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<strong>Azione</strong> Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 22 ottobre 2012 • N. 4339Politica e EconomiaVersolafinedelsegretobancario?Fiscalità Il Consiglio federale vorrebbesopprimere la distinzione fra frodeed evasione fiscale anche in Svizzerae permettere alle autorità cantonalidi accedere ai dati bancari dei contribuentiMarciaindietrosuiniziativeereferendumPolitica federale Secondo i partiti politici servono altri mezzi e ideeJohnny CanonicaSta passando il periodo di intensa passioneche ha legato i vari partiti svizzeriai diritti popolari garantiti dalla Costituzione?La domanda è legittima, se siosserva la cautela con cui i vertici deipartiti nazionali si avvicinano ora all’ideadi lanciare un’iniziativa popolareo un referendum. Dopo anni in cui i varigruppi politici hanno mostrato piacerenel far uso di iniziative e referendum– non tanto per aprire un dibattito oproporre una soluzione su una determinataquestione, ma soprattutto qualestrumento di marketing per profilarsinei confronti degli elettori, e non pernulla molte iniziative venivano lanciateo consegnate in concomitanza con leelezioni federali – in questo autunno2012 sembrano invece agire «con il frenoa mano tirato» per varie ragioni.Maestra nell’uso deidiritti popolari è statal’UDC, grazie ai qualiha raccolto moltisuccessi. Ma la musicaora è cambiata ancheper questo partitoKeystoneUltimo esempio in ordine di tempo, ilreferendum contro la revisione dellalegge sull’asilo approvata dal parlamentonel corso della sessione autunnale,referendum che in casa socialistaalcuni vorrebbero lanciare – in particolarela sezione della città di Zurigo, maanche a Berna e Basilea ci si sta riflettendo.L’idea però non convince pernulla i vertici del partito nazionale, ilpresidente Christian Levrat in primis.E la ragione è presto detta: per il consigliereagli Stati friburghese un referendumcontro quelle misure della leggesull’asilo non rappresenterebbe altroche un piatto d’argento su cui servireall’UDC una sicura vittoria alle urne,tanto che il portavoce del PS AndreasKäsermann ha definito l’eventuale referendummolto semplicemente «unerrore politico». Gli ideali sono una cosa,la Realpolitik è un’altra. E in questocaso la Realpolitik sembra avere il sopravventoanche perché – non dimentichiamolo– una campagna per lanciareun referendum o un’iniziativa è tuttofuorché gratuita, e lo stesso vale ancordi più al momento in cui l’oggetto vieneposto al giudizio delle urne.Il lancio di un’iniziativa o di un referendumsi potrebbe poi trasformarein un boomerang per un partito. Pensiamoall’iniziativa popolare «Stop allaburocrazia», lanciata dal PLR nell’ottobredel 2010 e le cui firme sono stateconsegnate all’ultimo minuto – le ultimesono arrivate alla Cancelleria federalein tarda serata – il 12 aprile di quest’anno.Per riuscire, un’iniziativa deveriuscire a raccogliere 100’000 firme valide– cioè controllate e convalidate dalcomune in cui una persona ha la residenza– in 18 mesi. Ebbene: al PLR è sìriuscito di consegnare 100’649 firme,ma dopo il secondo controllo effettuatodalla Cancelleria, sono state appena97’537 quelle considerate valide, ergoquorum mancato! Un numero checomprendeva anche «i casi dubbi», comespecificato dalla Cancelleria federaleal momento dell’annuncio della nonriuscita. E allora si comprende il silenzioespresso dal PLR quel giorno: meglionon annunciare «urbi et orbi» ipropri fallimenti.Altro esempio in questo sensol’iniziativa popolare del PPD «Sostenerele famiglie! Esentare dalle impostegli assegni per i figli e gli assegni diformazione», il cui termine di consegnadelle 100’000 firme necessarie allariuscita è fissato per il 3 novembreprossimo. Dieci giorni fa, cioè a circatre settimane dalla scadenza del termine,il partito era in possesso di 97’000firme. Normalmente si ritiene che peressere sicuri che un’iniziativa vengaconsiderata riuscita sia meglio consegnarecirca 105’000 firme alla Cancelleria,in questo modo anche tenendoconto di quelle che saranno consideratenulle i promotori potranno esserecerti di aver superato la soglia delle100’000. Sull’edizione del 14 ottobredella «Sonntagszeitung», il presidentedel partito Christophe Darbellay denunciavaperò che alcune migliaia difirme sono bloccate in alcuni comunidella Confederazione per l’appositaverifica, verifica che se dovesse prolungarsiulteriormente rischia di metterein forse la riuscita dell’iniziativa.Un fallimento per il PPD.Una situazione simile l’hanno vissutatre settimane fa l’<strong>Azione</strong> per unaSvizzera neutrale e indipendente – chenon è un partito, ma di fatto è una costoladell’UDC – i Giovani UDC, la Legadei Ticinesi e la Gioventù socialista con itre referendum lanciati contro le convenzionifiscali sottoscritte dalla Svizzeracon Germania, Gran Bretagna e Austria.E sebbene la partita non sia ancorachiusa – l’ASNI sta riflettendo se ricorrereal Tribunale federale contro la decisionedella Cancelleria, che ha decretatocome «non riusciti» i tre referendum – èinteressante notare come prima e durantela raccolta delle firme l’UDC abbiafatto resistenza passiva contro quel lancio,rifiutandosi di fornire all’ASNI ilproprio indirizzario per spedire agliiscritti del partito i moduli per la raccoltadelle firme. La scusa ufficiale affermavache se le banche erano d’accordo conquanto stabilito da quei tre accordi, alloraall’UDC va bene così – ci si può chiedereallora perché il partito li abbia combattutiin Parlamento; ma questa èun’altra questione: più probabilmente sitemeva uno smacco al momento dellavotazione, esattamente come il PS conl’eventuale referendum sull’asilo.I partiti sembrano però aver cambiatoidea sull’utilità di iniziative e referendumquale strumento di marketingpolitico; uno strumento che si vuole sìcontinuare a usare, ma in maniera piùparsimoniosa. Maestra nell’uso dei dirittipopolari in questo senso è statal’UDC, il primo partito che ne ha capitol’importanza e che grazie a essi ha raccoltoimportanti successi alle urne. Orai democentristi sono però giunti allaconclusione che iniziative e referendumvanno sì bene, ma senza esagerare.E dopo anni in cui hanno fatto unacampagna elettorale permanente basandosianche su questi strumenti, oraammettono che le energie richieste daquesto modo di far politica sono troppeanche per loro e quindi hanno deciso diassumere un profilo decisamente piùmoderato. E non per nulla al momentosi concentrano sull’iniziativa che concretizziquella – approvata – sull’espulsionedegli stranieri che commettonoreati e su quelle che hanno sostenutonel passato recente. Quanto a nuoveiniziative o referendum neanche a parlarne.Opinione simile anche in casasocialista, dove si è giunti alla conclusioneche l’effetto di mobilitazione provocatoda iniziative e referendum è ormaisovrastimato, gli elettori oggi comeoggi devono venir conquistati con altrimezzi e altre idee.Nella prima metà del 2007 – quindiprima delle elezioni federali tenutesiquell’anno – il presidente del PPD ChristopheDarbellay, in un’intervista rilasciataal quotidiano friburghese «La Liberté»,aveva affermato: «Bisognerebbelanciare un’iniziativa popolare o un referendum.Questo ci darebbe visibilità eci permetterebbe di guadagnare in immagine».Ora la musica sembra invececambiata per lui e per i suoi colleghi deglialtri partiti. «Legislatura nuova, azionepolitica nuova», ci viene da dire.Ignazio BonoliCon una decisione di principio, il Consigliofederale ha accettato di sopprimerela differenza di trattamento tra lafrode fiscale (di rilevanza penale) e lasemplice evasione fiscale. Una decisionedefinitiva non è ancora stata presa,ma si è compiuto un passo notevoleverso la totale soppressione, anche all’internodella Svizzera, del segretobancario. Cosa che è invece già avvenutanei rapporti con l’estero con l’accettazionenel 2009 degli standarddell’OCSE nel trattamento fiscale degliaveri esteri depositati in Svizzera. Inpratica il Dipartimento federale dellefinanze è stato incaricato di preparareentro la prossima primavera un progetto– da porre in consultazione – sullamodificazione del diritto fiscale penalein Svizzera.Il progetto deve sopprimere le attualidiversità di trattamento secondo iltipo di imposta evaso e tenere in considerazionesoltanto la gravità del reato.Inoltre, alle autorità fiscali cantonaliverrà concesso l’accesso ai conti bancaridi contribuenti domiciliati in Svizzerasospettati di delitti fiscali, compresa lasemplice evasione fiscale. Non si trattaancora dell’accettazione completa delleregole dell’OCSE, poiché l’accesso aidati bancari verrà autorizzato soltantonel caso dell’apertura di un procedimentopenale.Il Consiglio federale vuole così dareascolto alle numerose richieste dei cantoni,le cui autorità fiscali si sentivanodiscriminate rispetto a quelle estere nelleprocedure di assistenza amministrativain campo tributario. Come si potevaimmaginare, sul piano politico lereazioni non sono mancate. La sinistrarimprovera al governo di essere ancoratroppo prudente in questa materia. Sipreferisce infatti una totale armonizzazionedel diritto penale fiscale, migliorandola sicurezza del diritto. In particolaresi fa notare che l’accesso ai datibancari del contribuente non è ancorapossibile in fase di accertamenti. Al centroe a destra, l’UDC ha subito dichiaratodi volersi opporre con ogni mezzo allaparificazione della frode e dell’evasionefiscale. Si andrebbe in particolareverso la fine della dichiarazione autonomad’imposta, che è la base del rapportodi fiducia tra contribuente e fisco. Dalcanto loro liberali e democristiani sischierano pure a favore del mantenimentodella distinzione tra frode edevasione fiscale. In pratica quel che rimanedel segreto bancario in Svizzera.La Conferenza dei direttori cantonalidelle finanze accoglie invece confavore l’unificazione del diritto penalefiscale e sostiene apertamente il Consigliofederale in questa direzione, benchési tratti di una prima decisione formale,che non intacca il principio delladistinzione fra i tipi di reato fiscale.L’Associazione svizzera dei banchierifa invece notare che il progetto presentatolascia ampi spazi di interpretazione.I banchieri, se da un lato apprezzanoi tentativi di riunificazione delle variedisposizioni penali del diritto tributario,dall’altro chiedono che la distinzionefra frode ed evasione venga mantenuta.Posizione espressa anche daeconomiesuisse, che dichiara di opporsiad ogni ulteriore allentamento del segretobancario.Come si vede, la misura che è stataannunciata come un rafforzamentodella sicurezza del diritto, non mancheràdi suscitare un acceso dibattito politico.Effettivamente la distinzione tra frodeed evasione fiscale è giuridicamentedelicata e il suo scopo non è semprechiaro. Se da un lato questa situazioneinduce il Consiglio federale ad agire conprudenza, dall’altro il margine di apprezzamentorimane piuttosto ampio,per cui le valutazioni di tipo politicopossono distanziarsi notevolmentel’una dall’altra.Al di là del dibattito politico, unasemplificazione del diritto penale fiscaleappare opportuna anche a livellodelle autorità cantonali, che sono gliesecutori materiali dell’imposizione. Èinfatti piuttosto paradossale che ciòavvenga a livello federale (nei rapporticon l’estero) e non a livello cantonale(cioè sul piano interno). Sarebbe quindiopportuno che il Consiglio federaleproponga un quadro strategico delcomplesso di norme che reggono ora ildiritto fiscale: dal diritto fiscale penale(segreto bancario), all’imposta allafonte, alla strategia del «denaro pulito»,alla lotta contro il riciclaggio, finoall’applicazione delle norme OCSE.Molte questioni rimangono aperte, mada tempo la responsabile del Dipartimentodelle finanze ha dichiarato dinon ritenere giustificata una diversitàdi trattamento fiscale tra i cittadinisvizzeri e gli stranieri. Le pressioni sudi lei, tanto dall’estero, quanto dall’interno,per una totale soppressione delsegreto bancario sono notevoli. Finorasi è proceduto per tappe a vari allentamenti,è giusto che il principio rimangaintatto? Qui sorge però un grossoproblema, la cui soluzione è uno deifondamenti del convivere e delle tradizionielvetici: il primato della fiduciaspetta ancora al cittadino o deve passaretutto nelle mani dello Stato?Eveline Widmer-Schlumpf è incaricata di preparare la nuova legge. (Keystone)

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