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<strong>Azione</strong> Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 22 ottobre 2012 • N. 4333Politica e EconomiaRomneysmentitosullaLibiaSecondo round tv Costretto a subire l’offensiva del presidente Obama, lo sfidante repubblicano non ripete il miracolodi Denver e tuttavia conserva un appeal che non può essere sottovalutato. In attesa del match finale in FloridaFederico RampiniIl giorno della riscossa è arrivato. BarackObama vince ai punti il secondoduello televisivo, cancella la disastrosaperformance del 3 ottobre che avevalanciato Mitt Romney in una spettacolarerimonta nei sondaggi. La base democratica«ritrova» il suo presidente il17 ottobre alla Hofstra University nelloStato di New York, grazie a una seratache Obama gioca tutta all’attacco, incalzandol’avversario, senza dargli tregua.Il presidente sfodera grinta e aggressività,in un dibattito molto più «negativo»del precedente. Obama attacca Romneysulla sostanza: rinfacciandogli l’incoerenzadel suo piano economico «cheLe tre constituencyche furono decisiveper la prima vittoriadi Obama – giovani,donne, minoranzeetniche – quantosentono oggi il pesodella disillusione?vuole ridurre il deficit abbassando letasse a tutti, ma i conti non tornano».Obama avverte che «alla fine il conto lopagherà il ceto medio». Ricorda lemolteplici contraddizioni dell’ex governatoredel Massachusetts, che oranega di voler abbassare le tasse sui ricchi«ma lo ha giurato solennementenelle primarie del partito repubblicano».Arrivano gli attacchi personali,quelli che il presidente aveva accuratamenteevitato nel duello di Denver(Colorado) due settimane prima. Obamarinfaccia al rivale le poche tasse chepaga, appena il 14% grazie ai privilegifiscali di chi gode di plusvalenze finanziarie.Quando Romney promette unapolitica dura nei confronti della concorrenzasleale dei cinesi, il presidenterivela (a un pubblico americano di 56milioni di telespettatori, che in granparte ignorano queste informazioni) ilfatto che nei suoi investimenti finanziariattraverso il gruppo Bain Capitallo stesso Romney ha delocalizzato attivitàdagli Stati Uniti alla Cina, «e oggipossiede partecipazioni in una societàcinese che produce apparecchiatureper lo spionaggio».La stoccata finale di Obama arrivanell’ultimo intervento, se la riservaquando l’avversario non ha più il dirittoalla replica. È lì che il presidente ricordail celebre discorso fatto dal candidatorepubblicano in una cena a portechiuse per la raccolta di fondi, quandoparlando a un gruppo di milionaridichiarò: «Il 47% degli americani voterannocomunque per questo presidente,perché si considerano delle vittime,non pagano neppure le tasse, si aspettanoaiuti dallo Stato». Obama concludelanciando un avvertimento: guardail gruppo di 80 cittadini selezionati perfare le domande dentro il campusdell’università di Hofstra, e si rivolgevaa tutti gli americani: «Dentro quel 47%ci siete voi, ci sono quelli come voi chevivono di un salario e pagano la ritenutaalla fonte, ci sono i pensionati che vivonodell’assegno della previdenza, cisono i reduci di guerra che hanno rischiatola vita per la nazione».In mezzo, nella fase dedicata allapolitica estera c’era stato anche un vivacescambio sulla Libia. Romney tirafuori «l’affaire Bengasi», accusa il presidentedi aver taciuto per due settimaneagli americani che l’uccisione dell’ambasciatoreUsa in Libia è un attoterroristico. Obama duro: «Il giornoObama e Romney in occasione del dibattito di martedì scorso all’università di Hofstra. (AFP)dopo, parlando al Rose Garden dellaCasa Bianca, l’ho condannata come unatto di terrore». «Non è vero», incalzal’altro. E qui interviene in un ruolo insolitola moderatrice, la giornalistaCandy Crowley della Cnn, che dà ragioneal presidente: «L’ha detto, quellafrase è agli atti». Un colpo per Romneyche viene smentito in diretta dall’arbitradella partita.Del resto più volte nell’acceso dibattitoil presidente usa un’espressioneche aveva evitato nel primo duello:«Not true, governor Romney». Nonvero. Insomma gli dà del bugiardo.Una tattica aggressiva che aveva evitatonel Colorado e che ora imprime ilsegno a tutta la serata. Un bilancio lucidolo traccia il suo consigliere DavidAxelrod, già stratega della vittoria del2008. Appena finito il dibattito Axelrodviene in sala stampa e dice: «È statauna grande serata per i democratici. Inquanto agli indecisi, è difficile dirlo,ormai sono pochi». Ecco, la serata all’universitàdi Hofstra va letta in questachiave: gli strateghi del partito democraticosono convinti che questo secondoduello tv andava usato per rimotivarela base, galvanizzare i democratici,ridurre i rischi di astensionismo.In buona parte il risultato del 6novembre si giocherà su questo: qualedei due partiti sarà più efficace nel portarei suoi alle urne. In quanto agli indecisi,la performance di Romney nonè stata priva di efficacia.Il repubblicano ha i suoi momentipiù brillanti quando fa il processo al bilanciodel primo mandato di Obama,sottolinea l’alta disoccupazione (23milioni), l’impoverimento del cetomedio, l’alto prezzo della benzina. «Selo rieleggete, non aspettatevi qualcosadi diverso». Romney piace certamentea una parte dell’opinione pubblicaamericana quando martella il concettoche «non si esce dalla crisi con più Stato».Il repubblicano non ripete il miracolodi Denver, è costretto a subire l’offensivadel presidente, e tuttavia conservaun appeal che non può esseresottovalutato. La strada da qui al 6 novembreè ancora lunga, e questo lunedì22 ottobre c’è già l’appuntamento colterzo e ultimo duello tv.La Florida è la madredi tutte le battaglie:nel 2000 costòla Casa Bianca adAl GoreI sondaggi-istantanei compiuti fra i telespettatorial termine del duello diHofstra davano Obama vincitore: 46%contro 39% per Cnn, 37% contro 30%secondo Cbs. Ma è presto per considerareil secondo dibattito come una svolta.Romney è stato protagonista di unaperfomance dignitosa, anche se più tesoe irritato di fronte agli attacchi. Il suoleitmotiv efficace, ripetuto ossessivamente:«Questo presidente ha provatoa farci uscire dalla crisi ma le sue ricettenon funzionano. Non è con più Statoche si crea lavoro. Io so di cosa parlo,gran parte della mia vita l’ho svoltanell’economia privata, sono stato uncreatore d’imprese». Per quanto magistrale,la performance di Obama è intervenutasolo dopo due settimaned’inesorabile rimonta di Romney neisondaggi, con avanzate del repubblicanoanche fra le donne che erano la constituencypiù fedele al presidente. Allavigilia del dibattito di Hofstra, un’indagineGallup dava addirittura 6 punti divantaggio a Romney.Ora il terzo match, quello dello«spareggio» che avviene questo lunedì22 a Boca Raton, in Florida, ha per teatrolo Stato più conteso e forse decisivo.La Florida è davvero «la madre ditutte le battaglie». È lo Stato che costòla Casa Bianca ad Al Gore nel 2000,quest’anno potrebbe decidere per pochefrazioni percentuali la sfida Obama-Romney.Un peso determinante lohanno due categorie di elettori: gliispanici da una parte, i pensionatidall’altra (molti over-65 di New York eChicago si trasferiscono al Sud neglianni della vecchiaia, e lì spostano anchela residenza elettorale). Crucialisono quindi i due temi su cui i candidatisono fortemente contrapposti: pergli anziani Welfare, cioè sanità e previdenza,per gli ispanici le politiche dell’immigrazione.Un altro tema importante per capirela dinamica delle ultime due settimaneè questo: «Dove sono i ragazzi del2008». Le tre constituency che furonodecisive per la prima vittoria di Obama– giovani, donne, minoranze etniche –oggi quanto sentono il peso della disillusione?In che misura restano decisiveper spianargli la strada al secondomandato? Molto dipende da come idue candidati si contrappongono suscuola e università; diritti delle donne;minoranze etniche.Infine, siamo quattro anni dopo laGrande Recessione. È davvero il temacentrale di questa elezione, in particolareper quegli Stati-chiave (in bilico frai due candidati) che hanno una fortedensità di colletti blu: il più importanteè l’Ohio. Cos’ha fatto realmente Obamaper guarire l’America dallo shockdel 2008? Cosa non è riuscito a fare? Inche misura le sue terapie sono statetroppo timide, e in quali casi è il Congressoad averlo bloccato? La contronarrazionedi Romney tenta d’imporreuna storia «revisionista» della crisi: tuttoebbe inizio con la cattiva regulation,poi i salvataggi «statalisti» delle grandibanche di Wall Street…Dalla sua, l’ex governatore delMassachusetts ha degli amici potenti.«I cinquantamila dipendenti e collaboratoridel nostro gruppo possono soffrirele conseguenze, se vince un candidatoche vuole imporre altre regole albusiness». Così recita la lettera inviatadai fratelli David e Charles Koch a tuttii loro dipendenti. E si conclude conl’invito a votare per Mitt Romney. Lafamiglia Koch, a capo di un vasto conglomeratopetrolchimico, controlla laseconda maggiore fortuna privata degliStati Uniti. Le sue simpatie di destra sononote, ma è la prima volta che i Koch«diffidano» così apertamente i propridipendenti dal votare democratico.Non sono i soli. L’America «dell’unper cento», come la definì il celebreslogan di Occupy Wall Street, si è mobilitataper far vincere il suo candidato.È la riscossa dell’oligarchia, che non accettaresponsabilità per questa crisi evuole consolidare i suoi privilegi. Altriimprenditori sono perfino più esplicitidei Koch. David Siegel, che controlla ilcolosso della multiproprietà ediliziaWestgate (Florida), ha annunciatopubblicamente con un’intervista al magazine«Forbes» che se vince BarackObama il 6 novembre lui potrebbe«chiudere l’azienda e licenziare tutti isettemila dipendenti». Richard Laks,chief executive di Lacks Enterprises(Michigan), ha scritto ai suoi dipendentidi votare per Romney «altrimentisono in arrivo nuove tasse e per voi prevedostipendi più bassi». Il gruppoMurray Energy che possiede miniere dicarbone nell’Ohio ha messo centinaiadi dipendenti a «riposo obbligato» conl’ordine di andare a un comizio diRomney. È il ritorno della lotta di classe?Solo che a crederci, a quanto pare,sono soprattutto i ricchi.