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01_gennaio - Porto & diporto

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diritto / porto&<strong>diporto</strong>Vedo immagini televisive della“Costa Concordia”, ascolto leregistrazioni delle conversazionitelefoniche, perdo il contatto conla realtà ed ho la sensazione di essereal teatro dell’assurdo. Il comandante èsereno, non mostra emozioni, è certoche l’incidente è tutta colpa di uno scoglionon segnalato sulle carte nautiche.Poi le immagini tornano su questo gigantedel mare, in agonia, semisommerso,abbattuto da un piccolo uomoche è ora uscito dalla scena per sottrarsial senso tragico del dramma chemigliaia di passeggeri stanno ancoravivendo.Sto scrivendo quando mi arrivanole parole taglienti del comandante DeFalco della Guardia Costiera: “GuardiSchettino, lei si è salvato dal mare maio le faccio passare un mare di guai,torni a bordo, Cristo!”. E’ agghiacciante.Un piccolo uomo per il quale il teatrodell’assurdo ha creato un dramma chelui non può, non sa recitare.Un amico mi telefona e mi chiede unparere a caldo su questo dramma. Ilfiasco di questo piccolo uomo è disumanoed io non posso e non voglio direciò che penso delle sue responsabilità.Lo farò più tardi, dopo che avrò capitocome ha vissuto quell’ora infinita:“Concordia, è tutto ok? Positivo, abbiamosolo un piccolo guasto tecnico”. Siguarda intorno, telefona, si consulta eripete: “Solo un problema tecnico”. E’ancora al telefono, rifiuta di dare l’ordineper l’abbandono nave, gli ufficialinon capiscono, la nave è inclinata, ènotte, salta l’impianto elettrico, il panicotravolge i passeggeri, è difficile ammainarele lance, si piange e si urla in unababele di lingue. Il piccolo uomo escedalla scena e abbandona la nave.Cosa è successo in quell’ora? Conchi si è sentito al telefono? Ha ricevutosuggerimenti, raccomandazioni, istruzioni,oppure questo piccolo uomo èl’unico attore di questo dramma?Spengo il televisore, mi accendo ilsigaro e mi dico che questo brutto naufragioè proprio la rappresentazione diun sistema che si è smarrito in un vorticeche pensavamo di saper governaree che invece ci sta travolgendo.Eppure anche questo brutto naufragioavrà un effetto positivo. Mi riferiscoad una accelerazione nella ratificadelle convenzioni e ad una più rapidaapplicazione di regolamenti e direttivecomunitarie.1. Il trasporto internazionale di passeggeriè disciplinato dalla Convenzionedi Atene del 1974, mai ratificatadall’Italia per i bassi limiti di responsabilitàper morte e lesioni. La tragediadella “Moby Prince” e della “Estonia”impongono una revisione dei limiti edun compromesso viene raggiunto conil Protocollo del 2002. Gli Stati nordeuropeihanno vinto la battaglia ma nonla guerra. Manca la ratifica dell’Italia,il numero minimo della ratifica non èraggiunto ed il Protocollo non entra invigore. Nel 2006 la Commissione UEfa partire una proposta legislativa cheprevede la trasformazione della Convenzionedi Atene e del Protocollo 2002nel diritto comunitario con lo strumentodella ratifica. All’esito di una interminabilepartita di ping-pong tra Parlamentoeuropeo e Consiglio, il Regolamentocomunitario 1177/2<strong>01</strong>0 è approvato il24 novembre 2<strong>01</strong>0 e prevede la suaapplicazione “dalla data di entrata in vigoredella Convenzione di Atene per laComunità e, in ogni caso, non più tardidel 31 dicembre 2<strong>01</strong>2”.Vediamo le principali novità:- il limite di responsabilità è di Euro460.000 per morte o lesioni personalidel singolo passeggero;- scatta l’assicurazione obbligatoriacon azione diretta nei confronti del passeggero:- nel caso di evento causato da unincidente marittimo, la persona aventediritto al risarcimento riceve un anticiponon inferiore ad Euro 21.000.L’Italia non ratifica la Convenzioneed il Protocollo e decide di attenderela scadenza del 31 dicembre 2<strong>01</strong>2 perl’applicazione del Regolamento comunitario.Quale sarà il limite in questobrutto naufragio? La Costa ed i suoiassicuratori decideranno di applicarespontaneamente i limiti fissati dal Protocollo?2. L’Italia non ha ratificato la Convenzionedel 1976 sulla limitazione diresponsabilità in materia di crediti marittimiin quanto i limiti sembrano troppobassi. Nel 1996 è approvato il Protocolloche eleva notevolmente i limitima l’Italia è sempre assente. Nel 2009è necessario autorizzare l’adesionedell’Italia alla cosiddetta Convenzione38 - <strong>gennaio</strong> 2<strong>01</strong>2

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