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acta ordinis fratrumminorum - OFM

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240 AN. CXXX – MAII-AUGUSTI 2011 – N. 2Penso che questa certezza ci aiuti tanto a situarcibene sia di fronte al presente e al futurodella vita religiosa in Europa, come di frontealle nuove presenze e nuove forme di vitareligiosa e consacrata che stanno nascendoin questo nostro vecchio continente. La crisidella vita religiosa in Europa è reale, e questoci preoccupa, e molto. Però la certezza che loSpirito Santo non è in crisi allontana da noil’angoscia e ci da fiducia per guardare il passatocon gratitudine e senza nostalgia, per vivereil presente con passione, e guardare il futurocon speranza. Poiché se la preoccupazione èsegno della responsabilità di fronte al presentee al futuro di una vita che amiamo profondamente,l’angoscia sarebbe segno della pocafede in Colui che continua a condurre la storia.L’acqua forse è entrata nella barca, ma la suapresenza ci da la certezza che non affonderà,malgrado le tempeste (cf. Mt 8,24).Un’altra certezza, che spero sia condivisadalla grande parte dei religiosi, é che la vitareligiosa è missionaria per natura e che lasituazione che vive l’Europa nel campo religiosoci mette tutti noi consacrati di fronte aquesta grande sfida: come rispondere meglioalla missione evangelizzatrice alla quale siamochiamati come religiosi e consacrati.Benedetto XVI ha ripetuto molte volte chel’Europa non può rinunciare ai valori cristiani.“Il cristianesimo –afferma l’attuale Pontefice-,ha modellato profondamente questo continente”e sarà un luogo piacevole per tutti nella misurain cui l’Europa sarà costruita su un solidofondamento culturale e morale, costituito daivalori cristiani 1 . Ma la domanda è questa: comefare affinché l’Europa venga costruita suquesti valori? Qual è il nostro ruolo in questamissione meravigliosa e, allo stesso tempo,per niente facile?La nuova EuropaPrima di rispondere alla domanda fatta, diamouno sguardo alla nostra amata Europa. Nonè mia intenzione, certamente, fare un’analisiapprofondita della situazione dell’Europa nelcampo religioso. Non è questo l’obbiettivo delmio intervento, e neppure sarei io la personapiù indicata per portarlo avanti. Vorrei soltantofare alcuni accenni che mi sembrano importantiper situarci meglio.Guardando il nostro continente, la primaconstatazione è questa: la cultura europea, chedurante secoli ha trasmesso la fede ad altreculture (si pensi all’epopea dell’Evangelizzazionerealizzata dai popoli europei in altricontinenti), si presenta oggi, almeno nei suoiaspetti dominanti, a-tea, senza Dio, che tentadi sostituire il Vangelo con altre ideologie diturno, o, nel meglio dei casi, ridurre la fede auna questione privata e personale.Se Paolo venisse oggi nella più gran partedelle nostre città Europee, ma anche nei tantiambienti rurali, non troverebbe le divinitàche ha trovato nell’areopago di Atene (cf. At17,16): Ceres, la dea della fertilità, il campo diMarte, dedicato al dio della guerra, o il boscosacro di Venere, l’idolo del piacere. Al contrario,troverebbe molte e belle Chiese. Ma prestosi renderebbe conto della presenza di tanti altriidoli ai quali l’uomo d’oggi rende culto, e cherispondono alla sete di benessere a qualunqueprezzo, alla ricerca di potere ad ogni costo, e dipiacere senza limiti...L’Europa, lo dicono tanti analisti, vive oggiuna profonda crisi di identità, “una profondacrisi di valori” 2 . E questa è nuova e quindi moltodifferente da altre crisi, particolarmente daquella dei primi secoli del cristianesimo. Allorail paganesimo si poteva facilmente individuare,in quanto era fuori della comunità cristiana. Ilimiti tra il cristianesimo e il paganesimo eranoben definiti e ben visibili. Oggi invece non ècosì. Kierkegaard, più di un secolo fa, facendoriferimento a questa nuova situazione la definìcome un vampiro che ti succhia il sangue e tiinietta il veleno del sonno. Il problema in Europanon è soltanto il crescente numero dei noncredenti, o di quelli, crescenti anche in numero,che rinnegano apertamente la fede. Il problema,secondo me più grave ancora, é quello del crescentenumero di cristiani addormentati. Il problemanon è che il numero dei cristiani diminuisce,ma che i cristiani, molti o pochi che siano,sono poco cristiani, e che non pochi dei cristianisono, o siamo, atei praticanti.Un’altra constatazione. Anche se noi riteniamo,giustamente, che l’Europa non sarebbestata Europa senza il cristianesimo, in quantoil cristianesimo è stato nel nostro continenteun fattore primario di unità tra i popoli e le culture,e di promozione integrale dell’uomo e deisuoi diritti, e “che la fede cristiana è parte, inmodo radicale e determinante, dei fondamentidella cultura europea [in quanto] “il cristianesimoha dato forma all’Europa” 3 , non si puòdubitare neppure, del fatto che la nostra Europatenta di sradicare se stessa dalle proprie radicicristiane 4 . Un esempio, tra molti altri che

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