Scenari industriali n. 3, Giugno 2012CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA<strong>la</strong>nciata dal Giappone nel campo del<strong>la</strong> microelettronica e dell’industria informatica. Il Ministerodel<strong>la</strong> Difesa investì un miliardo di dol<strong>la</strong>ri in dieci anni nel<strong>la</strong> Strategic ComputingInitiative per sviluppare hardware e intelligenza artificiale, a partire dal 1983 e, dal 1987,500 milioni di dol<strong>la</strong>ri in cinque anni in SEMATECH (Semiconductor Manufacturing Technology),un consorzio di produttori di semiconduttori. Al centro degli interventi fu posta<strong>la</strong> connessione tra industria e ricerca universitaria.Negli anni Novanta le priorità furono ulteriormente spostate verso <strong>la</strong> competitività, l’internazionalizzazionee <strong>la</strong> sperimentazione. SEMATECH, per esempio, si rese autonomadall’aiuto pubblico nel 1996, diventando un’organizzazione internazionale. Furono ridottii fondi pubblici di procurement diretto a nuovi sistemi militari e mantenuti invece quelli perR&S, inseguendo un obiettivo duale nelle nuove tecnologie, sia militari sia commerciali. Rimasecentrale il focus sul<strong>la</strong> ricerca di base, tra cui quel<strong>la</strong> nelle scienze biologiche. La forteattenzione all’industria fu tuttavia oggetto di critiche. Così, nel primo decennio Duemi<strong>la</strong> èavvenuto un significativo cambiamento di rotta a favore del settore militare, in seguito al<strong>la</strong>vulnerabilità percepita dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 40 .Secondo Regina Dugan (direttore fino a marzo 2012) 41 , <strong>la</strong> linea di condotta del<strong>la</strong> DARPAnasce dal<strong>la</strong> combinazione di due obiettivi complementari: un profondo avanzamento scientificoe un’elevata applicabilità commerciale. Attraverso <strong>la</strong> connessione del<strong>la</strong> comunitàscientifica e con quel<strong>la</strong> imprenditoriale, sia con progetti che coinvolgono università, piccolee grandi imprese, fino ai cosiddetti garage inventor, sia con il crowd-sourcing, che consistenell’aprire al pubblico, attraverso Internet, progetti complessi, scomposti in molte parti piùpiccole. La logica di base è l’adattabilità, che elimina il trade-off tra scienza di base e ricercaapplicata.40Dal 2001 al 2008 l’Agenzia ha rifondato <strong>la</strong> sua attività in base a regole e traguardi molto più stringenti, <strong>la</strong> cui ottemperanzaè necessaria al<strong>la</strong> prosecuzione dei progetti, nell’ottica di una loro rapida applicabilità e di una più generaletrasparenza di gestione delle risorse. Lo slogan adottato, bridging the gap (colmare il divario), sottolinea <strong>la</strong>necessità di collegare le scoperte di base all’utilizzo militare. I cambiamenti al<strong>la</strong> politica del<strong>la</strong> DARPA comprendono:lo spostamento dell’allocazione dei fondi dalle università alle grandi imprese industriali; l’inasprimentodei controlli allo sviluppo dei progetti, ad intervalli rego<strong>la</strong>ri di 12-16 mesi, e il condizionamento dei finanziamential raggiungimento di soglie predefinite di avanzamento; l’affidamento del ruolo di gestore primario di molti programmicircoscritto alle imprese affermate, mentre le università e le start-up possono solo fare parte del team.Questi profondi cambiamenti hanno spinto vari osservatori a suonare le campane a morto per <strong>la</strong> DARPA, soprattuttonel mondo del<strong>la</strong> ricerca informatica. Tuttavia il modello DARPA è ancora ben vivo: si basa sia sul<strong>la</strong> strutturae sugli obiettivi dell’agenzia sia sui processi informali, ma ormai istituzionalizzati, che ne fanno un luogo dicostruzione di network sociali tra ricercatori, in grado di influenzare <strong>la</strong> direzione dello sviluppo tecnologico. A cavallodel nuovo millennio è cambiato il modo in cui l’agenzia svolge questa funzione, che è ora orientato: a favorire<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione di imprese affermate con ricercatori universitari e start-up; ad agevo<strong>la</strong>re lo scambio diconoscenze tra competitor industriali; a fornire <strong>la</strong> validazione dei progetti da parte di operatori esterni. Si vedaHouse Science Committee (2005).41Si veda Penenberg (2011).130
CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari industriali n. 3, Giugno 2012Il successo del<strong>la</strong> DARPA dimostra come, in presenza di un’organizzazione snel<strong>la</strong> e ben progettata,<strong>la</strong> scelta di mantenere il centro pensante del progetto all’interno del<strong>la</strong> macchina statalesia efficiente. Partendo da un obiettivo unico e chiaro, rappresentato dal<strong>la</strong> domanda disicurezza di tipo militare, il campo delle attività si al<strong>la</strong>rga, a cascata, fino al<strong>la</strong> ricerca di base 42 .L’UE punta sul public procurementA partire dal 2002-2003 <strong>la</strong> Commissione europea ha individuato nel PP un importante strumentodi politica per l’innovazione nei paesi membri 43 e ha successivamente identificato alcuniprincipi da seguire affinché esso sia efficace e segua regole chiare e trasparenti 44 .Tra i primi paesi a inglobare il PP nel<strong>la</strong> propria strategia di politica industriale figura ilRegno Unito. Nel 2002 il Ministero per il Commercio e l’industria ha varato <strong>la</strong> “ManufacturingStrategy”, per spostare le imprese lungo <strong>la</strong> catena del valore aggiunto verso attivitàpiù qualificate e a maggiore intensità di conoscenza 45 , e ha affidato un ruolo importante all’usointelligente del<strong>la</strong> domanda pubblica per l’accrescimento del<strong>la</strong> capacità competitiva delsistema produttivo. Secondo questo approccio, il soggetto pubblico deve assumere il ruolodi early adopter (primo utilizzatore) di soluzioni innovative, identificando in precedenza unchiaro risultato da conseguire e <strong>la</strong>vorando successivamente a stretto contatto con i fornitoriper affrontare congiuntamente i problemi che possono man mano sorgere. Nel 2008 il piano“Innovation Nation” ha previsto che ogni dipartimento governativo debba specificare <strong>la</strong>propria strategia nell’uso del PP e ha promosso l’uso di esperti del settore privato per trasferirecompetenze di procurement innovativo ai funzionari pubblici.La Germania ha messo in atto un programma per sviluppare l’orientamento all’innovazionedell’amministrazione pubblica 46 e promosso l’uso del PP soprattutto per le tecnologieverdi: secondo stime McKinsey 47 , le autorità pubbliche tedesche hanno sostenuto il 41%di tutte le spese a favore dell’ambiente, che interessano e coinvolgono i settori dell’energia,del trasporto e delle costruzioni.La Francia ha una lunga tradizione di PP, grazie ai cosiddetti grandi programmi di ricerca“Programmes mobilisateurs” che sostengono lo sviluppo di tecnologie specifiche, ma le cui risorsesi sono tuttavia progressivamente ridotte dal 51% del totale del<strong>la</strong> spesa pubblica in R&Snel 1980 al 34% nel 2000. La politica industriale dei grandi programmi è stata ri<strong>la</strong>nciata nel42Si veda ancora Traù (2009).43Commissione Europea (2005, 2007a).44Commissione Europea (2007b).45Ministero per il Commercio e l’industria (2004).46Ministero federale dell’Istruzione e del<strong>la</strong> ricerca (2008).47McKinsey & Company (2008).131
- Page 1 and 2:
SCENARI INDUSTRIALIVUOTI DI DOMANDA
- Page 3 and 4:
CENtro StuDI CoNfINDuStrIa Scenari
- Page 5 and 6:
CENtro StuDI CoNfINDuStrIaScenari i
- Page 7 and 8:
CENtro StuDI CoNfINDuStrIaScenari i
- Page 9 and 10:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 11 and 12:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 13 and 14:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 15 and 16:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 17 and 18:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 19 and 20:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 21 and 22:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 23 and 24:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 25 and 26:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 27 and 28:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 29 and 30:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 31 and 32:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 33 and 34:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 35 and 36:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 37 and 38:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 39 and 40:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 41 and 42:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 43 and 44:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 45 and 46:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 47 and 48:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 49 and 50:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 51 and 52:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 53 and 54:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 55:
Centro Studi ConfinduStriaScenari i
- Page 58 and 59:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 60 and 61:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 62 and 63:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 64 and 65:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 66 and 67:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 68 and 69:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 70 and 71:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 72 and 73:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 74 and 75:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 76 and 77:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 78 and 79:
Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 80 and 81: Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 83 and 84: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA Scenari
- Page 85 and 86: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 87 and 88: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 89 and 90: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 91 and 92: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 93 and 94: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 95 and 96: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 97 and 98: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 99 and 100: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 101 and 102: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 103 and 104: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 105 and 106: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 107 and 108: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 109 and 110: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA Scenari
- Page 111 and 112: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 113 and 114: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 115 and 116: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 117 and 118: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 119 and 120: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 121 and 122: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 123 and 124: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 125 and 126: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 127 and 128: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 129: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 133 and 134: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 135 and 136: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 137 and 138: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 139 and 140: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 141 and 142: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 143 and 144: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 145 and 146: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 147: CENTRO STUDI CONFINDUSTRIAScenari i
- Page 150 and 151: Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 152 and 153: Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 154 and 155: Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 156 and 157: Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 158 and 159: Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 160 and 161: Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 162 and 163: Scenari industriali n. 3, Giugno 20
- Page 164 and 165: NOTE
- Page 166 and 167: NOTE
- Page 168: Finito di stampare nel giugno 2012I