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<strong>Azione</strong> Settimanale della Cooperativa Migros Ticino • 22 ottobre 2012 • N. 4335Politica e EconomiaLaderivasirianaOpposizione jihadista Questa galassia di organizzazioni sunniteradicali, che si sono inserite nella guerra civile, non combattono perla libertà e la democrazia ma per ragioni loro, spesso indecifrabiliMarcella EmilianiLa Siria come l’Iraq o peggio l’Afghanistano la Somalia? Sembra essere questoil timore delle organizzazioni internazionali,sempre più impotenti di fronteall’escalation della violenza settaria nel«regno» di Bashar al-Assad. Questavolta a dare l’allarme è stato Paulo SergioPinheiro, responsabile del ComitatoOnu per la violazioni dei diritti umaniin Siria, che il 16 ottobre scorso halanciato un vero e proprio allarme sullapresenza di centinaia di «islamisti radicalio jihadisti» in Siria, infiltrati per lopiù dall’estero o coordinati in loco daKeystoneorganizzazioni salafite autoctone. Laviolenza settaria, per intenderci, è quellache porta le comunità confessionali arinchiudersi a riccio, ad armarsi e a scagliarsile une contro le altre in un giocomortale a somma zero. Quando poi inquesto gioco si inseriscono organizzazioniislamiste radicali, la speranza diqualsiasi mediazione politica si fa semprepiù ardua, spesso impossibile. Questoperché – come ha sottolineato PauloSergio Pinheiro – «i jihadisti noncombattono per la democrazia e la libertà,combattono solo per se stessi e leloro priorità», spesso indecifrabili, aggiungiamonoi.Le parole del commissario Onu sonosuonate come un de profundis per laproposta di cessate il fuoco avanzatanel frattempo da Lakhdar Brahimi, l’inviatodella Lega araba e delle NazioniUnite incaricato della mediazione tra ilregime di Damasco e le opposizioni siriane.Brahimi vorrebbe che le parti incausa e tutti i paesi confinanti con la Siriasi attivassero per far cessare la guerracivile e rimettere in moto la mediazionepolitica a partire dall’Eid al-Adha, la Festa del Sacrificio (del figlioIsmaele da parte di Abramo) che dura 4giorni e inizia il 25 ottobre.Con estrema circospezione, il governodi Damasco si è detto disponibilecome pure le opposizioni «ufficiali» (ilConsiglio nazionale siriano, il Comitatodi coordinamento nazionale e il Liberoesercito, tutti con sede in Turchia);il 17 ottobre si sono incontratiper discutere della proposta il primoministro turco Recep Tayyip Erdoğan eil presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad,che sembrano aver raggiuntoun’intesa. Ma rimane il convitatodi pietra ovvero le organizzazioniislamiste radicali e la loro imprevedibileagenda. Lo stesso Brahimi non si fatroppe illusioni, tant’è che ha definitol’eventuale entrata in vigore del cessateil fuoco «un passo microscopico». Luipiù di chiunque altro sa quanto sia ormaidiventato ingovernabile il gioco almassacro siriano.Ma quali sono le organizzazioniislamiste radicali o salafite che si sonoinserite nella guerra civile e cosa vogliono?Innanzitutto sono organizzazionisunnite, non necessariamente collegatetra di loro e non necessariamente infiltratenelle opposizioni ufficiali al regime(i Fratelli musulmani presenti nel Consiglionazionale siriano e il Libero esercito,soprattutto). A parte l’appello retoricoper il ritorno all’Islam più puro(quello del Profeta, dei suoi compagni edei primi quattro califfi che guidaronola neonata comunità islamica dopo lamorte di Maometto nel 632 d.C, definitiin blocco «i pii antenati, al-Salaf al-Saleh»,da cui il termine «salafiti»), questeorganizzazioni stanno leggendo laguerra civile in atto in Siria come un jihadtra sunniti e sciiti (gli alauiti delpresidente Bashar al-Assad), stravolgendoin questo modo le ragioni dellaprimavera siriana tutte riconducibili avalori di democrazia e libertà.Non a caso i gruppi armati salafitihanno visto la luce all’inizio del 2012,quando era ormai chiaro che le opposizioninon riuscivano a dare la spallataal regime, che il regime non mollava e siincarogniva sempre più, e la comunitàinternazionale non aveva nessuna intenzionedi intervenire nel covo di viperesiriano. Il loro scopo dichiarato èdi rovesciare il regime di Damasco manell’ambito di una guerra santa globaleche somiglia molto a quella vagheggiatadal defunto Osama Bin Laden e dalsuo successore Ayman al-Zawahiri. Leorganizzazioni jihadiste più note in Siriasono: Jabhat al Nusra li-Ahl al-Sham (Fronte per la difesa del popolodel Levante), Kata’ib Ahrar al-Sham(Uomini liberi dei battaglioni siriani),Liwa al-Islam (Brigata dell’Islam), Katibatal-Ansar (Battaglione dei difensori).Per quanto se ne sa, sono tutte contrariead un eventuale intervento occidentale,negano di avere legami con AlQaeda (ma ne usano tutti i canali mediatici)pur ammettendo che nei lororanghi militano guerriglieri yemeniti,sauditi, giordani, iracheni, libici e perfinokazachi. All’occorrenza si coordinanoper fronteggiare le forze armate sirianema ci tengono a mantenere unapropria identità, anche se le fonti di intelligenceoccidentali sospettano che siglediverse nascondano uno zoccoloduro di jihadisti che usa una o l’altra aseconda della bisogna, come peraltro ègià successo per gruppi salafiti in Egitto,Iraq e a Gaza. L’unica cosa certa èche ricevono lauti finanziamenti dall’ArabiaSaudita e dagli Emirati delGolfo nonché dalla miriade di associazionicaritatevoli private che proliferanonella penisola arabica.A questo punto giunti, gli interrogativisulla guerra civile siriana si moltiplicano:chi guida questi gruppi? Fino ache punto faranno deragliare, snaturandola,la stessa guerra civile? E il piùinquietante per l’Occidente: quanto lasua inazione/impotenza ha favorito laderiva jihadista?NOVITÀ.gFFERTA lA5IDA ig5g DA5 23.10 A5 5.11.2012,FINg A EiAURIMENTg DE55g iTgCK20xPUNTIIl formaggiodella felicità2.50Il formaggio della felici5àHeidiFormaggio svizzero a pastasemidura a base di puro lattedi montagna. La maggioranaselvatica, nota anche comeerba della felicità, dona aduesto formaggio non solo ilsuo nome, ma anche il suodelicato gusto mediterraneo.Grazie a duesta nuova varietàdi formaggio, il caseificiodi montagna Eggsteig diGähwil ha ricevuto nel 2011il premio per un’agricolturadi montagna all’insegnadell’innovazione.per 100 g

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