Musica Fabrizio Moro, 42 anni, nato a Roma, da genitori calabresi; all’inizio della sua carriera per anni si è esibito live con diverse band in locali e pub, presentando un repertorio rock inedito, insieme a brani di Doors, Guns’n’Roses e U2 Foto Fabrizio Cestari
CANTO E SUONO CERCANDO LA PACE Dal palcoscenico di Sanremo al palcoscenico dei live. Fabrizio Moro farà tre concerti anteprima in attesa del suo tour in partenza questa estate. E dopo il festival e l’esperienza televisiva di Amici, il cantautore romano non vede l’ora di ritrovarsi davanti al suo pubblico di Cristiana Zappoli utti gli artisti, quelli veri almeno, hanno una sensibilità particolare. Indipendentemente da quale sia il loro talento, è quella sensibilità che trasforma il talento in arte. Non serve conoscerlo a fondo per capire che Fabrizio Moro con quella sensibilità ci è nato, e fin da subito ha sentito l’urgenza di esprimerla scrivendo: «ho sempre scritto tantissimo, - racconta - è appena uscito l’album e io sto già pensando all’album successivo. Ho iniziato a scrivere quando andavo alle elementari. Ero un bambino abbastanza chiuso, non facevo amicizia facilmente, ero un po’ diffidente e quindi avevo un diario su cui scrivevo tutti i miei pensieri; immaginavo e scrivevo. Poi il diario si è trasformato nei testi delle canzoni. Sono stato fortunato perché ho trovato la mia strada fin da piccolo». I suoi testi sono espressione di un’anima inquieta, un’anima, per dirla con le parole del brano che dà il nome al suo ultimo album, Pace, che cerca solo il modo di trovare la pace che non ha. Quest’anno ha partecipato al Festival di Sanremo con la canzone Portami via, piazzandosi al settimo posto e, soprattutto, raggiungendo il disco di platino (unico brano ad aver raggiunto questo risultato insieme a quello di Francesco Gabbani e Michele Bravi). «Se quest’anno ho vissuto la vita del backstage con molta più serenità rispetto al solito, - racconta Moro - sul palco, invece, ho provato un’ansia che mai avevo provato prima. Forse perché più passa il tempo più le responsabilità aumentano, invece di sentirmi più leggero mi sento addosso molta più pressione, probabilmente perché sono abbastanza rigido con me stesso e quest’anno mi aspettavo delle conferme importanti che poi sono arrivate. Ho vissuto Sanremo come un banco di prova fondamentale. Su questo disco ho lavorato molto: due anni intensi di pre-produzione. In studio ho lavorato con la band con cui lavoro ormai da 15 anni e abbiamo fatto una selezione importante dei brani, all’inizio erano circa 50 pezzi, poi sono passati a 20 e poi a 11». Il Festival di Sanremo nella sua vita professionale è stato molto importante. Ha segnato tappe fondamentali della sua carriera. Cosa pensa del Festival? L’importanza del Festival dipende sempre dal momento della carriera che un artista sta vivendo. Ci sono momenti in cui offre proprio i riflettori di cui si ha bisogno, come è stato per esempio per me nel 2007, quando non riuscivo neppure a chiudere un contratto con una casa discografica indipendente. Ero completamente solo e Pippo Baudo mi ha portato al Festival da indipendente vero e così sono riuscito a cambiare la mia vita. E quest’anno è stato un riflettore importate su un lavoro a cui lavoravo da due anni. Io non l’ho mai vissuto come una gara, Sanremo per me è la vetrina più importante che abbiamo in Italia. Lei è da sempre un cantautore ma da qualche anno si è scoperto anche autore. Come si trova in questa veste? È una strada parallela che ho “inventato” un po’ per caso in un momento in cui, era il 2011, non riuscivo a trovare un compromesso con le multinazionali. Ho conosciuto Noemi che ha ascoltato Sono solo parole e da lì è nata CONCERTI ◗ 20/04 Fabrique, Milano ◗ 26-27/05 PalaLottomatica, Roma ◗ 30/06 Teatro D’Annunzio, Pescara ◗ <strong>21</strong>/07 Next Festival, Torino ◗ 28/07 Anfiteatro di Ponente, Molfetta (Ba) ◗ 19/08 Anfiteatro, Zafferana Etnea (Ct) ◗ 20/08 Teatro dei Ruderi, Cirella Diamante (Cs) ◗ 3/09 Teatro Romano, Verona ITA EVENTI 37
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Avere ritmi di vita intensi è orma
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