoreferenziali, èvivere sine proprio. Il documento del Capitolo2006 ci ha rivolto questa pressante domandache continua ad essere molto attuale: «abbiamola lucidità e l’audacia necessarie per viverela buona novella della minorità?» (Spc 30).La missione evangelizzatricePer noi la missione evangelizzatrice non èun lavoro, né tanto meno una professione, èuna vocazione alla quale non possiamo sottrarci.«Guai a me se non predicassi», dice Paolo(1Cor 9,16). «Guai a noi se non evangelizzassimo»,dobbiamo dirci. La missione evangelizzatriceè ciò che dà autenticità alla nostraesperienza di fede e che rende significativa lanostra vita di fraternità. Questa missione si realizzacertamente attraverso la predicazione,ma nel nostro caso si realizza con la nostra vitadi fede e di fraternità in minorità. Secondo ildocumento del Capitolo generale 2009 la missioneevangelizzatrice, che nasce dalla «fedein un Dio che è Padre e che dagli abissi dellasua intimità di comunione e amore invia ilsuo Figlio ad annunciare e a rendere presentela buona novella del suo Regno per l’azionedello Spirito» (PdV 12), deve avere, tra altre,le seguenti caratteristiche, alcune delle qualigià menzionate:• Essere sostenuta da una profonda esperienzadi Dio (cfr. Mandato 13).• Sia fatta in fraternità e con la testimonianzadella vita fraterna, perché nessun progettoè individuale, ma è sempre la fraternità cheevangelizza (cf. Mandato 13; PdV 27).• Abbia il carattere di inter gentes, di itineranza,di presenza in zone sconosciute, difficili,rischiose e di vicinanza ai più poveri,sofferenti, esclusi (cf. Mandato 13).• Deve tendere ad inculturare il Vangelo e incarnareil suo messaggio nei diversi contestinei quali viviamo (cf. PdV 16), in modoche sia comprensibile per la cultura del nostrotempo (cf. PdV 8). Per questo è necessariala “simpatia” con il mondo per entrarein dialogo con gli uomini e le donne delnostro tempo, senza sospendere per questoil giudizio critico rispetto ad esso (cf. PdV15), «imparare il linguaggio del mondo ei suoi codici di comunicazione per rendereintelligibile il messaggio» (PdV 16).• Deve aprirsi sempre alla missione ad gentes«tratto essenziale di ogni evangelizzazione,espressione piena e in un certo modo complementodella missione inter gentes (cf.PdV1 8).

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