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<strong>Azione</strong> Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 22 ottobre 2012 • N. 4347Cultura e SpettacoliQuestoimperodeveandareinpezziPremi Seconda parte del discorso che lo scrittore dissidente cinese Liao Yiwu ha tenuto a Francoforte il 14 ottobre,in occasione della consegna del premio per la pace del Deutschen BuchhandelsLiao Yiwu*Nel giugno del 1989 il Partito Comunistavide di nuovo minacciato il propriopotere e chiamò ben 200’000 soldati peril massacro di Tienanmen. Mentre a Pechinoi carri armati si muovevano per lestrade e le scariche dei fucili rimbombavanoin tutto il mondo, nella lontanaChengdu, la capitale della Provincia diSichuan, un poeta si accoccolava tra unapila di vecchi libri e leggeva gli scritti delfilosofo Zhuangzi.Sembra passato solo il tempo di unbatter d’ali da quando quella notte finiiin carcere per la mia poesia «Massacro»e poi ne uscii di nuovo… Una volta incontraiuno scrittore, Liu Shahe, il qualenel 1957, molto prima della mia nascita,era stato accusato di «denigrazione delpartito» da Mao Zedong e quindi dichiaratonemico e incarcerato. Mi disse:le ferite arrecate da una cosa di questogenere non guariscono mai. Ora nonsiamo più poeti, ma siamo diventati testimonidella storia. Citò una storiadall’opera di Zhuangzi, anch’egli comenoi, testimone del suo tempo:C’era una volta una Stato di nomeJia, circondato dal nemico. Gli invasorisi avvicinavano sempre di più. Prestopresero la capitale e agli abitanti nonrestò che fuggire dalle orde assassine esaccheggiatrici. Tra la folla in fuga sitrovava anche un vecchio eremita dinome Lin Hui. Nel suo petto nascondevaun enorme e preziosissimo pezzo digiada. All’improvviso dalle rovine abordo della strada si sentì uscire il piantodi un neonato. La folla si fermò spaventata,ma le truppe erano vicinissime– già si potevano sentire le incitazionialla battaglia – dunque la gente scappòin preda al panico pur di mettersi insalvo. Solo Lin Hui interruppe la propriacorsa e si chinò per raccogliere ilbimbo. Se non si fosse liberato dellagiada, così grande e pesante, nonavrebbe potuto prendere con sé il piccolo.Non titubò e decise di salvare ilbambino, con grande sorpresa di tutti,che lo definirono uno stupido. Comepuoi rinunciare al tuo tesoro e prendertia carico una vita diventandone schiavo?,gli chiedevano. Lin Hui rispondeva:È la volontà del cielo.«La volontà del cielo» significa conservarela verità per le prossime generazioni.L’ascesaelacadutadellenazioni,laseparazione e la riunificazione dei territoripossono entrare nelle cronache della«Una dinastia decaduta al punto tale da massacrare i bambini e torturare la verità ha i giorni contati». (Keystone)storia, ma la volontà del cielo sopravvivea ogni cosa. Quando i fiumi e le montagnespariscono, quando Mao Zedong oDeng Xiaoping incitano all’assassinio,l’eredità autentica della nostra storia giacedimenticata tra le rovine, come il neonatoraccontato da Laozi e Zhuangzi: inlacrime e indifesa. Ci vuole qualcuno chenei confronti della tradizione si senta inobbligo come l’eremita Lin Hui, qualcunoche rinunci a qualsiasi profitto, presenteo futuro, che fuggendo dalla mortesi chini a raccogliere un bimbo, che locresca con pazienza e si impegni ad educarlofino al giorno in cui sarà grande abbastanzaper diventare un custode dellamemoria, e di nascosto portare avanti latradizionedellamemoria.Anche io continuo la tradizionedella memoria. In cinese, inglese o tedescovoglio condividere con l’umanitàquanto testimoniato a proposito dellevittime del massacro; e anche le mie riflessionisulla frammentazione dell’Imperocinese. Non so fra quanti anni potròfare ritorno all’amata terra dei mieiantenati. Per questo motivo voglio pagareanticipatamente un dazio a voi, l’élitedella Germania presente in quest’onorevolePaulskirche. In particolare poi alMaestro Sima Qian, il più onorevole diquesta corporazione, che i potenti fecerocastrare, perché in un’epoca di ipocrisia– quella della dinastia Han occidentale –aveva raccolto la verità, una verità chepresso di lui cercava protezione comeun fragile orfano. Il suo corpo non potevapiù riprodursi, ma la sua anima sì.Durante la mia fuga dalla dittatura mihanno accompagnato la sua grande opera,Shiji, Memorie di uno storico insiemea un’altra grande opera, Yijing, del reWen von Zhou.Nella storia vi è sempre un nesso trai bambini e la verità. Una dinastia decadutaal punto da massacrare i bambini etorturare la verità ha i giorni contati.L’astuto tiranno Deng Xiaoping si affidòa un trucco, e nella primavera del 1992iniziò uno storico viaggio verso sud, aShenzhen, dove annunciò l’apertura delmercato cinese, nel tentativo di salvare ilproprio partito e uscire dalla crisi politica.Vorrei a questo punto ripetere ancorauna volta quanto ho scritto ne La pallottolae l’oppio a proposito della Cina attuale.Una Cina che mi ha fatto sentiresenza patria nel mio stesso Paese. La miseriasi faceva sempre più grande e gli esseriumani scivolavano sempre più inbasso, mentre l’economia cinese fiorivasenza sosta.Nel mondo intero si è dell’idea chel’impulso economico cinese porterà perforza a delle riforme politiche e traghetteràinfine il Paese dalla dittatura alla democrazia.Per questo tutti gli Stati cheavevano messo in atto delle sanzioni inseguito al massacro di Tienanmen fannoora a gara per essere i primi a stringerela mano al boia e a mettersi in affaricon la Cina. E questo sebbene gli stessiboia continuino ad arrestare e a uccidere,sebbene a quelle vecchie si aggiunganosempre nuove macchie di sangue,sebbene crimini sempre nuovi riescanoa sorpassare quelli passati. La gente semplice,costretta a sopportare un’esistenzatra il sangue e l’orrore, perde così anchequel poco che di civile ancora aveva.Miseria e spudoratezza si condizionanoa vicenda. Determinano il nostropassato, il presente e il futuro. Dopoil massacro di Tienanmen la sottomissionesanguinosa è andata avanti,nei confronti dei parenti delle vittimedel massacro, nei confronti dei gruppiQigong, Falun-Gong, della lega democraticadella Cina, degli oppositori, deicontadini espropriati, dei disoccupati,degli avvocati, delle chiese che praticanodi nascosto, dei dissidenti, delle vittimedel terremoto di Sichuan, dei firmataridella Charta 08, degli appartenentialla rivoluzione del Gelsomino,dei tibetani, degli Uiguri e dei Mongoli– i casi si sommano e la tirannia vaavanti ad altissimo livello. Al primoomicidio forse le mani tremano ancora,ma più si uccide e più si è colpevoli neiconfronti di sé stessi, e con tanta piùscioltezza si brandisce la spada – e aogni colpo mortale i bilanci dell’economianon fanno che crescere. Si potrebbedire: senza il massacro di Tienanmennon ci sarebbe stata nessuna delleriforme politiche che ci hanno insegnatoad amare il denaro invece della nostraterra. Senza le sporche manovre dispeculatori corrotti, non ci sarebbe statanessuna espansione esponenzialedelle città, nessun immobile vuoto enessun funzionario o avvoltoio scacciatoo fuggito a causa di progetti scadenti.È il trionfo dei boia, poiché il Paeseintero è diventato loro schiavo. Si saccheggiae devasta in modo arbitrario, leconseguenze si estendono ovunque. Eagli investitori stranieri si dice: venitepure, venite e costruite fabbriche, fate ivostri affari, costruite grattacieli, createdelle reti, basta che non mettiate il ditonella piaga; potete fare quello che voletefintanto che non chiedete di parlare didiritti umani. A casa vostra potrannoanche esserci leggi e un dibattito aperto,ma qui potete rotolarvi con noi nel fango.Venite e inquinate i nostri fiumi, appestatela nostra aria, avvelenate il nostrocibo e le nostre falde freatiche; venite eservitevi della nostra manodopera a bassocosto e fatela lavorare come macchinegiorno e notte al nastro scorrevole. Più viimpegnerete affinché attraverso l’inquinamentoi cinesi vengano colpiti da tumorinel fisico e nell’anima, e più grandesarà il vostro profitto. In questa che è lapiù grande pattumiera del mondo ci sonolemiglioripossibilitàdifareaffari.Sotto la copertura del libero commercioi consorzi occidentali si mettonoin affari con i boia, accumulando immondizia.L’influsso di questa scala divalori dell’immondizia, per la quale ilprofitto è in cima a ogni cosa, sta prendendoil sopravvento in tutto il mondo.Coloro che in Cina possono contare suisoldi e su buone relazioni, si lasciano allespalle il proprio Paese, ormai saccheggiatoe avvelenato, e se ne vanno all’estero,dove in un ambiene pulito possonogodersi la libertà, l’eguaglianza e la fratellanza.Magari qualcuno arriva perfinoa fare parte di una chiesa per chiedere aGesù – a sua volta inchiodato alla croceda altri dittatori – la remissione dei propripeccati.* Traduzione dal tedesco di Simona SalaLedisavventurediunuomoqualunqueMostre Michel Favre alla Galleria La Colomba di LuganoGianluigi BelleiL’artista losannese Michel Favre esponeregolarmente alla Galleria La Colombadi Lugano. Questa volta propone operedegli ultimi quattro anni. Si tratta quasiesclusivamente di piccolissime sculturein bronzo. Tre sono gli elementi essenzialidel suo lavoro: la figura umana, glioggetti di riferimento e la contestualitàdel loro rapporto. Le persone in generehanno dei tratti caratteristici peculiariche le distinguono l’una dall’altra: leorecchie, gli occhi, i vestiti… ogni minuziaci racconta la storia del singolo ele proprie vicissitudini. Gli uomini diFavre sono al contrario molto simili.Stessi vestiti, stessa corporatura, stessefacce: insomma il prototipo di un uomo,un uomo qualunque, senza vizi,virtù, espressioni. In genere non si rivolgemai verso chi osserva, ma è intentoa guardare la scena con il volto rivoltoall’insù. Ed è la scena e gli oggetti di riferimentoche sembrano dare un senso alracconto. Si tratta di oggetti reali, questavolta nella loro giusta dimensione emolto dettagliati. Chi conosce la tecnicadella cera persa sa che è quasi un giocoda ragazzi prendere un melograno, peresempio, e farne il corrispettivo inbronzo. Un determinato sapone (propriodi quella marca), un determinatobiscotto (proprio di quella marca), ilferro di un’accétta, un chiodo e gli uominiche osservano, guardano, pensano,tutti intorno. Difficile dire cosa facciano,ma nelle loro posture si legge stupore,meraviglia, idolatrìa, mai partecipazione.Ed è questo l’elemento discordantedella contestualità: oggetti realizzatidall’uomo per la sua vita, il suo piacere,il suo lavoro, che gli sono estranei,giganteschi, fuori misura e proporzione.Come mai l’uomo non è Marco oGiulio ma il sapone è proprio Le chat?Come mai l’uomo è così piccolo e Lechat così grande? Favre ci propone unpiccolo divertissement da mettere sullascrivania o vuole farci interrogare sullavita dell’uomo e dei suoi manufatti?Quello che è certo è che con i suoipiccoli bronzi e i suoi uomini lillipuzianiFavre gioca sul filo aperto del surrealismo,con ironia, levità e quel tocco didubbio che rende i lavori per così direproblematici. Guido Montana in un librodel 1966 intitolato Socialità del giocoe valore estetico scrive che l’atteggiamentoironistico dell’artista ci porta auna «parentesi che allevia la nostra angosciadel finito, un sogno che ci ricollegaall’infinito attraverso la indefinitivaproblematicità». E fra gioco e tecnologia,ironia e levità, si snoda il raccontodi un mondo sospeso e all’incontrario:un po’ triste e un po’ allucinante nel suostraniamento.L’artista nasce nel 1947 a Losanna eUna scultura in bronzo di Michel Favre.dopo un apprendistato come marmistascultore frequenta le scuole d’arte diBerna e San Gallo. Dal 1982 inizia l’attivitàespositiva attraverso una settantinadi personali, prevalentemente in Svizzera,con alcune puntate, come quellaodierna, a Lugano.Dove e quandoMichel Favre, Galleria La Colomba,Lugano-Viganello. Ma-sa 14.00-18.30,do 14.30-17.00. Fino al 28 ottobre.Catalogo con testo di AngelicaJawlensky Bianconi.

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